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Tuttosport: se il Milan potrà realizzare il suo stadio a San Donato è merito delle Olimpiadi 2026 assegnate all’Italia. L’area San Francesco, scelta dal club rossonero come sede del nuovo impianto, non si è trasformata nel progetto Sport Life City anche a causa della successiva scelta degli organizzatori di Milano-Cortina 2026 di destinare alla vicina Santa Giulia il palazzetto del ghiaccio per i Giochi invernali. A quel punto le strutture sportive pensate per San Donato sarebbero diventare superflue. Così il veicolo Sport Life City non ha prodotto risultati spingendo chi aveva in mano i diritti per quell’intervento – la società Cassinari & Partners del commercialista Giuseppe Cassinari – a guardarsi intorno per trovare nuove soluzioni. La proprietà dell’area, però, apparteneva a un altro gruppo: Asio Srl, partecipata ai fondi Whitehall di Goldman Sachs. È a questa entità che nel 2001 l’Eni (tre anni prima che l’attuale presidente rossonero Paolo Scaroni diventasse ad del colosso petrolifero) ha dismesso il patrimonio della sua Immobiliare Metanopoli. Parte di quei lotti a San Donato sono stati rivenduti. Uno è stato ceduto nuovamente alla stessa Eni. L’area San Francesco, affidata poi alla Cassinari & Partners, invece finirà al Milan con la necessità di sbrogliare ancora una vertenza davanti all’Agenzia delle Entrate legata al valore del terreno. Per realizzare lo stadio e gli altri immobili previsti servirà una variante urbanistica. È la proposta che il Milan ha annunciato di aver presentato al Comune di San Donato. Da un lato, infatti, verranno sviluppati più volumi edificabili dal momento che ora si parla di uno stadio da 70mila posti, mentre prima di un palazzetto da 20mila. E poi serviranno miglioramenti significativi alla rete stradale, ferroviaria e metropolitana.