Ma in America esiste il salary cap e tutta una serie di regole che lo rendono un mondo a parte. Non esiste la proprietà che arriva e spende e spande in cartellini (non esistono) o in stipendi. Se le regole della trade o le eccezioni salariali lo consentono, una squadra può sforare il cap e pagare una luxury tax (si versano alla lega 4 dollari per ogni dollaro sforato: 2 restano alla lega e altri due vengono ridistribuiti alle società al di sotto del cap). Ovviamente vale anche l'opposto: c'è un livello minimo di salari da garantire. Andare/non andare in luxury non è solo una questione economica ma anche organizzativa e sportiva. Un squadra in luxury ha tante limitazioni nella costruzione del roster (es. non può firmare i giocatori con buy-out, non può fare sign&trade, ecc.). Per farla breve, negli sport americani, la proprietà incide nelle strutture e nella modernizzazione della franchigia. In questo, ed è un fatto, gli Yankees sono il top del top.
Un esempio pratico: i Los Angeles Clippers nel basket sono stati da sempre la barzelletta della lega, derisi da tutti e snobbati dalle star. Quando é arrivato il nuovo proprietario, Steve Ballmer (microsoft) ha investito centinaia di miliardi in facility, nuova arena a Inglewood, staff, tecnici, ecc. Risultato: di colpo le star (Cris Paul, Kawhi Leonard) hanno scelto di accasarsi ai Clippers. Quanti titoli hanno vinto? Zero. A causa di infortuni, scelte sportive errate, scambi affrettati. Proprio perchè avevano la proprietà facoltosa, disposta a pagare la luxury, hanno regalato Shai Gilgeous-Alexander e 6 scelte ad Oklahoma (proprietà "spilorcia" che di luxury non voleva nemmeno sentir parlare) per Paul George. Risultato: George oggi è un albatros, SGA è l'MVP della lega con un anello al dito. I facoltosi Clippers si trovano in una situazione delicata (con anche un indagine per presunti pagamenti a nero), i "poveri" Thunder hanno l'anello al dito e una grossa possibilità di aprire una dinastia.