Con quei calzettoni abbassati alle caviglie, senza parastinchi, capelli arruffati, testa bassa a pestare chilometri in cerca delle migliori traiettorie in area, Piero era un po' tutti noi, quello che era arrivato nell'Olimpo senza essere un dio. Non era George Best, non il suo talento, ma una infinita volontà e disciplina, a dispetto del look della generazione ye-ye'. Continuo, fisicamente indistruttibile, devoto al Gianni, ed abile a capirne pensieri e parole. Tutti per Rivera, e Rivera per tutti, a quei tempi, e Piero lo capì meglio di tutti. E partita dopo partita, battaglia dopo battaglia, seppe costruirsi la sua occasione di eternità, quella sera, a Madrid. Nella più grande partita di sempre del Gianni, tutti suoi gli assist dei quattro gol del Milan, il tabellino recita un solo nome: Prati Piero, il dominatore. Ora se ne è andato, portandosi dietro una parte di noi, che abbiamo provato ad assomigliargli sui campi sterrati di tutta Italia, senza parastinchi, con i calzettoni abbassati. Corri, Piero, corri ancora per noi.