Ovvio. Un po’ come col Buciano nazionale, dove hanno fatto “finta” di provarci solo perché sapevano delle problematiche con l’Inda. Se Buciano fosse stato libero e arruolabile senza problemi non ci avrebbero manco provato. Figuriamoci se tra prendere un allenatore da 4 netti e uno da 1,5 netti lo strozzino scappellato sceglierebbe il primo.
È il problema vero del Milan, questo: siamo in mano ad una entità, un fondo avvoltoio, che se deve scegliere tra ricavi a 100 e costi a 90 senza Champions o 150 ricavi e 140 costi con la Champions (è solo un esempio, non focalizzatevi sulla percentuale dei costi in rapporto ai ricavi) raggiunta con Buciano e qualche giocatore esperto ma col quale non si può monetizzare, sceglie la prima opzione.
E questo perché chi gestisce un fondo non può agire diversamente, per il semplice fatto che i soldi non sono i propri e che gli investitori hanno delle garanzie sulla gestione e sulle modalità di impiego del loro denaro. E quindi diventa preferibile sempre usare la strategia più conservativa e pezzente di una più espansiva e fonte di guadagni maggiori ma che magari abbia anche solo un punto percentuale di possibilità di fallire in più.
Per fare un altro esempio: se Idiott dovesse investire tot milioni e sapesse che investendoli e prendendo certa gente il Milan vincerebbe la Champions entro 4 anni, mentre investendo 10 milioni in meno non vincerebbe nulla e la percentuale di guadagno realizzata alla fine della fiera sarebbe la stessa (è solo un esempio per mostrare il modus operandi et cogitandi dello strozzino), qualora il secondo scenario gli offrisse anche solo un punto percentuale di rischio in meno sceglierebbe quello senza dubbio.
Ed è la ragione per la quale finire in mano ad un fondo avvoltoio è il peggior destino possibile per una squadra di calcio e per chi la ama.
Quelle di Idiott sono mani peggiori di quelle di Thohir, di quelle di Pallotta, di quelle di chiunque, l’unica consolazione è che è una proprietà transitoria.