Milan a San Donato: FRENATA. Il vicesindaco dubbioso.

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Il Cittadino: parole che scompaginano le carte in gioco, e dopo l’uscita, a sorpresa, del vicesindaco Carlo Baroni sul progetto di riqualificazione dello stadio San Siro definito «opportunità migliore» e «plus assoluto per tutta Città Metropolitana», non si fanno attendere le reazioni. Tra i primi a chiedere che «alle parole seguano i fatti» c’è Francesco De Simoni, capogruppo Pd che, annunciando un’ennesima interpellanza per «tentare di diradare la nebbia che avvolge l’intero percorso progettuale», marca a uomo il vicesindaco: «Se realmente è convinto che l’idea progettuale dell’ingegner Riccardo Aceti – dice - e in generale l’idea che le squadre riqualifichino San Siro, sia la migliore campo, c’è solo un modo con cui può agire l’amministrazione di San Donato: evitare di prestarsi a speculazioni dei club in cambio di oneri di urbanizzazione, e non offrire l’area San Francesco come alternativa alla riqualificazione di San Siro. Questo vorrebbe dire fare la propria parte perché le squadre rimangano a Milano. Nel solco della loro campagna elettorale “pensare globale, agire locale”». Per De Simoni, è necessario «ragionare con Milano e Regione per mettere in sicurezza S.Francesco e pensare soluzioni compatibili con il luogo e il territorio». Sulla stessa riga, anche l’ex vicesindaco Gianfranco Ginelli, oggi consigliere comunale, incalza: «Dopo le dichiarazioni del vicesindaco nel corso dell’assemblea del comitato no stadio si aprono due questioni politiche in maggioranza, una riguarda il sindaco che vede il suo vice nonché leader della lista Sandolab prendere per la prima volta posizione, indicando San Siro e non San Donato come soluzione preferenziale. L’altra riguarda la giunta stessa dove siedono sia Barone che Mistretta quest’ultimo tra i più accesi sostenitori dello stadio a San Donato. Un terzo aspetto investe la lista Sandolab e i suoi consiglieri dai quali ci aspettiamo a questo punto una presa di posizione più coraggiosa a difesa dell’ambiente e del futuro».


Posizioni nelle quali, nelle ultime ore, si inseriscono anche le dichiarazioni di Beppe Sala, sindaco di Milano, che in una intervista ha rilanciato l’ipotesi San Siro: «le società – ha detto – posso legittimamente andare a fare lo stadio dove ritengono, io personalmente ritengo che sia un errore clamoroso per le società non fare lo stadio a Milano. Credo che uno stadio fuori Milano sia ingestibile, come fanno a schierare 100 vigili quando c’è la partita? Secondo me si stanno raccontando un sacco di frottole. Una frottola che sento dire è che le società garantiscono la sicurezza, ma dove? Non lo possono fare».

IL FUTURO DI IBRA AL MILAN QUI -) Ibra consigliere. Cardinale in arrivo... per l'annuncio?
 

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Il Cittadino: parole che scompaginano le carte in gioco, e dopo l’uscita, a sorpresa, del vicesindaco Carlo Baroni sul progetto di riqualificazione dello stadio San Siro definito «opportunità migliore» e «plus assoluto per tutta Città Metropolitana», non si fanno attendere le reazioni. Tra i primi a chiedere che «alle parole seguano i fatti» c’è Francesco De Simoni, capogruppo Pd che, annunciando un’ennesima interpellanza per «tentare di diradare la nebbia che avvolge l’intero percorso progettuale», marca a uomo il vicesindaco: «Se realmente è convinto che l’idea progettuale dell’ingegner Riccardo Aceti – dice - e in generale l’idea che le squadre riqualifichino San Siro, sia la migliore campo, c’è solo un modo con cui può agire l’amministrazione di San Donato: evitare di prestarsi a speculazioni dei club in cambio di oneri di urbanizzazione, e non offrire l’area San Francesco come alternativa alla riqualificazione di San Siro. Questo vorrebbe dire fare la propria parte perché le squadre rimangano a Milano. Nel solco della loro campagna elettorale “pensare globale, agire locale”». Per De Simoni, è necessario «ragionare con Milano e Regione per mettere in sicurezza S.Francesco e pensare soluzioni compatibili con il luogo e il territorio». Sulla stessa riga, anche l’ex vicesindaco Gianfranco Ginelli, oggi consigliere comunale, incalza: «Dopo le dichiarazioni del vicesindaco nel corso dell’assemblea del comitato no stadio si aprono due questioni politiche in maggioranza, una riguarda il sindaco che vede il suo vice nonché leader della lista Sandolab prendere per la prima volta posizione, indicando San Siro e non San Donato come soluzione preferenziale. L’altra riguarda la giunta stessa dove siedono sia Barone che Mistretta quest’ultimo tra i più accesi sostenitori dello stadio a San Donato. Un terzo aspetto investe la lista Sandolab e i suoi consiglieri dai quali ci aspettiamo a questo punto una presa di posizione più coraggiosa a difesa dell’ambiente e del futuro».


Posizioni nelle quali, nelle ultime ore, si inseriscono anche le dichiarazioni di Beppe Sala, sindaco di Milano, che in una intervista ha rilanciato l’ipotesi San Siro: «le società – ha detto – posso legittimamente andare a fare lo stadio dove ritengono, io personalmente ritengo che sia un errore clamoroso per le società non fare lo stadio a Milano. Credo che uno stadio fuori Milano sia ingestibile, come fanno a schierare 100 vigili quando c’è la partita? Secondo me si stanno raccontando un sacco di frottole. Una frottola che sento dire è che le società garantiscono la sicurezza, ma dove? Non lo possono fare».

Eccola la pagliacciata! Escono alle scaperò, finalmente.
 
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Il Cittadino: parole che scompaginano le carte in gioco, e dopo l’uscita, a sorpresa, del vicesindaco Carlo Baroni sul progetto di riqualificazione dello stadio San Siro definito «opportunità migliore» e «plus assoluto per tutta Città Metropolitana», non si fanno attendere le reazioni. Tra i primi a chiedere che «alle parole seguano i fatti» c’è Francesco De Simoni, capogruppo Pd che, annunciando un’ennesima interpellanza per «tentare di diradare la nebbia che avvolge l’intero percorso progettuale», marca a uomo il vicesindaco: «Se realmente è convinto che l’idea progettuale dell’ingegner Riccardo Aceti – dice - e in generale l’idea che le squadre riqualifichino San Siro, sia la migliore campo, c’è solo un modo con cui può agire l’amministrazione di San Donato: evitare di prestarsi a speculazioni dei club in cambio di oneri di urbanizzazione, e non offrire l’area San Francesco come alternativa alla riqualificazione di San Siro. Questo vorrebbe dire fare la propria parte perché le squadre rimangano a Milano. Nel solco della loro campagna elettorale “pensare globale, agire locale”». Per De Simoni, è necessario «ragionare con Milano e Regione per mettere in sicurezza S.Francesco e pensare soluzioni compatibili con il luogo e il territorio». Sulla stessa riga, anche l’ex vicesindaco Gianfranco Ginelli, oggi consigliere comunale, incalza: «Dopo le dichiarazioni del vicesindaco nel corso dell’assemblea del comitato no stadio si aprono due questioni politiche in maggioranza, una riguarda il sindaco che vede il suo vice nonché leader della lista Sandolab prendere per la prima volta posizione, indicando San Siro e non San Donato come soluzione preferenziale. L’altra riguarda la giunta stessa dove siedono sia Barone che Mistretta quest’ultimo tra i più accesi sostenitori dello stadio a San Donato. Un terzo aspetto investe la lista Sandolab e i suoi consiglieri dai quali ci aspettiamo a questo punto una presa di posizione più coraggiosa a difesa dell’ambiente e del futuro».


Posizioni nelle quali, nelle ultime ore, si inseriscono anche le dichiarazioni di Beppe Sala, sindaco di Milano, che in una intervista ha rilanciato l’ipotesi San Siro: «le società – ha detto – posso legittimamente andare a fare lo stadio dove ritengono, io personalmente ritengo che sia un errore clamoroso per le società non fare lo stadio a Milano. Credo che uno stadio fuori Milano sia ingestibile, come fanno a schierare 100 vigili quando c’è la partita? Secondo me si stanno raccontando un sacco di frottole. Una frottola che sento dire è che le società garantiscono la sicurezza, ma dove? Non lo possono fare».

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Un paese fermo a italia 90.
Brividi.
 
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Continua il circo stadio.

Ora arriveranno prima Scaroni e poi Cardinale a raccontarci che il nuovo stadio sarà il più bello dell'universo e che ci renderà tutti più ricchi.

Nel frattempo siamo fermi ai bozzetti di progetti.
Il nuovo stadio del Milan da anni è un circolino/ovale grigio immerso nel colore verde.
 
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Il Cittadino: parole che scompaginano le carte in gioco, e dopo l’uscita, a sorpresa, del vicesindaco Carlo Baroni sul progetto di riqualificazione dello stadio San Siro definito «opportunità migliore» e «plus assoluto per tutta Città Metropolitana», non si fanno attendere le reazioni. Tra i primi a chiedere che «alle parole seguano i fatti» c’è Francesco De Simoni, capogruppo Pd che, annunciando un’ennesima interpellanza per «tentare di diradare la nebbia che avvolge l’intero percorso progettuale», marca a uomo il vicesindaco: «Se realmente è convinto che l’idea progettuale dell’ingegner Riccardo Aceti – dice - e in generale l’idea che le squadre riqualifichino San Siro, sia la migliore campo, c’è solo un modo con cui può agire l’amministrazione di San Donato: evitare di prestarsi a speculazioni dei club in cambio di oneri di urbanizzazione, e non offrire l’area San Francesco come alternativa alla riqualificazione di San Siro. Questo vorrebbe dire fare la propria parte perché le squadre rimangano a Milano. Nel solco della loro campagna elettorale “pensare globale, agire locale”». Per De Simoni, è necessario «ragionare con Milano e Regione per mettere in sicurezza S.Francesco e pensare soluzioni compatibili con il luogo e il territorio». Sulla stessa riga, anche l’ex vicesindaco Gianfranco Ginelli, oggi consigliere comunale, incalza: «Dopo le dichiarazioni del vicesindaco nel corso dell’assemblea del comitato no stadio si aprono due questioni politiche in maggioranza, una riguarda il sindaco che vede il suo vice nonché leader della lista Sandolab prendere per la prima volta posizione, indicando San Siro e non San Donato come soluzione preferenziale. L’altra riguarda la giunta stessa dove siedono sia Barone che Mistretta quest’ultimo tra i più accesi sostenitori dello stadio a San Donato. Un terzo aspetto investe la lista Sandolab e i suoi consiglieri dai quali ci aspettiamo a questo punto una presa di posizione più coraggiosa a difesa dell’ambiente e del futuro».


Posizioni nelle quali, nelle ultime ore, si inseriscono anche le dichiarazioni di Beppe Sala, sindaco di Milano, che in una intervista ha rilanciato l’ipotesi San Siro: «le società – ha detto – posso legittimamente andare a fare lo stadio dove ritengono, io personalmente ritengo che sia un errore clamoroso per le società non fare lo stadio a Milano. Credo che uno stadio fuori Milano sia ingestibile, come fanno a schierare 100 vigili quando c’è la partita? Secondo me si stanno raccontando un sacco di frottole. Una frottola che sento dire è che le società garantiscono la sicurezza, ma dove? Non lo possono fare».

Frenata? Magari, questa si che sarebbe una fantastica notizia!
Costruire uno stadio TUTTO del Milan in una zona del genere farebbe veramente male (soprattutto agli occhi).

Speriamo si trovi un'altra soluzione (NO Sala e NO S.Siro), magari tornerà di moda il nome di Sesto che dovrebbe ricevere finanziamenti miliardari per la città.
 

Marilson

Milano vende moda
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quindi in pratica si sta dicendo che a prescindere dal destino di San Siro una squadra di Milano non e' in grado di farsi lo stadio nemmeno di un terreno privato di sua proprieta' in un altro comune? Devastante, a questo punto bisogna fare come l'NBA quando le squadre spostavano la franchigia da una citta' all'altra
 

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Chissà cosa c'è dietro tutta la questione relativa allo stadio. Ma basta guardare i personaggi coinvolti, a partire dal pupazzo, per arrivarci...
 

DavMilan

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comunque Sala e compagnia saranno anche dei pagliacci ma i nostri (Stadioni in primis) non sono da meno.
Continuano a dire che nel 2028 ci sarà il nuovo stadio e non hanno presentato nemmeno il progetto.
 
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Tutti i problemi nascono dal fatto che a milano le squadre sono 2.
E' una partita a 3, non a 2.

Una storia triste triste e desolante.
 
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