E' l'unica soluzione ragionevole, e tra l'altro esplicitata nella delega, conferita a suo tempo dall'azionista al consiglio di amministrazione, della offerta ad un nuovo socio, definito 'strategico', delle azioni di nuova emissione, eventualmente rimaste inoptate, nella misura pari al 30 per cento del pacchetto in mano a Li, seguito l'aumento di capitale deliberato a marzo. Per la prima volta, negli atti societari compare questa volontà di offerta di quote del capitale sociale da parte dell'azionista di maggioranza del Milan. L'auspicio è che quella delega sia permanente, non decaduta per il venir meno del presupposto della copertura di quell'aumento, sì da consentire ai consiglieri di scandagliare il mercato. Una soluzione potrebbe essere quella di convertire in azioni le obbligazioni emesse a garanzia della quota di prestito acceso dalla Rossoneri Champion Lux, ed offrirle a Elliott/Blue Skye, o ai suoi aventi causa obbligazionisti, in cambio della estinzione di quella posizione di 180 milioni, oltre interessi, e tanto al fine di consentire un agevole rifinanziamento, da terzi o da Elliott/Blue Skye stessa, della posizione di 123 milioni, oltre interessi, intestata direttamente al club, facilmente agibile per la base patrimoniale e finanziaria goduta dal debitore Milan. Bisogna accelerare, ed offrire all'interlocutore federale fatti nuovi e sostanziali. Il provvedimento di ieri riguarda non il fatto gestionale del club Milan, ma quello societario della attuale proprietà della holding che controlla il club, vertente sulla anomalia di quel debito di 180 milioni, che abbiamo definito un debito senza debitore, di cui è dunque certo l'inadempimento diretto, e la liquidazione tramite la sola realizzazione della garanzia offerta dal Milan. Una anomalia allora concepita per alleggerire la posizione finanziaria diretta del club, ma le cui conseguenze impreviste (ma prevedibili) rischiano ora di riverberarsi sulla consistenza patrimoniale e finanziaria del Milan.