Giudice:"Maldini all'angolo tra mercato e player trading".

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Le correnti in casa Milan non agitano solo una squadra in crisi ma turbano la fiducia dei tifosi nella nuova proprietà e di quest’ultima verso l’area tecnica, di cui si mette apertamente in discussione la pianificazione di una stagione fin qui deludente. Sfumati gli obiettivi stagionali, il quarto posto l’ultimo appiglio fonddamentale perché da esso dipendono 50 milioni di ricavi, tra diritti UEFA e incassi delle gare casalinghe. I tifosi imputano alla proprietà la mancanza di extra budget per un mercato di gennaio da cui si aspettavano rinforzi per una rosa in evidente difficoltà. D’altro canto, però, il Milan è la società che ha speso di più nella stagione in corso: 50 milioni il saldo tra acquisti e cessioni. Ha pure rinnovato diversi pilastri della rosa (Tomori, Kalulu, Bennacer) blindandoli a cifre ben superiori all’anno scorso ed il monte stipendi è in ascesa anche per questo. Ogni volta che un big rinnova, i tifosi tirano un sospiro di sollievo ma il conto economico subisce un piccolo contraccolpo. Nessuno in via Aldo Rossi si lamenta di questo, beninteso, ma la gestione di un club uscito dalle forche caudine del Fair Play Finanziario (unico in Italia ad aver subito un provvedimento di esclusione dalle coppe) deve tener conto di questi fattori. Nel braccio di ferro estivo per il rinnovo dei loro contratti, Maldini e Massara posero la condizione dell’autonomia nelle scelte di mercato. «Dateci un budget - dissero -0 nel cui ambito vogliamo l’ultima parola sulle scelte tecniche». Ottenuto il budget ed avendolo esaurito nel mercato estivo, assorbito per tre quarti dalla scommessa su un solo giocatore (De Ketelaere) molto giovane e potenzialmente rischioso, il resto del mercato è parso una ricerca affannosa per riempire a costi contenuti le caselle vuote, alcune delle quali sono rimaste aperte. Il risultato, per ora, è impietoso: nessuno dei nuovi ha un posto da titolare nel roster di Pioli. Giocano sempre gli stessi e il gruppo non è cresciuto, beneficiando dell’innesto di forze nuove. Quindi il gioco è diventato prevedibile e molti titolari si sono rilassati, forse per scarsa concorrenza. Una dinamica molto tipica nella gestione dei gruppi, non solo quelli sportivi.

Nei giorni scorsi ha fatto un certo rumore la notizia, rilan-ciata da Repubblica, del presunto impegno che Investcorp avrebbe preso, nella famosa trattativa con Elliott: investire 300 milioni sul mercato. Impegno di cui non si trova traccia nelle carte dell’operazione messa sul tavolo dal gruppo mediorientale anche perché Investcorp è un fondo mosso dalle stesse logiche finanziarie di chi l’ha preceduto e di chi invece (RedBird) ha chiuso l’operazione. Inoltre, un investimento così colossale avrebbe comportato l’esplosione dei costi della rosa: ammortamenti e stipendi. Proprio mentre tutti devono prestare massima attenzione ai nuovi parametri del Fair Play Finanziario che fissano un tetto (70%) al rapporto costi/ricavi. Evidente quindi che il Milan (come nessun altro club italiano) non avrebbe potuto affrontare simili investimenti perché la sua struttura dei ricavi (300 milioni nel 2021/22) non li supporta. Tornando su cifre terrene, l’unico modo per dilatare i budget di mercato è lavorare sui ricavi e tra questi manca da anni al Milan una voce importante: il player trading. Da tre anni non vende quasi nessuno anzi 4 titolari (Donnarumma, Çalhanoglu, Kessie, Romagnoli) sono partiti a zero. Per ragioni diverse, certo, per motivi diversi (tra tutti, quello di non assecondare richieste esorbitanti) ma nessun club oggi, neppure il City, prescinde da un ricambio costante di elementi importanti della rosa. Per ragioni tecniche ma anche finanziarie. Sarebbero bastate un paio di cessioni, ad esempio, per allargare il budget del mercato 2022/23, dai 50 sbloccati grazie alla crescita dei ricavi del club, a 100 oppure di più. Cifre che avrebbero consentito ampi margini di manovra e pure di assorbire serenamente una scommessa difficile come il trequartista belga. Nei rapporti tra proprietà e area tecnica queste valutazioni peseranno certamente perché il problema del Milan non è finanziario ma organizzativo. In questi mesi non si attendono rivoluzioni, né cambi clamorosi. Pioli, per esempio, non è in discussione. Ma a giugno verrà certamente il momento di ripensare l'asset organizzativo
Condivido molto di ciò che dice.

Mercato insufficiente reso ancora più insufficiente dall'allenatore che non ha saputo adattare il modulo a nuovi interpreti e puntare con fiducia sui nuovi di maggior talento (e mi riferisco ad Adli e Thiaw).

Quando più di un anno fa parlavamo della necessità di cedere Kessiè, era proprio in ottica futura: la sostituzione non è avvenuta, e anche per questo la squadra ha perso equilibrio in campo e certezze col tempo. Andava preso un giocatore con caratteristiche simili per mantenere aperto un ciclo con lo stesso modulo, o programmare di comune accordo con l'allenatore un nuovo sistema di gioco e quindi seguirne anche sul mercato il nuovo indirizzo. Quel "c'è tempo" di Maldini dopo il rinnovo è risuonato come un presagio nefasto: l'immobilismo antecedente e quello successivo hanno palesato mancanza di programmazione, agilità e idee precostituite.

Ci sono molti elementi attualmente in rosa che non andavano riscattati o mantenuti in rosa, altri che andrebbero ceduti perché evidentemente non all'altezza di un MIlan ad alto livello e penso a Krunic (8), Saelemaekers (20), Ballo Toure (4/5) ed altri, soldi che risparmiati e incamerati dalle cessioni sarebbero dovuti essere reinvestiti in nuove già osservate (e quindi in un certo senso 'sicure') "scommesse". Invece si resta fermi, polverosi e impietriti su certezze (pochissime) e su status quo dei mediocri in rosa.

Lo scudetto e quanto portato a livello di sicurezze ha finito per diventare persino dannoso, visto che la sicurezza è diventata sicumera. Da parte di tutti, giocatori, allenatore e dirigenti.

A me spiace dirlo perché ho amato il Milan degli ultimi 3 anni quasi, ma la piega presa dimostra secondo me che quel Milan è stato più frutto di qualche scelta fortunata e di qualche circostanza favorevole, più che di lavoro e programmazione. Altrimenti non si spiega.
 
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Le correnti in casa Milan non agitano solo una squadra in crisi ma turbano la fiducia dei tifosi nella nuova proprietà e di quest’ultima verso l’area tecnica, di cui si mette apertamente in discussione la pianificazione di una stagione fin qui deludente. Sfumati gli obiettivi stagionali, il quarto posto l’ultimo appiglio fonddamentale perché da esso dipendono 50 milioni di ricavi, tra diritti UEFA e incassi delle gare casalinghe. I tifosi imputano alla proprietà la mancanza di extra budget per un mercato di gennaio da cui si aspettavano rinforzi per una rosa in evidente difficoltà. D’altro canto, però, il Milan è la società che ha speso di più nella stagione in corso: 50 milioni il saldo tra acquisti e cessioni. Ha pure rinnovato diversi pilastri della rosa (Tomori, Kalulu, Bennacer) blindandoli a cifre ben superiori all’anno scorso ed il monte stipendi è in ascesa anche per questo. Ogni volta che un big rinnova, i tifosi tirano un sospiro di sollievo ma il conto economico subisce un piccolo contraccolpo. Nessuno in via Aldo Rossi si lamenta di questo, beninteso, ma la gestione di un club uscito dalle forche caudine del Fair Play Finanziario (unico in Italia ad aver subito un provvedimento di esclusione dalle coppe) deve tener conto di questi fattori. Nel braccio di ferro estivo per il rinnovo dei loro contratti, Maldini e Massara posero la condizione dell’autonomia nelle scelte di mercato. «Dateci un budget - dissero -0 nel cui ambito vogliamo l’ultima parola sulle scelte tecniche». Ottenuto il budget ed avendolo esaurito nel mercato estivo, assorbito per tre quarti dalla scommessa su un solo giocatore (De Ketelaere) molto giovane e potenzialmente rischioso, il resto del mercato è parso una ricerca affannosa per riempire a costi contenuti le caselle vuote, alcune delle quali sono rimaste aperte. Il risultato, per ora, è impietoso: nessuno dei nuovi ha un posto da titolare nel roster di Pioli. Giocano sempre gli stessi e il gruppo non è cresciuto, beneficiando dell’innesto di forze nuove. Quindi il gioco è diventato prevedibile e molti titolari si sono rilassati, forse per scarsa concorrenza. Una dinamica molto tipica nella gestione dei gruppi, non solo quelli sportivi.

Nei giorni scorsi ha fatto un certo rumore la notizia, rilan-ciata da Repubblica, del presunto impegno che Investcorp avrebbe preso, nella famosa trattativa con Elliott: investire 300 milioni sul mercato. Impegno di cui non si trova traccia nelle carte dell’operazione messa sul tavolo dal gruppo mediorientale anche perché Investcorp è un fondo mosso dalle stesse logiche finanziarie di chi l’ha preceduto e di chi invece (RedBird) ha chiuso l’operazione. Inoltre, un investimento così colossale avrebbe comportato l’esplosione dei costi della rosa: ammortamenti e stipendi. Proprio mentre tutti devono prestare massima attenzione ai nuovi parametri del Fair Play Finanziario che fissano un tetto (70%) al rapporto costi/ricavi. Evidente quindi che il Milan (come nessun altro club italiano) non avrebbe potuto affrontare simili investimenti perché la sua struttura dei ricavi (300 milioni nel 2021/22) non li supporta. Tornando su cifre terrene, l’unico modo per dilatare i budget di mercato è lavorare sui ricavi e tra questi manca da anni al Milan una voce importante: il player trading. Da tre anni non vende quasi nessuno anzi 4 titolari (Donnarumma, Çalhanoglu, Kessie, Romagnoli) sono partiti a zero. Per ragioni diverse, certo, per motivi diversi (tra tutti, quello di non assecondare richieste esorbitanti) ma nessun club oggi, neppure il City, prescinde da un ricambio costante di elementi importanti della rosa. Per ragioni tecniche ma anche finanziarie. Sarebbero bastate un paio di cessioni, ad esempio, per allargare il budget del mercato 2022/23, dai 50 sbloccati grazie alla crescita dei ricavi del club, a 100 oppure di più. Cifre che avrebbero consentito ampi margini di manovra e pure di assorbire serenamente una scommessa difficile come il trequartista belga. Nei rapporti tra proprietà e area tecnica queste valutazioni peseranno certamente perché il problema del Milan non è finanziario ma organizzativo. In questi mesi non si attendono rivoluzioni, né cambi clamorosi. Pioli, per esempio, non è in discussione. Ma a giugno verrà certamente il momento di ripensare l'asset organizzativo
Per quanto riguarda i rinnivi e l'eventuale impatto sul conto economico, direi che siamo ampiamente nei parametri, considerando anche il fatto che a Giungno se ne vanno sicuramente Tatarusanu, Mirante, Ibra, Bakayoko, Dest; sperando di non fare altri (gravi) errori come Origi, nella prossima sessione di mercato.

Difficile giudicare i nuovi al momento, perché a parte Origi e De Katelaere, gli altri hanno visto il campo solo poche manciate di minuti.
Per me grande responsabilità di Pioli nel non aver inserito nelle rotazioni, perché sono convinto che Thiaw, Adlì, Pobega, Vranchkx; con un po' di fiducia e continuità, avrebbero fatto meglio dei vari Gabbia, Krunic, e Messias, magari anche cambindo modulo in modo un po' più razionale di quanto non stia facendo ora Pioli.
 
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Per quanto riguarda i rinnivi e l'eventuale impatto sul conto economico, direi che siamo ampiamente nei parametri, considerando anche il fatto che a Giungno se ne vanno sicuramente Tatarusanu, Mirante, Ibra, Bakayoko, Dest; sperando di non fare altri (gravi) errori come Origi, nella prossima sessione di mercato.

Difficile giudicare i nuovi al momento, perché a parte Origi e De Katelaere, gli altri hanno visto il campo solo poche manciate di minuti.
Per me grande responsabilità di Pioli nel non aver inserito nelle rotazioni, perché sono convinto che Thiaw, Adlì, Pobega, Vranchkx; con un po' di fiducia e continuità, avrebbero fatto meglio dei vari Gabbia, Krunic, e Messias, magari anche cambindo modulo in modo un po' più razionale di quanto non stia facendo ora Pioli.

è la grande critica che faccio a Pioli quest'anno. non ha saputo minimamente adattare la squadra in base alla rosa a disposizione. La colpa è probabilmente di chi l'ha costruita in primis, ma de facto doveva cercare di aggiungere mezz'ali in campo con gli innesti di Adlì, Pobega e CDK. E' da inizio anno che qui dentro si parla di 4-3-2-1 o moduli similari, sembrava la scelta ovvia un centrocampo a tre e mezz'ali/seconde punte per dare equilibrio a questa rosa, invece a continuato testardamente a spompare Benna-Tonali nel suo centrocampo a due, con verticalizzazione estrema e praticamente smettendo di giocare a centrocampo (possesso palla e soprattutto % passaggi riusciti nella metà campo avversaria in peggioramento è il risultato, ovvero MENO QUALITA'). Sembra averlo capito ora, dopo un mese di pallonate in faccia da cani e porci.

Il mercato è stato probabilmente disastroso ma parliamoci chiaro, Pioli ha bruciato anche Paquetà, faceva giocare Bonaventura e Krunic al suo posto. Quindi mi chiedo se CDK è diventato un bidone improvviso, se Adlì non merita un minuto, se Vrankx è pggio di un Messias adattato, se Thiaw non può reggere un confronto con Gabbia o l'azzopato Kjaer. Non penso.
 

7AlePato7

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è la grande critica che faccio a Pioli quest'anno. non ha saputo minimamente adattare la squadra in base alla rosa a disposizione. La colpa è probabilmente di chi l'ha costruita in primis, ma de facto doveva cercare di aggiungere mezz'ali in campo con gli innesti di Adlì, Pobega e CDK. E' da inizio anno che qui dentro si parla di 4-3-2-1 o moduli similari, sembrava la scelta ovvia un centrocampo a tre e mezz'ali/seconde punte per dare equilibrio a questa rosa, invece a continuato testardamente a spompare Benna-Tonali nel suo centrocampo a due, con verticalizzazione estrema e praticamente smettendo di giocare a centrocampo (possesso palla e soprattutto % passaggi riusciti nella metà campo avversaria in peggioramento è il risultato, ovvero MENO QUALITA'). Sembra averlo capito ora, dopo un mese di pallonate in faccia da cani e porci.

Il mercato è stato probabilmente disastroso ma parliamoci chiaro, Pioli ha bruciato anche Paquetà, faceva giocare Bonaventura e Krunic al suo posto. Quindi mi chiedo se CDK è diventato un bidone improvviso, se Adlì non merita un minuto, se Vrankx è pggio di un Messias adattato, se Thiaw non può reggere un confronto con Gabbia o l'azzopato Kjaer. Non penso.
Condivido, Paquetá era un giocatore che ci sarebbe stato quantomeno utile. Anche André Silva, ceduto troppo in fretta senza avere delle vere occasioni, poteva fare al caso nostro.
Errori di valutazione gravi che pesano ora. Adli e CDK per me saranno altre sue vittime mietute dal modo di giocare di Pioli che non prevede fraseggi, ma squadra costantemente lunga e larga. Ciò che sa proporre in alternativa è il catenaccio, come accaduto contro l’Inter, una proposta di gioco piuttosto limitata.
 

7AlePato7

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Le correnti in casa Milan non agitano solo una squadra in crisi ma turbano la fiducia dei tifosi nella nuova proprietà e di quest’ultima verso l’area tecnica, di cui si mette apertamente in discussione la pianificazione di una stagione fin qui deludente. Sfumati gli obiettivi stagionali, il quarto posto l’ultimo appiglio fonddamentale perché da esso dipendono 50 milioni di ricavi, tra diritti UEFA e incassi delle gare casalinghe. I tifosi imputano alla proprietà la mancanza di extra budget per un mercato di gennaio da cui si aspettavano rinforzi per una rosa in evidente difficoltà. D’altro canto, però, il Milan è la società che ha speso di più nella stagione in corso: 50 milioni il saldo tra acquisti e cessioni. Ha pure rinnovato diversi pilastri della rosa (Tomori, Kalulu, Bennacer) blindandoli a cifre ben superiori all’anno scorso ed il monte stipendi è in ascesa anche per questo. Ogni volta che un big rinnova, i tifosi tirano un sospiro di sollievo ma il conto economico subisce un piccolo contraccolpo. Nessuno in via Aldo Rossi si lamenta di questo, beninteso, ma la gestione di un club uscito dalle forche caudine del Fair Play Finanziario (unico in Italia ad aver subito un provvedimento di esclusione dalle coppe) deve tener conto di questi fattori. Nel braccio di ferro estivo per il rinnovo dei loro contratti, Maldini e Massara posero la condizione dell’autonomia nelle scelte di mercato. «Dateci un budget - dissero -0 nel cui ambito vogliamo l’ultima parola sulle scelte tecniche». Ottenuto il budget ed avendolo esaurito nel mercato estivo, assorbito per tre quarti dalla scommessa su un solo giocatore (De Ketelaere) molto giovane e potenzialmente rischioso, il resto del mercato è parso una ricerca affannosa per riempire a costi contenuti le caselle vuote, alcune delle quali sono rimaste aperte. Il risultato, per ora, è impietoso: nessuno dei nuovi ha un posto da titolare nel roster di Pioli. Giocano sempre gli stessi e il gruppo non è cresciuto, beneficiando dell’innesto di forze nuove. Quindi il gioco è diventato prevedibile e molti titolari si sono rilassati, forse per scarsa concorrenza. Una dinamica molto tipica nella gestione dei gruppi, non solo quelli sportivi.

Nei giorni scorsi ha fatto un certo rumore la notizia, rilan-ciata da Repubblica, del presunto impegno che Investcorp avrebbe preso, nella famosa trattativa con Elliott: investire 300 milioni sul mercato. Impegno di cui non si trova traccia nelle carte dell’operazione messa sul tavolo dal gruppo mediorientale anche perché Investcorp è un fondo mosso dalle stesse logiche finanziarie di chi l’ha preceduto e di chi invece (RedBird) ha chiuso l’operazione. Inoltre, un investimento così colossale avrebbe comportato l’esplosione dei costi della rosa: ammortamenti e stipendi. Proprio mentre tutti devono prestare massima attenzione ai nuovi parametri del Fair Play Finanziario che fissano un tetto (70%) al rapporto costi/ricavi. Evidente quindi che il Milan (come nessun altro club italiano) non avrebbe potuto affrontare simili investimenti perché la sua struttura dei ricavi (300 milioni nel 2021/22) non li supporta. Tornando su cifre terrene, l’unico modo per dilatare i budget di mercato è lavorare sui ricavi e tra questi manca da anni al Milan una voce importante: il player trading. Da tre anni non vende quasi nessuno anzi 4 titolari (Donnarumma, Çalhanoglu, Kessie, Romagnoli) sono partiti a zero. Per ragioni diverse, certo, per motivi diversi (tra tutti, quello di non assecondare richieste esorbitanti) ma nessun club oggi, neppure il City, prescinde da un ricambio costante di elementi importanti della rosa. Per ragioni tecniche ma anche finanziarie. Sarebbero bastate un paio di cessioni, ad esempio, per allargare il budget del mercato 2022/23, dai 50 sbloccati grazie alla crescita dei ricavi del club, a 100 oppure di più. Cifre che avrebbero consentito ampi margini di manovra e pure di assorbire serenamente una scommessa difficile come il trequartista belga. Nei rapporti tra proprietà e area tecnica queste valutazioni peseranno certamente perché il problema del Milan non è finanziario ma organizzativo. In questi mesi non si attendono rivoluzioni, né cambi clamorosi. Pioli, per esempio, non è in discussione. Ma a giugno verrà certamente il momento di ripensare l'asset organizzativo
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Le correnti in casa Milan non agitano solo una squadra in crisi ma turbano la fiducia dei tifosi nella nuova proprietà e di quest’ultima verso l’area tecnica, di cui si mette apertamente in discussione la pianificazione di una stagione fin qui deludente. Sfumati gli obiettivi stagionali, il quarto posto l’ultimo appiglio fonddamentale perché da esso dipendono 50 milioni di ricavi, tra diritti UEFA e incassi delle gare casalinghe. I tifosi imputano alla proprietà la mancanza di extra budget per un mercato di gennaio da cui si aspettavano rinforzi per una rosa in evidente difficoltà. D’altro canto, però, il Milan è la società che ha speso di più nella stagione in corso: 50 milioni il saldo tra acquisti e cessioni. Ha pure rinnovato diversi pilastri della rosa (Tomori, Kalulu, Bennacer) blindandoli a cifre ben superiori all’anno scorso ed il monte stipendi è in ascesa anche per questo. Ogni volta che un big rinnova, i tifosi tirano un sospiro di sollievo ma il conto economico subisce un piccolo contraccolpo. Nessuno in via Aldo Rossi si lamenta di questo, beninteso, ma la gestione di un club uscito dalle forche caudine del Fair Play Finanziario (unico in Italia ad aver subito un provvedimento di esclusione dalle coppe) deve tener conto di questi fattori. Nel braccio di ferro estivo per il rinnovo dei loro contratti, Maldini e Massara posero la condizione dell’autonomia nelle scelte di mercato. «Dateci un budget - dissero -0 nel cui ambito vogliamo l’ultima parola sulle scelte tecniche». Ottenuto il budget ed avendolo esaurito nel mercato estivo, assorbito per tre quarti dalla scommessa su un solo giocatore (De Ketelaere) molto giovane e potenzialmente rischioso, il resto del mercato è parso una ricerca affannosa per riempire a costi contenuti le caselle vuote, alcune delle quali sono rimaste aperte. Il risultato, per ora, è impietoso: nessuno dei nuovi ha un posto da titolare nel roster di Pioli. Giocano sempre gli stessi e il gruppo non è cresciuto, beneficiando dell’innesto di forze nuove. Quindi il gioco è diventato prevedibile e molti titolari si sono rilassati, forse per scarsa concorrenza. Una dinamica molto tipica nella gestione dei gruppi, non solo quelli sportivi.

Nei giorni scorsi ha fatto un certo rumore la notizia, rilan-ciata da Repubblica, del presunto impegno che Investcorp avrebbe preso, nella famosa trattativa con Elliott: investire 300 milioni sul mercato. Impegno di cui non si trova traccia nelle carte dell’operazione messa sul tavolo dal gruppo mediorientale anche perché Investcorp è un fondo mosso dalle stesse logiche finanziarie di chi l’ha preceduto e di chi invece (RedBird) ha chiuso l’operazione. Inoltre, un investimento così colossale avrebbe comportato l’esplosione dei costi della rosa: ammortamenti e stipendi. Proprio mentre tutti devono prestare massima attenzione ai nuovi parametri del Fair Play Finanziario che fissano un tetto (70%) al rapporto costi/ricavi. Evidente quindi che il Milan (come nessun altro club italiano) non avrebbe potuto affrontare simili investimenti perché la sua struttura dei ricavi (300 milioni nel 2021/22) non li supporta. Tornando su cifre terrene, l’unico modo per dilatare i budget di mercato è lavorare sui ricavi e tra questi manca da anni al Milan una voce importante: il player trading. Da tre anni non vende quasi nessuno anzi 4 titolari (Donnarumma, Çalhanoglu, Kessie, Romagnoli) sono partiti a zero. Per ragioni diverse, certo, per motivi diversi (tra tutti, quello di non assecondare richieste esorbitanti) ma nessun club oggi, neppure il City, prescinde da un ricambio costante di elementi importanti della rosa. Per ragioni tecniche ma anche finanziarie. Sarebbero bastate un paio di cessioni, ad esempio, per allargare il budget del mercato 2022/23, dai 50 sbloccati grazie alla crescita dei ricavi del club, a 100 oppure di più. Cifre che avrebbero consentito ampi margini di manovra e pure di assorbire serenamente una scommessa difficile come il trequartista belga. Nei rapporti tra proprietà e area tecnica queste valutazioni peseranno certamente perché il problema del Milan non è finanziario ma organizzativo. In questi mesi non si attendono rivoluzioni, né cambi clamorosi. Pioli, per esempio, non è in discussione. Ma a giugno verrà certamente il momento di ripensare l'asset organizzativo
a grandi linee ha ragione su tutto.
difficile dissentire.
 
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è la grande critica che faccio a Pioli quest'anno. non ha saputo minimamente adattare la squadra in base alla rosa a disposizione. La colpa è probabilmente di chi l'ha costruita in primis, ma de facto doveva cercare di aggiungere mezz'ali in campo con gli innesti di Adlì, Pobega e CDK. E' da inizio anno che qui dentro si parla di 4-3-2-1 o moduli similari, sembrava la scelta ovvia un centrocampo a tre e mezz'ali/seconde punte per dare equilibrio a questa rosa, invece a continuato testardamente a spompare Benna-Tonali nel suo centrocampo a due, con verticalizzazione estrema e praticamente smettendo di giocare a centrocampo (possesso palla e soprattutto % passaggi riusciti nella metà campo avversaria in peggioramento è il risultato, ovvero MENO QUALITA'). Sembra averlo capito ora, dopo un mese di pallonate in faccia da cani e porci.

Il mercato è stato probabilmente disastroso ma parliamoci chiaro, Pioli ha bruciato anche Paquetà, faceva giocare Bonaventura e Krunic al suo posto. Quindi mi chiedo se CDK è diventato un bidone improvviso, se Adlì non merita un minuto, se Vrankx è pggio di un Messias adattato, se Thiaw non può reggere un confronto con Gabbia o l'azzopato Kjaer. Non penso.
Che poi se vogliamo 4-4-2 - 4-3-3 - 4-2-3-1, 4-3-2-1, sono tutte facce di una stessa medaglia.
Il campionato l'anno scorso lo abbiamo vinto mettendo Kessie come sotto punta, ma la realtà è che giocavamo con un 4-3-3 "mascherato".

Ciò che molto banalmente deve fare un allenatore, oltre che a insegnare tattica, è mettere i giocatori in campo secondo le loro caratteristiche, per farli rendere al meglio. Pioli su questo punto ha dimostrato di essere molto limitato.
 
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