Splendida diserzione.
Grazie.
Pensi che i tornei moderni, quelli meno storici e con meno appeal, possano servire ai tennisti a giocare con meno tensione e scaricare un po di scorie nervose ?
Nel calcio i troppi impegni hanno distrutto lo spettacolo, nel tennis forse paradossalmente potrebbe accadere il contrario perché il tennista può gestirsi.
In realtà i tornei minori i big li giocano raramente perché sarebbe impossibile farli anche solo per allenarsi.
I fattori che spingono a dover scegliere sono due: l’elevata competizione e il numero e il poco tempo tra un torneo e l’altro.
Prima la stagione dopo gli Us Open era praticamente finita. Dopo l’ultimo slam praticamente c’erano le finals e la Davis. Oggi c’è la trasferta in Cina e Giappone, poi un altro 1000 a Parigi ed altri tornei indoor tipo Vienna. Praticamente la stagione dura 11 mesi. Già da fine dicembre si riprende.
Per dire, prima perfino gli Australian Open erano snobbati o comunque venivano giocati con poco impegno. Oggi invece, già prima degli AO ci sono 3-4 tornei “di preparazione”. È normale fare delle scelte.
Oppure ad agosto, prima dello slam di New York, ci sono 2 1000 ed un 500. Tutti ravvicinati.
Prima un big giocava spesso anche il doppio: McEnroe nello stesso anno vinse Wimbledon e Us Open sia in singolare che in doppio. Oggi sarebbe fantascienza.
Sia per lo stress sia appunto per la competizione che non permette di sprecare energie nel doppio. Se non sei al massimo si rischiano figuracce anche se ti chiami Sinner.