Al di là del trovarsi bene e di quello che fa in campo, è nel così detto "contract year" e quindi a prescindere si può far forza di questa presunta nuova immagine (per me è assurdo considerarlo centrale in qualsiasi progetto ambizioso) per il nuovo contratto. Con noi o col ricatto di altri.
Nelle leghe professionistiche americane c'è una lunghissima letteratura storica di giocatori che firmano per 5 anni, fanno pena per 4 anni e si svegliano di colpo nell'ultimo anno per convincere qualche allocco sul proprio valore e per allungargli un altro pluriennale a belle cifre.
E poi subito dopo la nuova firma...
Se fia riferimento alla cultura contrattuale USA (che seguo con passione), tecnicamente il “contract-year” A cui fai riferimento per Hakan, sarebbe il prossimo (quello della scadenza). Anche se il,paragone puó starci perché in Europa si monetizza sui valori dei cartellini e a quello scopo il rimanere con un solo anno di contratto é paragonabile all’avere il contratto scaduto (e li che ti siedi a discutere il rinnovo).
Comunque per Hakan, il fattore rilevante non é stato il contract-year. Per me sono stati nell’ordine.
1) giocare senza il pubblico che mette pressione.
2) Ibra che la pressione la convoglia su di se sgravandola dalle spalle dei compagni.
3) un contesto di gioco che crea piú occasioni quindi da possibilitá di sbagliare senza pensare che quella era l’unica palla utile della partita.
4) una “maturitá milanista” ormai acquisita. Ovvero la consapevolezza che non é Messi, ma nessuno si aspetta piú che lo sia.