Una delle poche note liete della cessione del club da Berlusconi a Yong hong Li era stata proprio l'allontanamento del faccendier Galliani, che nel giro di 10 anni (2007/2017) di "plenipotenziariato" era riuscito a dilapidare un patrimonio tecnico pazzesco facendo tutto il contrario di ciò che andava fatto e che ogni grande club attuale fa: sostituire progressivamente i big in fase calante con giovani talenti, forti, in rampa di lancio.
I suoi mercati con gli album panini e vecchie conoscenze dei soliti procuratori e presidenti finti amici aveva portato una serie di brocchi ed ex vecchie glorie dagli ingaggi spropositati, e aumentato il payroll (e i debiti) per una rosa sempre più debole e sempre più fuori dall'Europa. Io non dimentico.
Oggi, non solo dovrei sorbirmi la retorica comunicativa, l'incompetenza calcistica e l'opportunismo finanziario delle attuali proprietà in carica, nonché dei loro compiacenti dirigenti esecutori. Eh no, dovrei digerire anche la richiamata (in nome di un presunto ritorno al milanismo) del dinosauro responsabile principale dello sfacelo attuale, proprio colui che, con la sua presupponenza, due decenni fa fece partire il processo di disgregazione del mio Milan.