Tutte le volte che ho visto miracoli fatti da un nuovo allenatore è perché ha saputo infondere spirito di squadra, non ho mai visto un miracolo tecnico reale, ho visto gente raffazzonata iniziare a remare dalla stessa parte.
Il grande inganno è iniziato la stagione scorsa, quando si è palesato che i 2/3 della rosa se ne sarebbero andati e il terzo rimanente avrebbe fatto panca l'anno successivo. Da li la caduta rovinosa di impegno e risultati.
Adesso i vecchi se la godono che i nuovi stentano, te lo dico io. Magari non tutti, ma qualcuno si.
Io continuo a credere che Vincenzo lavori in un ambiente difficile da diverso tempo.
Cambiare non serve.
Servirebbe renderlo forte di fronte alla truppa.
Anche qua si sono fatti errori.
È sicuramente un problema psicologico, di tenuta del gruppo rispetto alle pressioni esterne ed alle aspettative generate, combinato ad un sopravvenuto problema di condizione atletica. La differenza di rendimento tra certe partite della scorsa estate e quelle attuali, al netto del valore degli avversari, non può non suscitare perplessità. La furia agonistica necessaria per amalgamare un gruppo sconnesso è risultata dunque priva dell'innesco per accenderla, ovvero una risposta sul piano della corsa almeno sufficiente. Il problema tattico, ed ancor più quello tecnico, risultano di minore importanza. Il mercato è stato importante, di rinnovo strutturale dei ranghi, ma i giocatori sono stati prescelti secondo un criterio di compatibilità tattica accettabile. Nella logica del superamento, tramite il cimento agonistico, delle difficoltà oggettive relative al gruppo totalmente rinnovato, che tu opportunamente ponevi, sarebbe stato forse più utile un giocatore di grande spessore realizzativo al centro dell'attacco, l'Higuain dell'ultimo Milan-Juventus, per capirsi, che nobilitasse con l'impronta del gol da tre punti una prestazione collettiva non eccelsa, e nascondesse in fondo le magagne, aiutando emotivamente il gruppo nel proprio processo di costruzione. Una esigenza per la verità sentita già questa estate, e forse avvertita dalla società, considerati i nomi trattati per il ruolo. Le cose sono andate diversamente, forse anche per casualità o per fattori esterni non controllabili (in sintesi, vicende Neymar e Dembele in relazione alle quotazioni di Aubameyang e Belotti, inattesa esplosione di Cutrone, che avrebbe reso non necessario l'ingaggio di Andre Silva, ed orientato quelle risorse su altri profili). Si confidava a quel punto sul lavoro di Montella, donde l'investimento su Kalinic nel finale di mercato. E qui il punto dolente, sul quale muovono le riflessioni. Convengo: cambiare ora, e condizionare negativamente la scelta sull'allenatore del prossimo anno, che deve essere libera da contingenze legate a questo, è un errore che al club converrebbe non fare. Questa stagione è un guado di un torrente carsico, da attraversare aggrappati ad un ramo, per giungere all'altra riva. Una faticaccia, ma che deve essere fatta, occorresse tutta l'annata per farlo: in fondo, indietro non si può tornare, perché indietro c'è il nulla che il club ha intenzionalmente deciso di lasciarsi dietro le spalle.
