Nel senso che, come molto bene riporta
@Lex Hallelujah , pur essendo un gigante dai piedi d'argilla per svariati motivi (crisi di successione, sistema bloccato, nuova classe media ambiziosa, aumento dei costi del lavoro, stretto di Malacca in mano USA, relativo isolamento internazionale...), ad oggi la Cina è la principale minaccia per l'ordine occidentale post WW2.
Non a caso, l'amministrazione trump è stata saggia da questo punto di vista gettando le basi per il ritiro dall'afghanistan e il pullout totale dal medioriente post cappotto di mogano ad Al Baghdadi (e infatti ad oggi ISIS è irrilevante).
Non l'hanno fatto per isolazionismo, lo hanno fatto per la nuova grande battaglia geopolitica per stabilire la vera superpotenza, che si gioca nel pacifico/mar cinese meridionale.
La posta in palio? Senkaku, Spratly e soprattutto il "piatto forte": Taiwan.
I cinesi si sono "presi" l'afghanistan (sono ora tra i principali sponsor del regime talebano) ma non si rendono conto di aver fatto forse la prima grossa stupidaggine della loro politica estera: appoggiano un regime fondamentalista che sobillerà il Turkestan (xinjiang, dove stanno gli uiguri per intenderci) e soprattutto che, quando irrimediabilmente collasserà nella solita guerra civile, costringerà i cinesi ad intervenire boots on the ground (bagno di sangue e soprattutto di soldi).
Aggiungici gli effetti devastanti che sta avendo il rallentamento covid della globalizzazione di cui la cina è il primo beneficiario e si dipinge un quadro a tinte molto fosche per il PCC (senza dimenticare che il caro leader Xi si avvicina ai 70 anni, è sovrappeso e grande fumatore, oltre che stakanovista del lavoro, e non ha ancora designato un successore, con ilXX congresso PCC alle porte... chi ha orecchie per intendere...).
I "falchi" a Pechino si sono convinti, seguendo l'esempio di Dullesiana memoria del "domino" ai tempi della guerra fredda, che se Washington ha lasciato cadere il governo alleato dell'afghanistan dopo averci investito così tanto, una puntata oltre lo stretto di Taiwan (che ricordo è ancora difesa dagli usa secondo vari trattati vincolanti, nonostante non sia più membro ONU dagli anni 70) sia fattibile, e che la tutela americana si limiterà alle parole.
Esattamente lo stesso calcolo del baffuto pittore austriaco a fine anni 30 con la polonia post trattato di Monaco.
Il destino del mondo e della prossimo ordine mondiale si gioca nello stretto di Taiwan, metaforicamente affascinante perchè di fatto l'esistenza di Taiwan, così come la divisione tra le coree e l'exclave di Kaliningrad, sono gli ultimi eredi geopolitici della seconda guerra mondiale che, con ogni probabilità, decideranno se e quando ci sarà una terza.
Chiudo con una chiosa sulla Russia: chi teme l'asse Mosca Pechino non solo non sa nulla di politica, ma nemmeno di storia.
Chi teme la Russia come superpotenza (ri)emergente, oltre a non sapere di politica e storia, nemmeno sa di economia.
Scusate il papiro, deformazione professionale