Me li vedo tutti sulla grande balconata di Casa Milan, a rimirar l'orizzonte in cerca del contratto di Suso. E all'improvviso, nel silenzio dell'attesa, eccolo: il contrattone in lontananza, che più lo osservi e meno si avvicina. Come è possibile? Quale oscura magia tiene il rinnovo a tal distanza? Dopo poco, tuttavia, la pergamena fatata che aspetta solo una firma spagnoleggiante si tramuta d'incanto in un cartonato 20x20 col bel faccione di Mirabilia, con annesso altoparlante che urla nei venti: "Suso è incedibile e rinnoverà, ma al momento siamo concentrati su altre priorità". Una rima d'altri tempi, che però lascia sbigottito il pubblico degli scribacchini. Tutti si alzano, si rimirano le pupille, cercando un appiglio introvabile, mentre il terrore delle parole dei loro direttori comincia ad attanagliarli. "Dovete scrivere qualcosa! Anche del nulla se necessario! Ve lo ordino!", così rimbomba nelle loro teste. Al che, rimane un unico atto da perseguire nel tentativo di salvare l'anima: gettarsi nell'abisso, da quella balconata dove per anni si è sorseggiato del buon succo di frutta, ammirando panorami oblianti che tendevano all'infinito nulla. Addio Casa Milan, addio popolo. Stasera nessuno vi racconterà la favola del Gallo, del croato sperduto e di quello col cognome iberico che molti pensano abbia la "z" finale quando in realtà è una "s". Sogni d'oro.