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Ricco, vice di Gattuso al Valencia, su Musah. Le dichiarazioni a Tuttosport
Riccio, pariamo subito forte: dove può giocare Musah?
«Partiamo dal presupposto che i moduli canonici non esistono più, ma Yunus non occupa la posizione classica del play. La posizione nella quale si trova di più a suo agio è quella di mezzala, meglio a destra rispetto a sinistra dove ha giocato in Nazionale al Mondiale. Nella fase di non possesso può giocare sia come mezzo di destra, ma anche come uno dei due mediani con un centrocampo a due, perché ha una struttura fisica e una gamba che gli permettono di coprire il campo molto bene»
Quali sono le sue qualità migliori?
«È dotato di un grande stappo a livello di gamba, ha capacità di ribaltare velocemente l’azione e, pur non avendo grandissimi centimetri, si fa valere nei duelli aerei. Ha una grande esuberanza fisica. Non è ancora completo. È certamente un giocatore che ha grandi margini di miglioramento, direi enormi, visto che parliamo di un 2002».
Dove deve migliorare?
«In primis tecnicamente. Soprattutto nella trasmissione dei passaggi nello stretto e nella lettura delle situazioni. Anche nella scelta dell’ultimo passaggio deve imparare a prendere le decisioni giuste. Si trova spesso in una situazione di transizione rapida, sia in parità sia in superiorità numerica e lì dovrà leggere bene la situazione e prendere le decisioni giuste. Ma sono sicuro che lavorerà tanto con lo staff di Pioli sotto questo aspetto della lucidità».
È uno che ha gol nei piedi?
«Per me sì, ma anche qui deve aumentare il numero di gol che porta. Ne fa troppo pochi per le sue caratteristiche. Ha un gran tiro dal limite. Si fa valere sotto l’aspetto della balistica, ma anche qui deve crescere. Deve portare qualche gol in più».
Si sprecano già i paragoni con Franck Kessie. Lei che ha allenato entrambi, ci può dire se è su quella strada?
«No, non è un Kessie. Franck sapeva riconoscere molto di più gli spazi in cui andare a ricevere il pallone e a creare superiorità numerica. A livello tecnico, dal mio punto di vista, Kessie è superiore. Dalla sua Musah ha l’età e arriverà in un ambiente dove troverà persone che lo metteranno nelle migliori condizioni per potersi migliorare. C’è tanta qualità, sotto questo punto di vista, in chi lavora a Milanello. Pioli e il suo staff hanno migliorato sempre i giocatori che hanno avuto a disposizione e mi aspetto che lo facciano anche con Yunus».
In un calcio sempre più poliglotta, quanto sarà importante il fatto che Musah parla italiano?
«Sarà molto importante. Lui lo capisce e lo parla bene e nel periodo di adattamento alla Serie A e alle richieste di Pioli, questo sarà un fattore che gli farà bruciare qualche tappa. E poi anche l’ambiente Milan, Milanello, San Siro, sono tutte cose di grande impatto, specie per i giocatori che vengono da fuori».
Che ruolo aveva nel vostro Valencia?
«Era un giocatore fondamentale, anche se il contesto era decisamente diverso rispetto a quello del Milan. Yunus ti sorprende per la voglia di lavorare che ha, per la sua serietà e anche grande allegria, che fa sempre bene in allenamento. Porta entusiasmo. Ma ha anche una grande disciplina. Gli auguro di fare molto bene».
Riccio, pariamo subito forte: dove può giocare Musah?
«Partiamo dal presupposto che i moduli canonici non esistono più, ma Yunus non occupa la posizione classica del play. La posizione nella quale si trova di più a suo agio è quella di mezzala, meglio a destra rispetto a sinistra dove ha giocato in Nazionale al Mondiale. Nella fase di non possesso può giocare sia come mezzo di destra, ma anche come uno dei due mediani con un centrocampo a due, perché ha una struttura fisica e una gamba che gli permettono di coprire il campo molto bene»
Quali sono le sue qualità migliori?
«È dotato di un grande stappo a livello di gamba, ha capacità di ribaltare velocemente l’azione e, pur non avendo grandissimi centimetri, si fa valere nei duelli aerei. Ha una grande esuberanza fisica. Non è ancora completo. È certamente un giocatore che ha grandi margini di miglioramento, direi enormi, visto che parliamo di un 2002».
Dove deve migliorare?
«In primis tecnicamente. Soprattutto nella trasmissione dei passaggi nello stretto e nella lettura delle situazioni. Anche nella scelta dell’ultimo passaggio deve imparare a prendere le decisioni giuste. Si trova spesso in una situazione di transizione rapida, sia in parità sia in superiorità numerica e lì dovrà leggere bene la situazione e prendere le decisioni giuste. Ma sono sicuro che lavorerà tanto con lo staff di Pioli sotto questo aspetto della lucidità».
È uno che ha gol nei piedi?
«Per me sì, ma anche qui deve aumentare il numero di gol che porta. Ne fa troppo pochi per le sue caratteristiche. Ha un gran tiro dal limite. Si fa valere sotto l’aspetto della balistica, ma anche qui deve crescere. Deve portare qualche gol in più».
Si sprecano già i paragoni con Franck Kessie. Lei che ha allenato entrambi, ci può dire se è su quella strada?
«No, non è un Kessie. Franck sapeva riconoscere molto di più gli spazi in cui andare a ricevere il pallone e a creare superiorità numerica. A livello tecnico, dal mio punto di vista, Kessie è superiore. Dalla sua Musah ha l’età e arriverà in un ambiente dove troverà persone che lo metteranno nelle migliori condizioni per potersi migliorare. C’è tanta qualità, sotto questo punto di vista, in chi lavora a Milanello. Pioli e il suo staff hanno migliorato sempre i giocatori che hanno avuto a disposizione e mi aspetto che lo facciano anche con Yunus».
In un calcio sempre più poliglotta, quanto sarà importante il fatto che Musah parla italiano?
«Sarà molto importante. Lui lo capisce e lo parla bene e nel periodo di adattamento alla Serie A e alle richieste di Pioli, questo sarà un fattore che gli farà bruciare qualche tappa. E poi anche l’ambiente Milan, Milanello, San Siro, sono tutte cose di grande impatto, specie per i giocatori che vengono da fuori».
Che ruolo aveva nel vostro Valencia?
«Era un giocatore fondamentale, anche se il contesto era decisamente diverso rispetto a quello del Milan. Yunus ti sorprende per la voglia di lavorare che ha, per la sua serietà e anche grande allegria, che fa sempre bene in allenamento. Porta entusiasmo. Ma ha anche una grande disciplina. Gli auguro di fare molto bene».