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Fabio Ravezzani, dalle colonne di Tuttosport in edicola oggi, 24 ottobre, sul Milan:"C’è una curiosa costante nel calcio che m’è sovvenuta domenica sera durante il primo tempo di Milan-Lecce: la squadra in crisi che gioca troppo bene nel primo tempo, generalmente poi non vince la partita. Perché non si sa, ma funziona quasi sempre in questo modo. O forse la spiegazione c’è. Azzardo: se sei davvero forte e superiore all’avversario, allora lo puoi schiantare dall’inizio alla fine. Ma se ha problemi grossi e poca autostima, soprattutto se sei una squadra mediocre, sparare tutto nei primi 45’ diventa molto pericoloso. Perché basta un raddoppio mancato di poco, un’imprecisione, una distrazione difensiva, per farti riprecipitare nell’incubo. Ma come? Ho giocato così bene e adesso sono sull’1-1? Subentra l’ansia da prestazione (sì, anche nel calcio...) e finisci per andare in affanno, per trovare difficile tutto quello che in real- tà sembra semplice. L’amara realtà è che il Milan non può giocare da grande squadra semplicemente perché non è una grande squadra. E prima se ne accorge, meglio sarà. Direte: ci sono tante piccole squadre che praticano un calcio positivo e divertente. Perché non può il Milan? La risposta è nella freddezza di San Siro: per quanto tu possa giocare un bel calcio (e il Milan lo ha fatto nel primo tempo) se poi non vinci nessuno se lo ricorda più.
Ecco perché, se posso dare un consiglio non richiesto, suggerirei a Pioli di non cercare in questa fase di essere eccessivamente aggressivo, propositivo, scintillante, in avvio di partita. Certo, lui non c’è nella testa dei giocatori. Ma sembrava quasi che in mezz’ora tutti i rossoneri in campo dovessero dimostrare d’esser molto meglio di come li avevano dipinti. Purtroppo per loro, non è così. Il Milan attuale, rispetto alle rivali più importanti, è una squadra pericolosamente scarsa nella linea difensiva, discreta a centrocampo e mediocre in attacco (il bomber è Piatek con 3 gol di cui 2 su rigore). Più che a travolgere l’avversario, la squadra dovrebbe pensare a tenere bene le distanze tra i re- parti, restando lucida per tutta la gara. Cosa che non è successa contro il Lecce, che alla fine ha inevitabilmente colpito. Si possono trarre, però, alcune considerazioni interessanti per un futuro meno grigio. La prima è che Leao non può operare da prima punta, ma forse potrebbe funzionare giocando intorno a Piatek. La seconda è che Krunic pare un signor centrocampista con lodevole attitudine al gol (5 l’anno scorso nell’Empoli non sono pochi) merce rara per questo Milan. La terza è che, con tutto il bene che possiamo volergli, il povero Conti e tutt’ora un lontano parente dello straordinario esterno destro ammirato nell’Atalanta. Il doppio infortunio probabilmente lo condiziona ancora. E’ giovane, per tornare ad alti livelli ha bi- sogno di giocare con continuità e serenità. Tutte qualità che il Milan attuale non è in grado di fornire a sé stesso. Tantomeno a lui.
Ecco perché, se posso dare un consiglio non richiesto, suggerirei a Pioli di non cercare in questa fase di essere eccessivamente aggressivo, propositivo, scintillante, in avvio di partita. Certo, lui non c’è nella testa dei giocatori. Ma sembrava quasi che in mezz’ora tutti i rossoneri in campo dovessero dimostrare d’esser molto meglio di come li avevano dipinti. Purtroppo per loro, non è così. Il Milan attuale, rispetto alle rivali più importanti, è una squadra pericolosamente scarsa nella linea difensiva, discreta a centrocampo e mediocre in attacco (il bomber è Piatek con 3 gol di cui 2 su rigore). Più che a travolgere l’avversario, la squadra dovrebbe pensare a tenere bene le distanze tra i re- parti, restando lucida per tutta la gara. Cosa che non è successa contro il Lecce, che alla fine ha inevitabilmente colpito. Si possono trarre, però, alcune considerazioni interessanti per un futuro meno grigio. La prima è che Leao non può operare da prima punta, ma forse potrebbe funzionare giocando intorno a Piatek. La seconda è che Krunic pare un signor centrocampista con lodevole attitudine al gol (5 l’anno scorso nell’Empoli non sono pochi) merce rara per questo Milan. La terza è che, con tutto il bene che possiamo volergli, il povero Conti e tutt’ora un lontano parente dello straordinario esterno destro ammirato nell’Atalanta. Il doppio infortunio probabilmente lo condiziona ancora. E’ giovane, per tornare ad alti livelli ha bi- sogno di giocare con continuità e serenità. Tutte qualità che il Milan attuale non è in grado di fornire a sé stesso. Tantomeno a lui.