Le sanzioni non serviranno, ma la stampa dei paesi colpiti né dichiara ogni giorno allo stesso tempo la crudeltà MA ANCHE l'inefficacia, chiedendone però la rimozione.
La lingua batte dove il dente duole.
Se due paesi produttori di petrolio, il cui governo è inviso agli USA, hanno razionamenti nella fornitura di benzina, forse qualche effetto fastidioso le sanzioni lo producono.
Poi non si può oggettivamente fermare e controllare tutto, perché contrabbando e mercato nero sono vecchi come il mondo,
Ma se si prende questa strada del ritenere le sanzioni inutili, per coerenza, bisognerebbe ripensare qualsiasi politica proibizionista.
Perché vietare le droghe, se tanto poi girano lo stesso?
Perché delimitare la carreggiata con uns striscia, se poi lo spastico mediominchia suvvato ci guida sopra e non a fianco?
Insomma, le sanzioni non funzionano al 100%, ma complicano la vita.
Alla fine, sono simili al riconoscimento politico di uno stato.
Non riconoscere DeJure un governo non ne fa cessare automaticamente l'esistenza.
Le sanzioni sono anche una dichiarazione politica per i posteri.
Quando quella cosa lì accadde, noi prendemmo le distanze.
Prendi le distanze a parole, mentre poi continui a fare affari.
Un bel modo di prendere le distanze.
@Sam
Fino al 1934 l'Italia fascista Mussoliniana si ergeva a protettrice della cattolicissima Austria contro le mire espansionistiche annessionistiche hitleriane.
Nel 1938 la stessa Italia fascista Mussoliniana diede campo libero.
Cosa era cambiato? Per alcuni storici l'aggressione italiana all'Etiopia nel 1935, le sanzioni contro l'Italia della Società delle Nazioni, il sostegno che la Germania Nazista diede all'Italia in questo frangente, contribuirono a questo cambio di atteggiamento. (Oltre al rovesciamento di status fra Maestro ed Allievo).
Quindi qualche effetto lo producono.
Ed ecco la narrazione di Walt Disney sull'epoca italiana che mostra il pugno duro dei francesi, che dai tempi della fine di Napoleone non contavano più nulla nello scacchiere geopolitico mondiale, e della Gran Bretagna.
Peccato che però le fonti storiche, tratte dagli stessi diplomatici dell'epoca questa narrazione la smentiscono a pieno.
L'Italia diede campo libero perché non aveva alcun senso difendere un Paese che NON VOLEVA essere indipendente.
La storiella dell'Anschluss come volontà annessionista puramente hitleriana è anti-storica, a dir poco.
Austria e Germania come un unico Reich pangermanico era una volontà nazionalista presente fin dai tempi dei moti europei del '30 del XIX secolo, quando gli intellettuali tedeschi cominciavano a pensare ad un unione della Germania con la Prussia o con l'Austria, tramite la conversione della anacronistica Confederazione Germanica, che non riuscì mai a riprendere il ruolo del Sacro Romano Impero, a causa degli ideali della Rivoluzione Francese che si erano diffusi in Europa con il bonapartismo.
La situazione era talmente evidente che nel 1918 la neonata Repubblica dell'Austria Tedesca chiese formalmente la fusione con la neonata Repubblica di Weimar. Cosa che venne impedita dagli Alleati con i trattati di Saint Germain e Versailles.
Tuttavia già ai tempi del fronte di Stresa Francia e Gran Bretagna non mostrarono alcun interesse nella questione austriaca, dimostrando la solita ipocrisia dei vincitori reazionari, che avevano creato una cartina geografica fuori da ogni logica, con stati che non sarebbero nemmeno dovuti nascere (vedasi gli stati Frankenstein come la Cecoslovacchia e la Jugoslavia, nati in funzione rispettivamente anti-tedesca e anti-italiana), e che ignoravano le tensioni nazionali che stavano già all'epoca venendo fuori.
Nel 1934 i fascisti austriaci filo-italiani erano una ristretta minoranza nel Paese, ed erano tenuti in piedi esclusivamente dall'Italia. E non poteva essere altrimenti, visto che l'Italia era il nemico giurato di Vienna da decenni.
L'Italia però prese posizione al riguardo, dicendo già NEL 1935 che i Trattati di Versailles andavano rivisti, perché le rivendicazioni tedesche tutto sommato non erano errate, in quanto erano relative a territori appartenenti al Reich e che furono illegalmente strappati a Berlino, e dove abitavano tedeschi.
Ma la Francia negò ogni possibilità, mentre intanto, pur dichiarandosi amica e alleata, creava i fortificazioni ai nostri confini, mentre gli inglesi facevano, AL SOLITO, il loro viscido doppio gioco, dicendo no ufficialmente, ma poi accordandosi con Hitler per il riarmo della Germania, in chiave anti-francese (STRANO, visto che i francesi erano i loro "alleati"). Vedasi la classica politica britannica dell'equilibrio.
Quando ormai dopo la questione Etiopia, si era capito che né Francia né Gran Bretagna avrebbero mutato i loro atteggiamenti imperialisti nei confronti di chi cercava GIUSTAMENTE uno spazio vitale (e dico GIUSTAMENTE perché le critiche alle sanzioni arrivarono anche dagli Stati Uniti, che criticarono l'ipocrisia di Parigi e Londra), l'Italia non cercò più il consenso internazionale per ratificare le posizioni che, come ti ho già detto, aveva assunto anni prima.
In sostanza, l'Austria non andava protetta. Non voleva essere protetta, voleva essere un tutt'uno con la Germania. Da oramai un secolo. L'Italia, che aveva cercato di far rispettare i trattati pur pressando per una revisione, si era trovata i suoi alleati complottare contro di lei. Tanto valeva smetterla con la diplomazia e operare apertamente per una violazione.
Da qui il via libera a Ribbentrop.
Non c'è mai stata nessuna stupidata dell'allievo-maestro e del ribaltamento dell'autorità. Semplicemente l'Italia considerava legittime le pretese tedesche fin dall'inizio, perché erano suoi territori di diritto. Cambiò solo l'approccio verso Londra e Parigi.
Cosa che molti diplomatici britannici dell'epoca capirono, criticando il governo di Londra per aver gestito in maniera così pessima la situazione.
Ma naturalmente la propaganda alleata deve descrivere il Mussolini debole e l'Hitler bulletto, altrimenti il giudeo paralitico e quel maiale guerrafondaio di Chamberlain seguito dal porco Churchill, non possono passare alla storia come dei luminari, pur essendo degli incompententi nemmeno in grado di stabilire una politica economica degna di questo nome.
Il paralitico giudeo con il New Deal ha distrutto l'economia americana, come Mao in Cina, e all'epoca elogiava le politiche economiche fasciste dicendo che erano l'esempio da seguire. Poi però quando si capì che Italia e Germania non volevano più sottostare al sistema finanziario giudaico, divennero i nemici pubblici numero 1.
Non a caso si sta formando un fronte dei paesi colpiti da sanzioni occidentali che si aiutano per aggirarle e superarle.
Ma ogni paese sempre ben attento a non mettere a repentaglio i propri interessi primari.
Non c'è nessun fronte, se non nell'idea guerrafondaia americana, in cui chiunque non la pensi come dice la sinagoga è necessariamente un nemico.
Ci sono semplicemente Paesi che delle scemenze del rincogli0nito alla Casa Bianca non gliene frega niente. Come è giusto che sia.