L'aumento del fatturato è legato a tempi brevi agli esiti di investimenti e politiche mirate nel settore commerciale, in particolar modo tramite la controllata Milan China, come progettate nel piano industriale presentato il 9 novembre scorso a Nyon. In quel piano, come noto, si allude ad uno scenario realistico che non prevede la partecipazione alla Champions League del prossimo anno, confermando tuttavia gli obiettivi di break even entro il 2022, data di termine dell'ipotetico accordo. Ipotizzare linee di sviluppo del fatturato sulla base dell'alea di risultati sportivi è, essa si, scelta irrazionale ed imprudente. Il Fair Play Finanziario punta all'obiettivo Europa, non presuppone il suo avvenuto raggiungimento. La vera differenza del voluntary agreement è piuttosto nei tempi, quattro anni con obiettivo del break even a termine del quarto anno (il settlement agreement impone deficit complessivi per complessivi 30 milioni di euro in un triennio, ad esempio -10, -10, -10, o anche -30, 0, 0: uno sbilancio di 31 milioni in un solo esercizio e scattano le sanzioni, con la ripartenza di un nuovo periodo triennale di monitoraggio), e nelle politiche di gestione, con facoltà di indebitamento del club verso i propri soci o verso terzi, laddove nel settlement agreement il club finanzia lo sbilancio con mezzi propri, ovvero tagli di costi e di patrimonio (cessioni di giocatori). L'Inter potrebbe annunciare presto l'uscita dal regime sanzionatorio, e lo avrà fatto senza giocare un solo minuto in Champions League. La strada dei clubs virtuosi è quella.