Tempi, modi, prezzi, soggetti: grande incertezza, figlia di informazioni scarne e contraddittorie tra loro, spesso inverosimili rispetto ad una comune prassi negoziale in tema di m&a internazionali, che non consente di isolare fatti certi. Si va di opinioni, e sensazioni, e proponiamo allora la nostra, per quel che vale (nulla): sarebbe in atto una modifica dei patti sociali all'interno di quel sodalizio di soggetti che da quattordici mesi detiene il controllo del Milan, sodalizio sinora acquartierato in quella anonima società con sede in Tortola, nelle Vergini Britanniche, di cui conosciamo solo il nome, Rossoneri Advanced Company Limited, ed un indirizzo, un fermo posta nell'Offshore Incorporations Centre, Road Town, P.O. Box 957, con un capitale sociale risibile, forse meno di diecimila dollari, ma che nel mese di marzo 2017 ha sottoscritto ed interamente versato nel giro di pochi giorni un aumento di capitale sociale di 103 milioni di euro della propria controllata, Rossoneri Sport Investment Lux, consentendole di finalizzare il closing per il Milan nel mese successivo. Lì dentro è presente qualcuno con capacità economiche rilevanti, dunque (non certo la persona di Yonghong Li), che per proprie necessità, non note ma verosimilmente riferibili a riservatezza di propri dati fiscali sulla provenienza di quei fondi, ha sinora occultato la propria partecipazione. Nondimeno, stringenti esigenze finanziarie, connesse alla necessità di liquidare la complessiva posizione debitoria della holding che controlla il Milan, 303 milioni di euro oltre interessi, verso Elliott/Blue Skye, scadenza ottobre 2018, nonché di offrire un segnale di trasparenza sull'assetto proprietario del Milan alle istituzioni calcistiche europee, e l'opportunità storica data dalle recenti aperture del Governo cinese ad investimenti di capitali interni in hedge funds per attività di imprese a controllo cinese all'estero, starebbero determinando la decisione della emersione di uno o di tutti i soci della capofila della holding nel capitale delle sue controllate e, a valle, di quello dello stesso Milan, con acquisizione, tramite questi fondi di supporto, di quote del club e e delle sue controllanti, la cui provvista sarebbe destinata a ridurre o ad azzerare l'indebitamento verso il fondo di Paul Singer, consentendo al Milan di avere il via libera ad un accordo transattivo con Uefa sul Fair Play Finanziario. La speditezza delle negoziazioni, che non può escludersi che si siano sviluppate all'indomani della imprevista decisione della Uefa di rimettere il Milan davanti alla propria Adjudicatory Chamber per le contestate violazioni del FPF, con concreta possibilità della adozione della sanzione massima della esclusione del club dalle prossime competizioni, fa intendere che gli interessati avessero già acquisito informazioni sullo stato dei conti e sulla valutazione degli assets del club, probabilmente per essere stati attivi nella gestione e controllo diretto della holding. È possibile che questo soggetto, o questo sodalizio di soggetti, abbia procurato una fideiussione bancaria a garanzia della copertura delle perdite di esercizio, onde consentire al club di presentarsi con le carte in regola davanti alla Camera Giudicante a Nyon, e scongiurare il peggio. Opinione forse erronea, questa, come le altre non basata sui fatti, ma su una ragionevole approssimazione ad essi. Di fronte a quelli reali, quando si paleseranno, saremo in ogni caso, come sempre, pronti ad inchinarci.