Ordine:"Milan, l'obbligo di fare la partita".

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Franco Ordine dal CorSport in edicola sulla vittoria del Milan col Verona

"Ci sono un paio di numeri sul conto del Milan e del mini periodo di Sergio Conceiçao che raccontano meglio di qualsiasi dibattito tecnico-tattico la sua attuale classifi ca e i suoi stenti ripetuti. Ecco il primo: nelle 12 precedenti partite sotto la direzione del secondo portoghese, 7 volte il Milan è andato sotto nel risultato. Poi è stato capace di risalire la china e in qualche caso, con una esaltante rimonta, a chiudere la sfi da con un successo (tipo la fi nale di Supercoppa contro l’Inter). Il secondo numero è un bilancio molto più didascalico: prima di ieri sera, il Milan era riuscito a vincere soltanto due delle ultime otto domestiche (Empoli e Parma, quest’ultima rimediando con un colpo di coda finale). Sono due semplici statistiche ma raccontano di sicuro dei difetti antichi di questa squadra e in particolare di quelli incrociati soprattutto nelle serate di San Siro quando si ritrova con l’obbligo dichiarato di “fare la partita”, quindi esponendosi a qualche rischioso contropiede senza riuscire a domare i rivali, anche quelli dotati di una cifra tecnica nettamente inferiore, tipo il pari con il Cagliari per citare uno degli ultimi con Conceiçao appena arrivato a Milanello. O, per citare l’ultimo episodio, il Verona di Zanetti. È dunque un problema strutturale ma anche di caratteristiche, di qui possiamo sicuramente analizzare l’assemblamento della squadra, cioè la sua costruzione estiva poi corretta dal mercato di gennaio che ha di fatto migliorato il potenziale off ensivo. È come se si passasse, in materia di ristrutturazione, da un palazzo a 5 piani a uno di 8-10 senza preoccuparsi contestualmente di potenziare le fondamenta del manufatto. Joao Felix è la vera musa di quest’altro Milan, capace d’inventare giocate o dribbling, di dettare qualcosa di nuovo e di inedito per i suoi ma non è suffi ciente se non è accompagnato dalla musica dell’orchestra rossonera. Quando nella ripresa si aggiungono Leao e Pulisic, il Verona è sempre più schiacciato sulla sagoma di Montipò e prova a resistere come se disponesse, da sempre, di una organizzazione difensiva di elevato livello a dispetto invece del numerino dei gol subiti (54) e del maltrattamento ricevuto una settimana prima a Verona dall’Atalanta (5 gol). Per questo motivo c’è bisogno di una giocata piena di tecnica ma anche di fantasia, cominciata da uno spagnolo, rifinita da un portoghese, e sistemata in gol dal numero 7 rossonero, il numero di Shevchenko. Si capisce al volo che questo messicano ha il gol nel sangue, nel dna ma deve ringraziare il quasi omonimo spagnolo perché è da lui, sostituito di Walker nella ripresa, che parte la triangolazione perfetta del modesto e risicato 1 a 0 rifi lato sulla schiena di Montipò. Una domanda, per chiudere la serata: un Milan così può immaginare di mettere sotto, con due gol di scarto (tanti servono) gli olandesi del Feyenoord? Lasciamo la risposta a ciascuno di voi lettori".

Milan-Conceicao-Ordine.jpg
 
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Franco Ordine dal CorSport in edicola sulla vittoria del Milan col Verona

"Ci sono un paio di numeri sul conto del Milan e del mini periodo di Sergio Conceiçao che raccontano meglio di qualsiasi dibattito tecnico-tattico la sua attuale classifi ca e i suoi stenti ripetuti. Ecco il primo: nelle 12 precedenti partite sotto la direzione del secondo portoghese, 7 volte il Milan è andato sotto nel risultato. Poi è stato capace di risalire la china e in qualche caso, con una esaltante rimonta, a chiudere la sfi da con un successo (tipo la fi nale di Supercoppa contro l’Inter). Il secondo numero è un bilancio molto più didascalico: prima di ieri sera, il Milan era riuscito a vincere soltanto due delle ultime otto domestiche (Empoli e Parma, quest’ultima rimediando con un colpo di coda finale). Sono due semplici statistiche ma raccontano di sicuro dei difetti antichi di questa squadra e in particolare di quelli incrociati soprattutto nelle serate di San Siro quando si ritrova con l’obbligo dichiarato di “fare la partita”, quindi esponendosi a qualche rischioso contropiede senza riuscire a domare i rivali, anche quelli dotati di una cifra tecnica nettamente inferiore, tipo il pari con il Cagliari per citare uno degli ultimi con Conceiçao appena arrivato a Milanello. O, per citare l’ultimo episodio, il Verona di Zanetti. È dunque un problema strutturale ma anche di caratteristiche, di qui possiamo sicuramente analizzare l’assemblamento della squadra, cioè la sua costruzione estiva poi corretta dal mercato di gennaio che ha di fatto migliorato il potenziale off ensivo. È come se si passasse, in materia di ristrutturazione, da un palazzo a 5 piani a uno di 8-10 senza preoccuparsi contestualmente di potenziare le fondamenta del manufatto. Joao Felix è la vera musa di quest’altro Milan, capace d’inventare giocate o dribbling, di dettare qualcosa di nuovo e di inedito per i suoi ma non è suffi ciente se non è accompagnato dalla musica dell’orchestra rossonera. Quando nella ripresa si aggiungono Leao e Pulisic, il Verona è sempre più schiacciato sulla sagoma di Montipò e prova a resistere come se disponesse, da sempre, di una organizzazione difensiva di elevato livello a dispetto invece del numerino dei gol subiti (54) e del maltrattamento ricevuto una settimana prima a Verona dall’Atalanta (5 gol). Per questo motivo c’è bisogno di una giocata piena di tecnica ma anche di fantasia, cominciata da uno spagnolo, rifinita da un portoghese, e sistemata in gol dal numero 7 rossonero, il numero di Shevchenko. Si capisce al volo che questo messicano ha il gol nel sangue, nel dna ma deve ringraziare il quasi omonimo spagnolo perché è da lui, sostituito di Walker nella ripresa, che parte la triangolazione perfetta del modesto e risicato 1 a 0 rifi lato sulla schiena di Montipò. Una domanda, per chiudere la serata: un Milan così può immaginare di mettere sotto, con due gol di scarto (tanti servono) gli olandesi del Feyenoord? Lasciamo la risposta a ciascuno di voi lettori".

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Anche ieri abbiamo dimostrato le solite lacune, soprattutto tecnico tattiche.

Mi chiedo a cosa servono mille passaggini quando in pochi passaggi puoi chiudere con il tiro?

Sulle fasce non andiamo mai per il cross a rientrare con impatto di prima a rimorchio.Mai.

Ci sarebbe da aprire un discorso a parte su palle inattive ma soprattutto calci d'angolo. Non faremo gol neanche se giochassimo da soli. Mai una spizzata sul primo palo,mai un blocco per fare saltare l'uomo da solo,niente di niente.

@Buciadignho sarebbe interessante sapere di quanti duelli individuali abbiamo vinto.a occhio e croce pochi come sempre.
 
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Anche ieri abbiamo dimostrato le solite lacune, soprattutto tecnico tattiche.

Mi chiedo a cosa servono mille passaggini quando in pochi passaggi puoi chiudere con il tiro?

Sulle fasce non andiamo mai per il cross a rientrare con impatto di prima a rimorchio.Mai.

Ci sarebbe da aprire un discorso a parte su palle inattive ma soprattutto calci d'angolo. Non faremo gol neanche se giochassimo da soli. Mai una spizzata sul primo palo,mai un blocco per fare saltare l'uomo da solo,niente di niente.

@Buciadignho sarebbe interessante sapere di quanti duelli individuali abbiamo vinto.a occhio e croce pochi come sempre.
40/69 duelli vinti. 22/41 duelli aerei vinti.

Anche con il 74%, abbiamo fatto decisamente bene da questo punto di vista. Ero veramente sorpreso che ci fossero stati tanti duelli, non l'ho percepito. Siamo sopra la nostra media stagionale, e non di poco (35 e 11).

Il Verona é una squadra inadeguata. Il livello é bassissimo.
 
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Franco Ordine dal CorSport in edicola sulla vittoria del Milan col Verona

"Ci sono un paio di numeri sul conto del Milan e del mini periodo di Sergio Conceiçao che raccontano meglio di qualsiasi dibattito tecnico-tattico la sua attuale classifi ca e i suoi stenti ripetuti. Ecco il primo: nelle 12 precedenti partite sotto la direzione del secondo portoghese, 7 volte il Milan è andato sotto nel risultato. Poi è stato capace di risalire la china e in qualche caso, con una esaltante rimonta, a chiudere la sfi da con un successo (tipo la fi nale di Supercoppa contro l’Inter). Il secondo numero è un bilancio molto più didascalico: prima di ieri sera, il Milan era riuscito a vincere soltanto due delle ultime otto domestiche (Empoli e Parma, quest’ultima rimediando con un colpo di coda finale). Sono due semplici statistiche ma raccontano di sicuro dei difetti antichi di questa squadra e in particolare di quelli incrociati soprattutto nelle serate di San Siro quando si ritrova con l’obbligo dichiarato di “fare la partita”, quindi esponendosi a qualche rischioso contropiede senza riuscire a domare i rivali, anche quelli dotati di una cifra tecnica nettamente inferiore, tipo il pari con il Cagliari per citare uno degli ultimi con Conceiçao appena arrivato a Milanello. O, per citare l’ultimo episodio, il Verona di Zanetti. È dunque un problema strutturale ma anche di caratteristiche, di qui possiamo sicuramente analizzare l’assemblamento della squadra, cioè la sua costruzione estiva poi corretta dal mercato di gennaio che ha di fatto migliorato il potenziale off ensivo. È come se si passasse, in materia di ristrutturazione, da un palazzo a 5 piani a uno di 8-10 senza preoccuparsi contestualmente di potenziare le fondamenta del manufatto. Joao Felix è la vera musa di quest’altro Milan, capace d’inventare giocate o dribbling, di dettare qualcosa di nuovo e di inedito per i suoi ma non è suffi ciente se non è accompagnato dalla musica dell’orchestra rossonera. Quando nella ripresa si aggiungono Leao e Pulisic, il Verona è sempre più schiacciato sulla sagoma di Montipò e prova a resistere come se disponesse, da sempre, di una organizzazione difensiva di elevato livello a dispetto invece del numerino dei gol subiti (54) e del maltrattamento ricevuto una settimana prima a Verona dall’Atalanta (5 gol). Per questo motivo c’è bisogno di una giocata piena di tecnica ma anche di fantasia, cominciata da uno spagnolo, rifinita da un portoghese, e sistemata in gol dal numero 7 rossonero, il numero di Shevchenko. Si capisce al volo che questo messicano ha il gol nel sangue, nel dna ma deve ringraziare il quasi omonimo spagnolo perché è da lui, sostituito di Walker nella ripresa, che parte la triangolazione perfetta del modesto e risicato 1 a 0 rifi lato sulla schiena di Montipò. Una domanda, per chiudere la serata: un Milan così può immaginare di mettere sotto, con due gol di scarto (tanti servono) gli olandesi del Feyenoord? Lasciamo la risposta a ciascuno di voi lettori".

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In realtà siamo molto migliorati sulle preventive.
10 occasioni a gara agli avversari non le lasciamo e men che meno nelle zone centrali del campo.

Oggi abbiamo più problemi con la palla e la poca varietà di andare a rete.
Perfino in vantaggio non riusciamo a congelare il possesso.
Vedi leao che non sa se andare o tenerla e poi la perde...

Ci sono momenti nei quali la palla gira lentissima.

Certo, quando la partita si fa ferraginosa non abbiamo le armi per far la guerra, questo è un problema atavico,ma la squadra più tecnica dovrebbe avere ogni interesse a non farsela 'sporcare' la partita e questo Milan oggi è tecnico.
 

7AlePato7

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Anche ieri abbiamo dimostrato le solite lacune, soprattutto tecnico tattiche.

Mi chiedo a cosa servono mille passaggini quando in pochi passaggi puoi chiudere con il tiro?

Sulle fasce non andiamo mai per il cross a rientrare con impatto di prima a rimorchio.Mai.

Ci sarebbe da aprire un discorso a parte su palle inattive ma soprattutto calci d'angolo. Non faremo gol neanche se giochassimo da soli. Mai una spizzata sul primo palo,mai un blocco per fare saltare l'uomo da solo,niente di niente.

@Buciadignho sarebbe interessante sapere di quanti duelli individuali abbiamo vinto.a occhio e croce pochi come sempre.
Secondo me non abbiamo gente capace di fare un cambio di gioco, per questo l'azione spesso è lenta e prevedibile. Al Milan servono quei giocatori forti in entrambi le fasi e abili a impostare. Manca un centrale difensivo che sappia avviare l'azione e secondo me un centrocampista centrale abile nel lancio lungo e che sappia verticalizzare. Reijnders è una mezzala di inserimento, a noi serve un vero playmaker in mezzo al campo. Il problema è a monte: presi singolarmente i nostri sono anche bravi, ma poi non c'è la giusta amalgama tra le caratteristiche dei singoli.
 

Djici

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Secondo me non abbiamo gente capace di fare un cambio di gioco, per questo l'azione spesso è lenta e prevedibile. Al Milan servono quei giocatori forti in entrambi le fasi e abili a impostare. Manca un centrale difensivo che sappia avviare l'azione e secondo me un centrocampista centrale abile nel lancio lungo e che sappia verticalizzare. Reijnders è una mezzala di inserimento, a noi serve un vero playmaker in mezzo al campo. Il problema è a monte: presi singolarmente i nostri sono anche bravi, ma poi non c'è la giusta amalgama tra le caratteristiche dei singoli.
Quante volte abbiamo cambiato gioco direttamente?
Cioè fa Theo a Musah o da Walker/Jimenez a Sottil/Leao

Mai.
 
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Secondo me non abbiamo gente capace di fare un cambio di gioco, per questo l'azione spesso è lenta e prevedibile. Al Milan servono quei giocatori forti in entrambi le fasi e abili a impostare. Manca un centrale difensivo che sappia avviare l'azione e secondo me un centrocampista centrale abile nel lancio lungo e che sappia verticalizzare. Reijnders è una mezzala di inserimento, a noi serve un vero playmaker in mezzo al campo. Il problema è a monte: presi singolarmente i nostri sono anche bravi, ma poi non c'è la giusta amalgama tra le caratteristiche dei singoli.
Si in parte non hai torto, però che giocatori di serie A non sappia fare un lancio magari di una 20ina di metri siamo messi male,anche perché a parte l'Inter, nessun altra squadra lo fa. Non lo sanno fare o non lo vogliono fare per dettami guardiolesche?
 
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Secondo me non abbiamo gente capace di fare un cambio di gioco, per questo l'azione spesso è lenta e prevedibile. Al Milan servono quei giocatori forti in entrambi le fasi e abili a impostare. Manca un centrale difensivo che sappia avviare l'azione e secondo me un centrocampista centrale abile nel lancio lungo e che sappia verticalizzare. Reijnders è una mezzala di inserimento, a noi serve un vero playmaker in mezzo al campo. Il problema è a monte: presi singolarmente i nostri sono anche bravi, ma poi non c'è la giusta amalgama tra le caratteristiche dei singoli.
Ieri anche il cambio gioco sarebbe stato inutile perché il Verona difendeva in 5 e l'ampiezza la copriva.

Un Verona stranamente basso, difensivista, tattico e attento.

Contro l'inter, per dire, hanno tenuto la difesa a centrocampo per prenderne 5 uno dopo l'altro.
 
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Quante volte abbiamo cambiato gioco direttamente?
Cioè fa Theo a Musah o da Walker/Jimenez a Sottil/Leao

Mai.
Mai. Per me sono dettami precisi, se spostiamo palla di pochi metri, possibilità di sbagliare e perdere palla , lancio lungo possibilità 50/50. Meglio passarla a un metro.
 
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