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Il calcio non è una scienza esatta, e come nella vita, il caso può trasformare un trionfo in una catastrofe.
Se però vedo le partite da gennaio a oggi, il copione mi sembra abbastanza uniforme : con Napoli in casa e Roma e Lazio fuori abbiamo fatto partite molto accorte, costruendo poco e subendo altrettanto poco. Qualcuno lo chiama scempio, per me è realismo. Sicuro non è bel calcio.
Con le deboli (genoa,cagliari,empoli) abbiamo giocato partite autoritarie (8-0 globale in tre partite).
L'atalanta la lascio fuori perchè secondo me, ad essere obbiettivo, avevamo giocato anche lì un po' a non prenderle ed è l'unico caso in cui ci è girata bene e abbiamo realizzato tre gol non su manovra (caso abbastanza raro per noi, che quasi mai segnamo di rimpallo, su punizione, o per la giocata del singolo). Resta il fatto che il secondo tempo abbiamo giocato da grande squadra, su stessa ammissione dei miei compaesani bergamaschi che erano allo stadio.
se l'effetto piatek svanisce, vorrà dire che piatek non è il giocatore che sembra, e lo stesso vale per paquetà. Che i giocatori forti rendano la squadra più forte e abbiano effetto positivo anche sui singoli è una cosa risaputa (il famoso effetto Ibrahimovic su Nocerino).
Certo, capisco. Io sicuro non voglio buttare niente a mare, e mi auguro che le potenzialità della squadra vadano via via migliorando, nonostante battute di arresto dal punto di vista del gioco. Ho l'impressione che ancora non siamo ben amalgamati, e siamo troppo esposti a variazioni casuali come la defezione di un singolo giocatore.
Come ho già scritto credo ieri, ho apprezzato la squadra nella prima parte del primo tempo, con la Lazio. Secondo me stavamo giocando bene ed il pallino del gioco ce l'avevamo noi. Poi è uscito Kessie e si è spenta la luce. Sono bastate poche folate offensive per farci desistere e indurci a cambiare completamente atteggiamento. Poi siamo riusciti a sfangarla e va bene. Ma quanta fatica.
Questo ci manca: la coscienza che possiamo fare qualcosa di buono, e non può essere un singolo giocatore a condizionarci, che si chiami Kessie o Piatek. Ci vuole un po' più di leadership, e qualcuno che sta in mezzo al campo e prende la squadra per mano ristabilendo la giusta direzione invece che subire l'impeto agonistico dell'avversario, grande o piccolo che sia.
Speriamo di fare qualche step in questa direzione con il passare del tempo.