- Registrato
- 6 Agosto 2012
- Messaggi
- 235,200
- Reaction score
- 41,430
Franco Ordine dal Corsport in edicola: resistono almeno quattro motivi per aff ermare, con possibilità futura di essere smentiti, che Sergio Conceiçao non è Paulo Fonseca. Metterli in fila indiana può aiutare alla comprensione veloce. Primo motivo: perché appena arrivato ha capito al volo che le esclusioni, ripetute, di Tomori e Pavlovic non erano giustifi cate. E così, rilanciando prima l’inglese lo ha di fatto escluso dal mercato, era diretto a Torino a rafforzare la Juve, concorrente diretta, rivale nell’acquisizione del quinto posto Champions. Ieri poi, la prova preziosa, di Pavlovic (rigore procurato, gol personale annullato per fuorigioco, e assist per il 3 a 2 finale), ha mostrato in modo pubblico che di questo difensore c’è assoluto bisogno. È veloce, ha grinta, se guidato con mestiere da qualche esperto sodale, può diventare un pilastro del futuro. Secondo motivo: perché ha avuto la forza di lasciare sotto la doccia Theo Hernandez e Leao senza provocare una manifestazione di dissenso (come accadde a Roma), anzi ottenendo da loro attestati di affetto e stima (l’abbraccio di Theo per sedare il tumulto con Calabria). Terzo motivo: perché da quando è arrivato, ha già centrato la quarta rimonta dopo le due di Supercoppa e Como, dimostrando che grazie ai cambi (da sottolineare il contributo di Bartesaghi sostituto di Theo ieri contro il Parma) si può anche rovesciare una sfida trasformata in una montagna da scalare. Quarto e ultimo motivo: perché è un portoghese sanguigno, che non si tiene niente, nemmeno una “parola fuori posto” e in qualunque momento la ascolti, beh reagisce come devono fare i capo-branco, quelli che non arretrano mai e si lancerebbero nel fuoco per i propri calciatori. Alla fine di quella sceneggiata di valore molto discutibile, da calcio amatoriale verrebbe da dire, in sala stampa non ha raccontato la favola di Cappuccetto rosso ma ha declinato la verità («è volata qualche parola di troppo»). Così Sergio Conceicao è diventato più credibile anche agli occhi del pubblico che, allo stadio, poco ha capito dell’episodio, e della comunicazione. Al pari della limpida spiegazione sulla doppia sostituzione dei due ex ribelli Theo e Leao: «Una giornata storta capita a chiunque. Giocheranno a Zagabria!». Ultima annotazione: da tutto ciò si capisce al volo che il Milan, oltre ai suoi problemi strutturali e agli incerti esiti del calcio-mercato, è un ambiente sull’orlo di una crisi di nervi.
