Gravina:"Se mi dimetto riparte il calcio secondo voi?".

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Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha cercato di fare chiarezza sul momento del calcio italiano e sulle polemiche che lo circondano, in vista dei playoff Mondiali 2026.

Ha respinto le richieste di dimissioni affermando che "non c’è una norma che mi impone di fare un passo indietro" e ha provocato: "A chi mi dice “vai a lavorare” rispondo: se vado via io, riparte il calcio e vinciamo i Mondiali? Se ne avessi la certezza, sarei il primo a farmi da parte. Per questo sono un uomo sereno." Ha tuttavia ammesso che, in caso di nuova mancata qualificazione ai Mondiali, "delle riflessioni personali le farei".

Gravina ha individuato la causa del declino nella "metodologia sbagliata" e nel concentrarsi sulla ricerca di colpevoli. Ha sostenuto che la FIGC non può imporre ma solo sensibilizzare, come fatto con la norma che rende conveniente puntare sugli Under 23 italiani scorporando i loro costi. Ha escluso un ritorno alla limitazione degli stranieri comunitari, definendola "impossibile" e contraria alle norme UE, e ha criticato le società di Serie A, che oggettivamente, seppur involontariamente, sono "antagoniste della Nazionale" perché guardano solo al loro tornaconto.

La sua ricetta per il futuro è: "Meno tattica e più tecnica, questo l’obiettivo. Dobbiamo liberare l’estro". Ha poi parlato della necessità di una riforma radicale dei campionati da discutere entro marzo, sottolineando che in Italia ci sono troppe società professionistiche e che il problema della sostenibilità è centrale, criticando i club che la confondono con la "crescita senza limiti".

Infine, ha spiegato che il blocco del mercato della Lazio è avvenuto perché "è mancato il rapporto tra questo valore della produzione e il costo del lavoro. Quindi pochi ricavi e costi troppo alti. Il risultato ha dato tre parametri non rispettati". Ha concluso difendendo le Nazionali, definendole "identità territoriale, fenomeno di aggregazione" e rifiutando l'idea di eliminarle dai calendari.

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CS10

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Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha cercato di fare chiarezza sul momento del calcio italiano e sulle polemiche che lo circondano, in vista dei playoff Mondiali 2026.

Ha respinto le richieste di dimissioni affermando che "non c’è una norma che mi impone di fare un passo indietro" e ha provocato: "A chi mi dice “vai a lavorare” rispondo: se vado via io, riparte il calcio e vinciamo i Mondiali? Se ne avessi la certezza, sarei il primo a farmi da parte. Per questo sono un uomo sereno." Ha tuttavia ammesso che, in caso di nuova mancata qualificazione ai Mondiali, "delle riflessioni personali le farei".

Gravina ha individuato la causa del declino nella "metodologia sbagliata" e nel concentrarsi sulla ricerca di colpevoli. Ha sostenuto che la FIGC non può imporre ma solo sensibilizzare, come fatto con la norma che rende conveniente puntare sugli Under 23 italiani scorporando i loro costi. Ha escluso un ritorno alla limitazione degli stranieri comunitari, definendola "impossibile" e contraria alle norme UE, e ha criticato le società di Serie A, che oggettivamente, seppur involontariamente, sono "antagoniste della Nazionale" perché guardano solo al loro tornaconto.

La sua ricetta per il futuro è: "Meno tattica e più tecnica, questo l’obiettivo. Dobbiamo liberare l’estro". Ha poi parlato della necessità di una riforma radicale dei campionati da discutere entro marzo, sottolineando che in Italia ci sono troppe società professionistiche e che il problema della sostenibilità è centrale, criticando i club che la confondono con la "crescita senza limiti".

Infine, ha spiegato che il blocco del mercato della Lazio è avvenuto perché "è mancato il rapporto tra questo valore della produzione e il costo del lavoro. Quindi pochi ricavi e costi troppo alti. Il risultato ha dato tre parametri non rispettati". Ha concluso difendendo le Nazionali, definendole "identità territoriale, fenomeno di aggregazione" e rifiutando l'idea di eliminarle dai calendari.

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Risposta breve? Si
 
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Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha cercato di fare chiarezza sul momento del calcio italiano e sulle polemiche che lo circondano, in vista dei playoff Mondiali 2026.

Ha respinto le richieste di dimissioni affermando che "non c’è una norma che mi impone di fare un passo indietro" e ha provocato: "A chi mi dice “vai a lavorare” rispondo: se vado via io, riparte il calcio e vinciamo i Mondiali? Se ne avessi la certezza, sarei il primo a farmi da parte. Per questo sono un uomo sereno." Ha tuttavia ammesso che, in caso di nuova mancata qualificazione ai Mondiali, "delle riflessioni personali le farei".

Gravina ha individuato la causa del declino nella "metodologia sbagliata" e nel concentrarsi sulla ricerca di colpevoli. Ha sostenuto che la FIGC non può imporre ma solo sensibilizzare, come fatto con la norma che rende conveniente puntare sugli Under 23 italiani scorporando i loro costi. Ha escluso un ritorno alla limitazione degli stranieri comunitari, definendola "impossibile" e contraria alle norme UE, e ha criticato le società di Serie A, che oggettivamente, seppur involontariamente, sono "antagoniste della Nazionale" perché guardano solo al loro tornaconto.

La sua ricetta per il futuro è: "Meno tattica e più tecnica, questo l’obiettivo. Dobbiamo liberare l’estro". Ha poi parlato della necessità di una riforma radicale dei campionati da discutere entro marzo, sottolineando che in Italia ci sono troppe società professionistiche e che il problema della sostenibilità è centrale, criticando i club che la confondono con la "crescita senza limiti".

Infine, ha spiegato che il blocco del mercato della Lazio è avvenuto perché "è mancato il rapporto tra questo valore della produzione e il costo del lavoro. Quindi pochi ricavi e costi troppo alti. Il risultato ha dato tre parametri non rispettati". Ha concluso difendendo le Nazionali, definendole "identità territoriale, fenomeno di aggregazione" e rifiutando l'idea di eliminarle dai calendari.

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Si.

Hai salvato brand e solo quelli.
 

fabri47

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Avrebbe anche ragione, visto che se se ne andasse lo sostituirebbe uno dei tanti simili.
 
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Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha cercato di fare chiarezza sul momento del calcio italiano e sulle polemiche che lo circondano, in vista dei playoff Mondiali 2026.

Ha respinto le richieste di dimissioni affermando che "non c’è una norma che mi impone di fare un passo indietro" e ha provocato: "A chi mi dice “vai a lavorare” rispondo: se vado via io, riparte il calcio e vinciamo i Mondiali? Se ne avessi la certezza, sarei il primo a farmi da parte. Per questo sono un uomo sereno." Ha tuttavia ammesso che, in caso di nuova mancata qualificazione ai Mondiali, "delle riflessioni personali le farei".

Gravina ha individuato la causa del declino nella "metodologia sbagliata" e nel concentrarsi sulla ricerca di colpevoli. Ha sostenuto che la FIGC non può imporre ma solo sensibilizzare, come fatto con la norma che rende conveniente puntare sugli Under 23 italiani scorporando i loro costi. Ha escluso un ritorno alla limitazione degli stranieri comunitari, definendola "impossibile" e contraria alle norme UE, e ha criticato le società di Serie A, che oggettivamente, seppur involontariamente, sono "antagoniste della Nazionale" perché guardano solo al loro tornaconto.

La sua ricetta per il futuro è: "Meno tattica e più tecnica, questo l’obiettivo. Dobbiamo liberare l’estro". Ha poi parlato della necessità di una riforma radicale dei campionati da discutere entro marzo, sottolineando che in Italia ci sono troppe società professionistiche e che il problema della sostenibilità è centrale, criticando i club che la confondono con la "crescita senza limiti".

Infine, ha spiegato che il blocco del mercato della Lazio è avvenuto perché "è mancato il rapporto tra questo valore della produzione e il costo del lavoro. Quindi pochi ricavi e costi troppo alti. Il risultato ha dato tre parametri non rispettati". Ha concluso difendendo le Nazionali, definendole "identità territoriale, fenomeno di aggregazione" e rifiutando l'idea di eliminarle dai calendari.

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Tutti uguali, mai un passo indietro.
D'altronde non siamo Giapponesi
 
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Perchè nessuno fa notare che la crisi economica dei club coincide stranamente con la crisi tecnica del nostro calcio?
Da quando è finita la fase del presidente-mecenate misteriosamente i ragazzi italiani bravi o non escono o si perdono.
Siamo stati lenti nel capire il cambiamento che stava verificandosi , la politica ,del calcio e non, per prima.

Io credo siamo caduti in un buco nero economico/finanziario e le iene di questo mondo , e sono tante, si sono catapultate sulla carcassa putrefatta.

Le big non hanno italiani perchè le provinciali per prime non ne hanno.

Quando gravina è stato a un bivio se cancellare tutto e ipartire facendo applicare le regole o salvare i brand ha optato per la seconda.
Il malaffare è entrato nei club e non ne uscirà più.
Un paese con senso della legalità avrbbe registrato il fallimento anche di club storici.

Ma meglio cadere una volta per rialzarsi che strisciare nel fango a vita.
 

Toby rosso nero

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Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha cercato di fare chiarezza sul momento del calcio italiano e sulle polemiche che lo circondano, in vista dei playoff Mondiali 2026.

Ha respinto le richieste di dimissioni affermando che "non c’è una norma che mi impone di fare un passo indietro" e ha provocato: "A chi mi dice “vai a lavorare” rispondo: se vado via io, riparte il calcio e vinciamo i Mondiali? Se ne avessi la certezza, sarei il primo a farmi da parte. Per questo sono un uomo sereno." Ha tuttavia ammesso che, in caso di nuova mancata qualificazione ai Mondiali, "delle riflessioni personali le farei".

Gravina ha individuato la causa del declino nella "metodologia sbagliata" e nel concentrarsi sulla ricerca di colpevoli. Ha sostenuto che la FIGC non può imporre ma solo sensibilizzare, come fatto con la norma che rende conveniente puntare sugli Under 23 italiani scorporando i loro costi. Ha escluso un ritorno alla limitazione degli stranieri comunitari, definendola "impossibile" e contraria alle norme UE, e ha criticato le società di Serie A, che oggettivamente, seppur involontariamente, sono "antagoniste della Nazionale" perché guardano solo al loro tornaconto.

La sua ricetta per il futuro è: "Meno tattica e più tecnica, questo l’obiettivo. Dobbiamo liberare l’estro". Ha poi parlato della necessità di una riforma radicale dei campionati da discutere entro marzo, sottolineando che in Italia ci sono troppe società professionistiche e che il problema della sostenibilità è centrale, criticando i club che la confondono con la "crescita senza limiti".

Infine, ha spiegato che il blocco del mercato della Lazio è avvenuto perché "è mancato il rapporto tra questo valore della produzione e il costo del lavoro. Quindi pochi ricavi e costi troppo alti. Il risultato ha dato tre parametri non rispettati". Ha concluso difendendo le Nazionali, definendole "identità territoriale, fenomeno di aggregazione" e rifiutando l'idea di eliminarle dai calendari.

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Ahahahaha "farei qualche riflessione in caso di un'altra mancata qualificazione."
Ci deve pensare :muhahah:

La faccia come il chiulo.
 
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