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Il centrocampo del Milan di
oggi regge su Kessie: giusto
assecondarne le pretese sul
rinnovo?
«Kessie è un top player e il
mercato insegna che sempre più
grandi giocatori scelgono di
arrivare a scadenza di contratto
per avere ingaggi molto più ricchi
altrove. Non so quanto lui possa
ambire a guadagnare, entriamo
in una sfera privata che non
conosco. La domanda è: vale la
pena rinunciare a più soldi per
sposare un progetto? Per me la
risposta è sì. Lui deve capire
quale sia davvero il suo desiderio,
se l’amore per quello che fa e
dove lo fa sono l’aspetto
predominante o meno».
Nei panni del club: giusto fare
follie per trattenerlo?
«Una società come il Milan non
deve farsi prendere per il collo da
nessuno. Giusto gli facciano l’offerta migliore possibile, come
era stato per Donnarumma e
Calhanoglu, ma ponendosi un
limite: il Milan bisogna
meritarselo. Kessie lo ha fatto con
prestazioni di livello, con la sua
leadership, giocando sempre e
non tirandosi indietro mai. Mi
auguro per il bene del Milan che
Franck sia felice dell’offerta e
resti convinto della scelta».
Ipotizziamo: Kessie felice di
rimanere, in un centrocampo a
tre con Bennacer e Tonali. Regge
il confronto con Ambrosini,
Pirlo, Gattuso?
«Il nostro Pirlo era un giocatore
unico nel suo genere, rendeva il
reparto diverso da tutti gli altri.
Però il paragone ci sta e auguro
loro di trovare lo stesso feeling
in campo e la stessa unione di
anime che avevamo noi».
Bennacer e Tonali sono
arrivati al loro miglior livello?
«Bennacer è pronto, dà
sicurezza e fisicamente “copre”
il campo. In Europa c’è bisogno
di giocatori così, con la capacità
di vincere duelli. Lui ce l’ha.
Tonali si sta liberando da una
stagione di sofferenze, prima le
portava in campo, oggi anche
lui gioca trasmettendo
sicurezza. Non è scontato che
chi arriva al Milan da un club
minore debba pagarne il prezzo:
l’importante è analizzare le
difficoltà e uscirne più forte e
completo. Le qualità sono
indiscutibili».
Curioso di vedere Messias?
«Non arriva per cambiare il
Milan, ma si inserisce in un
contesto già consolidato in cui
può fare non bene ma benissimo.
Ha qualità e fame».
Da chi si aspetta l’exploit?
«Per il ruolo che ha, per le
responsabilità che impone, dico
Diaz. E’ partito bene, può dare al
Milan quel qualcosa in più».
Per arrivare dove?
«C’è un equilibrio iniziale
evidente. Il Milan ha una rosa
ancora più strutturata di quella
della passata stagione, c’è stato
un miglioramento collettivo della
squadra. Anche a fronte della
perdita di Donnarumma che
resta il portiere più forte in
circolazione. Ma aver acquistato
altri grandi giocatori, con un mix
perfetto tra giovani ed esperti
permetterà a tutti di esprimersi
ancora meglio, di crescere. Il
gruppo ne uscirà valorizzato. E
le altre non è che si siano
rinforzate in modo così netto».
La parola scudetto può essere
finalmente pronunciata?
«Dico che questo Milan è
attrezzato per arrivare in cima,
tra primo e secondo posto a
volte passa un gol o un
fuorigioco. La squadra
garantisce competitività, il gioco
delle previsione è fine a se
stesso. Ho visto una squadra
sicura di sé, convinta di quello
che fa, forte e motivata. Se
l’anno scorso potevano
“nascondersi” dietro l’effetto
sorpresa, stavolta tutti sono
pronti a esporsi e prendersi
responsabilità. Sentono di
poterlo fare perché la base è
davvero forte: se non vincono
ovviamente non sarà un
fallimento».
oggi regge su Kessie: giusto
assecondarne le pretese sul
rinnovo?
«Kessie è un top player e il
mercato insegna che sempre più
grandi giocatori scelgono di
arrivare a scadenza di contratto
per avere ingaggi molto più ricchi
altrove. Non so quanto lui possa
ambire a guadagnare, entriamo
in una sfera privata che non
conosco. La domanda è: vale la
pena rinunciare a più soldi per
sposare un progetto? Per me la
risposta è sì. Lui deve capire
quale sia davvero il suo desiderio,
se l’amore per quello che fa e
dove lo fa sono l’aspetto
predominante o meno».
Nei panni del club: giusto fare
follie per trattenerlo?
«Una società come il Milan non
deve farsi prendere per il collo da
nessuno. Giusto gli facciano l’offerta migliore possibile, come
era stato per Donnarumma e
Calhanoglu, ma ponendosi un
limite: il Milan bisogna
meritarselo. Kessie lo ha fatto con
prestazioni di livello, con la sua
leadership, giocando sempre e
non tirandosi indietro mai. Mi
auguro per il bene del Milan che
Franck sia felice dell’offerta e
resti convinto della scelta».
Ipotizziamo: Kessie felice di
rimanere, in un centrocampo a
tre con Bennacer e Tonali. Regge
il confronto con Ambrosini,
Pirlo, Gattuso?
«Il nostro Pirlo era un giocatore
unico nel suo genere, rendeva il
reparto diverso da tutti gli altri.
Però il paragone ci sta e auguro
loro di trovare lo stesso feeling
in campo e la stessa unione di
anime che avevamo noi».
Bennacer e Tonali sono
arrivati al loro miglior livello?
«Bennacer è pronto, dà
sicurezza e fisicamente “copre”
il campo. In Europa c’è bisogno
di giocatori così, con la capacità
di vincere duelli. Lui ce l’ha.
Tonali si sta liberando da una
stagione di sofferenze, prima le
portava in campo, oggi anche
lui gioca trasmettendo
sicurezza. Non è scontato che
chi arriva al Milan da un club
minore debba pagarne il prezzo:
l’importante è analizzare le
difficoltà e uscirne più forte e
completo. Le qualità sono
indiscutibili».
Curioso di vedere Messias?
«Non arriva per cambiare il
Milan, ma si inserisce in un
contesto già consolidato in cui
può fare non bene ma benissimo.
Ha qualità e fame».
Da chi si aspetta l’exploit?
«Per il ruolo che ha, per le
responsabilità che impone, dico
Diaz. E’ partito bene, può dare al
Milan quel qualcosa in più».
Per arrivare dove?
«C’è un equilibrio iniziale
evidente. Il Milan ha una rosa
ancora più strutturata di quella
della passata stagione, c’è stato
un miglioramento collettivo della
squadra. Anche a fronte della
perdita di Donnarumma che
resta il portiere più forte in
circolazione. Ma aver acquistato
altri grandi giocatori, con un mix
perfetto tra giovani ed esperti
permetterà a tutti di esprimersi
ancora meglio, di crescere. Il
gruppo ne uscirà valorizzato. E
le altre non è che si siano
rinforzate in modo così netto».
La parola scudetto può essere
finalmente pronunciata?
«Dico che questo Milan è
attrezzato per arrivare in cima,
tra primo e secondo posto a
volte passa un gol o un
fuorigioco. La squadra
garantisce competitività, il gioco
delle previsione è fine a se
stesso. Ho visto una squadra
sicura di sé, convinta di quello
che fa, forte e motivata. Se
l’anno scorso potevano
“nascondersi” dietro l’effetto
sorpresa, stavolta tutti sono
pronti a esporsi e prendersi
responsabilità. Sentono di
poterlo fare perché la base è
davvero forte: se non vincono
ovviamente non sarà un
fallimento».