Inviterei tutti alla calma. L'evidente disorientamento ed approssimazione con cui le fonti giornalistiche stanno tentando di descrivere questa delicata questione (parlo di quelle che stanno tentando di riportare notizie, non di quelle dei Montanari, Di Stefano ed altri del cerchio magico di Galliani, classificabili ad un livello tra l'illazione e la marchetta televisiva di cui era maestro l'indimenticato Maurizio Mosca) e' misura della sua serietà e profondità. Partiamo da una premessa, anzi due: Berlusconi ha voluto tutto questo, da almeno un paio d'anni, nella piena consapevolezza di non avere più le risorse economiche per mantenere il Milan al livello a cui egli lo ha portato e tenuto per almeno vent'anni; la pari consapevolezza che, comunque vada, la perdita del controllo del Milan, come pare addirittura immediata, significa, come ha ben scritto Fedele nei giorni scorsi, la sua definitiva uscita di scena come uomo pubblico, contestualmente, e ciò non è casuale, al dissolvimento dell'altra sua creatura, quella politica di Forza Italia. Lo scontro di due intenzioni con la realtà dei fatti, dunque, nella quale si inserisce per la prima volta la ferma intenzione di Fininvest, ovvero dei suoi due figli più influenti, di vendere il Milan, che si può leggere specularmente come volontà di non sostenere più il Milan, il che, nella situazione economico-finanziaria del club, equivale a destinare questa società al fallimento (a meno di pesantissime operazioni di liquidazione del patrimonio). Scenario complesso, ed offerta vera, seria, la prima di sempre. Berlusconi non e' felice di quello che sta facendo, convinto piu' dalla mancanza di alternative, frustrato dalla propria incapacità di proporre altro per rilanciare il club, il che, agli occhi di un uomo alle soglie degli ottant'anni con la sua storia, equivale alla umiliante resa delle armi. Il passo che si accinge a compiere, da quello che si percepisce, benché, si ripete, non cogente, e' nei fatti decisivo, perché avvia una fase immediatamente precedente la chiusura finale dell'affare in cui la controparte potrà accedere a tutte le informazioni contrattuali riguardanti il Milan, comprese quelle sensibili e coperte da segreto o riservatezza, e da cui raramente si esce semplicemente fuori essendoci entrati. Silvio ha il diritto di dire no, assumendosene pienamente la responsabilità come non farà quella Fininvest che invece le sue responsabilità su Taechaubol se le prese tutte. La roba e' sua. Ma deve farlo ora, che in fondo il consenso e' suo. Dopo, con i compratori dentro casa, risulterà difficile, anzi in concreto impossibile perché le dinamiche degli eventi non saranno totalmente controllabili da parte sua. Ha dunque il diritto di decidere, ma stavolta nessuno, davvero nessuno, gli terrà la mano. Auguri.
P.S.: salvate il soldato Campopiano! Il ragazzo ha dato tutto, ha fatto un gran lavoro, ma la sua fonte, ormai rivelata anche agli occhi dei suoi danti causa che stanno dentro ai negoziati, temo ormai si sia chiusa nello strettissimo riserbo che coinvolge fasi cruciali e delicatissime di questa vicenda. La sua fonte proviene dalla parte cinese, e scommetterei un renmimbi che da New York siano volate camurrie in trapanese stretto con invito a chiudere le porte delle indiscrezioni e degli spifferi fuori stagione. Tanto, ormai, sulla notizia ci sono tutti, chi bene chi male, e l'unico nostro scopo e' filtrare e confrontare, senza cadere nelle trappole dei marchettari del cerchio magico di Giannino, indegni anche di un solo nostro thread... Pazienza, e fiducia: ce l'hanno gli amici cinesi, che addosso però si portano anche il blocchetto degli assegni. Figurati come stanno loro, rispetto a come stiamo noi. Manca comunque poco, e il tempo che manca comunque non lo spenderemo invano.