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Il CorSera su Giroud (10 gol in campionato anche grazie ad una dieta speciale) e Leao (solo tre gol), le due facce del Milan bello e vincente, come contro la Roma in campionato. Ma anche brutto e perdente, come in Coppa Italia contro l’Atalanta, solo tre giorni prima. Arrivati a gennaio, quindi ben oltre metà stagione, è ormai anche inutile chiedersi quale sia quella vera, di faccia. La verità è che lo sono entrambe. E il problema è esattamente questo: il Miian, questo Milan, dovrà convivere realisticamente con i suoi su e giù fino a fine stagione, cercando di portare a casa l’obiettivo principale, vale a dire la qualificazione alla prossima Champions, cercando di mettere in sicurezza il prima possibile il piazzamento per potersi poi concentrare sull’Europa League, l’unico trofeo che manca in bacheca. Il -9 dal primo posto e il +9 dal quinto dà la misura della situazione «a metà strada» del Diavolo. Le due facce del Diavolo sono però anche quelle di Gi- roud e Leao. Il bello, in questo caso, è Olivier. Dieci reti in campionato, doppia cifra raggiunta per la terza stagione di fila. A 37 anni suonati, continua a fare la differenza. Con i gol, ma anche con la sua leadership. «Chi va piano va sano e va lontano, noi non mollia- mo, e se davanti sbagliano...» ha detto dopo lo show di domenica, lasciando intendere che per lui lo scudetto non è ancora un sogno da mettere. Giroud in formissima grazie anche alla dieta personalizzata ritagliatagli su misura dal fratello nutrizionista, Romain: il risultato è sotto gli occhi di tutti. C’era una volta la maledizione della maglia numero nove: l’ha spazzata via. La verità è che quello che ci si aspettava da Leao, vale a dire gol e leadership, lo sta dando Giroud. I numeri, soprattutto in campionato, inchiodano il portoghese alle proprie responsabilità: 3 gol in 17 partite sono pochi, troppo pochi. L’ultimo risale addirittura al 23 settembre, 1-0 al Verona, oltre 100 giorni fa, 115 per l’esattezza. Ma a impressionare, è anche la scarsa pericosità in generale: è diventato più altruista, sta crescendo come assistman, vero, ma da lui è lecito aspettarsi molto di più in termini di finalizzazini. Il numero 10, come i 7 milioni di stipendio, sono un onore ma anche un onere. Sabato a Udine avrà l’ennesima occasione per spezzare la maledizione, aiutando il Milan a trovare finalmente continuità.