Non è che prende la decisione il minore (non solo sul covid ma su tutte le decisioni). Dai 14 anni sei considerato capace di intendere e volere e quindi il Giudice sente quali sono le idee e le volontà del minore e normalmente si allinea a queste (caso tipico quando si separano 2 genitori ed il giudice chiede al 15enne con quale dei due genitori vuole rimanere a vivere).
Si ma questo credo sia un caso diverso e questo paragone non regge.
Però, ti ripeto, non sono avvocato e potrei dire una castroneria.
Per gli eventi della quotidianità un genitore può benissimo decidere in autonomia senza informare l'altro genitore ma già per ciò che concerne gite scolastiche, salute e altri aspetti fondamentali nella crescita morale e fisica di un minore ci deve essere il consenso e spesso la 'firma' di entrambi.
Il vaccino per il covid credo rientri tra questi , visto che non può essere messo allo stesso livello nemmeno del vaccino antinfluenzale(pure per questo serve il consenso di entrambi!).
Il giudice può anche aver sentito il minore in questione , concordo, ma non può esser certo stato un suo 'si' ad aver indirizzato la decisione finale.
Non si tratta mica di scegliere che tipo di scuola frequentare o con chi passare il fine settimana, si tratta di prendere una decisione sulla propria salute che il minore per legge non può prendere.
A quell'età pure per un'appendicite firmano i genitori.
Per me, ti ripeto, è successo qualcosa di grave.
Un giudice si può sostituire ai genitori solo se sono incapaci di svolgere il ruolo ma in questo caso i figli vengono addirittura strappati ai genitori.
In questo caso un giudice si è preso la responsabilità di appoggiare la decisione paterna e stabilire che il vaccino si debba fare. Il giudice si è innalzato sopra il 'no' della mamma.
Tra le righe lo stato sta dicendo che è obbligatorio e certamente sicuro, perchè solo l'obbligo e la sicurezza possono superare la soggettività, per questo scrivevo che si è creato un precedente pericoloso e che non va sottovalutato.