L'avv La Scala, intervistato da Sportitalia, ha parlato della cessione del Milan sollevando qualche dubbio a riguardo. Dubbio legato al mercato in corso:"Mi chiedo come sia possibile che a fare il mercato di gennaio ci sia la vecchia dirigenza e non la nuova. E se stiamo qui a parlare di uno scambio tra Storari e Gabriel, allora c'è qualcosa che non va".
Questa è indubbiamente una stranezza difficile da spiegare se si dà credito alle versione delle parti in causa secondo la quale ormai il closing è
certo e prossimo. Tanto è vero che chi si avventura a dare una spiegazione deve ricorrere a interpretazioni del comportamento dei protagonisti degne dell'asilo Mariuccia: ripicche e gelosie. Quindi una società che da una parte ha dato una proroga per l'adempimento al compratore, dall'altra si diverte ad infliggergli dei danni gravi per puro sadismo, senza cioè nessun tornaconto suscettibile di valutazione economica, dato che le soluzioni tecniche per consentire un mercato decoroso sono
ovvie e innocue. E il promissario acquirente (che dal canto suo ha tirato fuori prima del closing (anche se non sappiamo tecnicamente a quale titolo e in quale forma, e io non credo che siano soldi semplicemente dati a Fininvest a fondo perduto in caso di mancato closing) - la bellezza del 38% del prezzo - in genere la media nelle grandi operazioni è tra il 4% e l'11% del prezzo come garanzia del pagamento dei break-up fees che in genere si aggirano attorno a quello cifre - accetta di buon grado questa situazione che può sottrarre al conto economico del 2017 qualcosa come 60 M di ricavi - ossia la fonte più preziosa di denaro per un club - cosa che andrebbe a condizionare la campagna acquisti estiva. Purtroppo l'unico motivo razionale a tutto ciò è uno solo: il venditore, al di là dei proclami, è tutt'altro che certo che entro il 3 marzo non sarà più il proprietario e quindi si sente autorizzato a proseguire con la sua (per altro stolida) politica, ringalluzzito dai risultati a sorpresa della squadra nel girone di andata, affidandosi allo stellone della fortuna. Se la spiegazione non è questa ma invece è quella "infantile" di cui sopra, con un Galliani in grado di condizionare i suoi padroni anche in procinto di perdere la poltrona e senza recare alcun beneficio economico agli stessi, beh, allora, crollano retrospettivamente tutte le congetture razionalizzanti che hanno sempre puntato a rivendicare la "professionalità" dei manager Fininvest come garanzia della caratura complessiva di questo affare di fronte alle molteplici stravaganze (rectius: sospette bugie) che spesso ci siamo trovati di fronte: un minimo di leale collaborazione è lecito attendersela da parte di agenti razionali alla ricerca del mutuo vantaggio, se sono bambini scemi allora cambia tutto (e di tutto ti puoi aspettare).
PS
Sempre in attesa naturalmente che commissioni governative piene di galoppini nominati dal governo centrale cinese la cui funzione è quella di imporre la politica del governo cinese ai privati ed eventualmente alle imprese pubbliche locali, sovrapponendola al calcolo economico privato, autorizzino imprese di proprietà... ehm... del governo centrale cinese a partecipare a questo affare. Anche in Cina evidentemente, come diceva Flaiano dell'Italia, la via più breve per congiungere due punti non è la retta bensì l'arabesco e se la figura dell'imprenditore e quella del controllore coincidono, le pulsioni schizofreniche impazzano e il calcolo del rischio imprenditoriale assume percorsi contraddittori e accidentati. Non per nulla devono essere dei grandi appassionati della eterna storia di Dr Jekyll e Mr Hyde, come mi ha suggerito un conoscente che si è inventato una storiella divertente su un grande imprenditore proprietario di una grossa società in procinto di fare un controverso e gigantesco merger, il quale dà con determinazione il via libera agli amministratori e subito dopo telefona ad un suo vecchio amico nell'Autorità Antitrust supplicandolo di far fallire l'affare. Al che l'amico esterrefatto, dopo aver rivendicato la sua autonomia dalle pressioni amicali nella imminente valutazione del dossier, chiede con voce stupita al suo interlocutore perché non abbia già impedito o ritardato l'affare facendo valere per la via più ovvia la semplice e diretta voce del padrone, solo per ricevere la seguente risposta: "vedi caro vecchio amico, da qualche anno soffro di un grave disturbo della personalità e questi giochini mi fanno sentire vivo..."
