Gazidis:"Milan senza limiti? Elliott no scadenza. Ibra...".

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Lineker10

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Ancora Gazidis, questa volta alla GDS in edicola, sul Milan.

Tutte le dichiarazioni:

Gazidis sull’obiettivo di Elliott nel Milan: “Portare orgoglio ai tifosi, ma per far credere loro i primi a crederci dobbiamo essere noi. Credere fortemente in qualcosa, partendo da una fiducia che arriva dal lavoro e dalla preparazione. Non è semplice, però. Non basta dire ‘ci credo’ ed è tutto risolto. È agire che crea fiducia. Noi abbiamo bisogno di muoverci e di costruire con umiltà, perché non abbiamo vinto nulla, non siamo alla fine del percorso. Se anche solo per un attimo ci sentissimo appagati, saremmo morti. Occorre continuare e lavorare, e questo è un processo che ci rende felici”.


Gazidis sulle chance di Scudetto per il Milan: “Per ora non intravediamo un traguardo prefissato, perché siamo dentro ad un percorso. Occorre restare umili, faremo degli errori, ma dagli errori si impara e con una visione comune si superano. Posso senz’altro dire che per me non è un progetto finanziario e di business. Il mio primo movente è la passione. Io mi sono trasferito negli USA a 28 anni per dare vita alla MLS. Ero un avvocato, parenti ed amici pensavano fossi pazzo. Ma non ero interessato ad un progetto imprenditoriale: ero guidato dalla passione per il calcio, che ho tutt’ora. Tant’è vero che ho fatto lo sporting director e non seguivo la parte finanziaria. Quindi ora non ci può essere storia più bella di ciò che stiamo e sto vivendo con il Milan”.

Gazidis su Zlatan Ibrahimović che sogna il titolo con il Milan: “La stagione è lunga e non voglio imporre limiti ai sogni dei giocatori e dei tifosi. Inseguire i sogni e credere nelle nostre capacità è importante. Ma avere solo sogni senza lavoro, preparazione e gioco di squadra, equivale a non avere opportunità. Con tutti questi ingredienti allora tutto è possibile. Io ho i miei sogni ed anche i miei incubi … Ibra sa cosa è necessario per sognare, cosa è necessario fare per raggiungere i sogni, perché lui sa che dietro ogni sogno c’è un lavoro duro. Per me è uguale. Il mio focus è il lavoro. Quando dormo, sogno. Ma quando sono sveglio, lavoro. L’anno in cui iniziai l’avventura negli Stati Uniti la gente diceva che era impossibile creare una lega professionistica di calcio da quelle parti e poi si è visto com’è andata. Vedo delle analogie qui”.

Gazidis sulla ‘mission’ data da Elliott per il Milan: “Il mio lavoro non è fissare obiettivi con termini specifici, ma portare il club verso una visione futura di cui la parte finanziaria è solo una componente, un mezzo per creare opportunità ed orgoglio. Per riuscirci, occorre creare una squadra che crei emozioni, i giocatori devono giocare con passione e unità e io vedo molto senso d’appartenenza. Vedo giocatori meno giovani che non hanno i soldi come obiettivo, ma qualcosa che può farli arricchire in un altro modo, a partire dalle motivazioni. Quando parliamo di auto-sostenibilità, non intendiamo un fine, ma un mezzo. Questo club appartiene all’Europa ed è stato molto doloroso accettarne l’esclusione”.

Gazidis sulla gestione del Milan da parte di Elliott e sui Singer: “Paul è un tifoso, certo. Ma è una proprietà diversa da quelle che hanno caratterizzato alcuni club italiani in passato. Posso dire che, così come non c’è un cronoprogramma in termini di obiettivi, Elliott non si pone limiti temporali in merito alla sua gestione del club. Per quanto riguarda Gordon, anche lui è un appassionato ed un esperto di calcio. Segue il Milan attentamente. Sovente mi manda dei messaggi durante le partite per commentarle, ma non mi chiamerà mai per dire ‘voglio che cambi l’allenatore’ oppure che ‘un giocatore non sta andando bene’. Ciò in cui crede la proprietà è un progetto serio, con una strategia chiara, che possa riportare il club ad alti livelli, e non nella passione senza controllo. Il Milan non è solo una squadra di calcio: è un’importante comunità globale che parte da Milano. È una istituzione per il Paese e per il Mondo. Abbiamo una grande responsabilità ed anche la proprietà ne è pienamente consapevole. Ve lo dice uno che ormai non si sente solo italiano, ma molto milanese …”.

Gazidis sul direttore tecnico del Milan, Paolo Maldini: “Paolo rappresenta la storia del club, ma non è questa la ragione per cui credo in lui. Io credo in lui perché è persona che guarda avanti, abbraccia nuove cose, lavora con umiltà e passione ma anche intelligenza. È una cosa che ho subito visto, appena arrivato. Maldini è il punto di riferimento di un settore che lavora nel modo giusto in tutte le sue componenti”.

Gazidis sul tecnico del Milan, Stefano Pioli: “È un uomo di una profondità straordinaria. È arrivato in un momento complicato, davanti aveva una sfida complicata. Ciò che mi ha impressionato è che fa le cose in modo semplice, fa sembrare tutto facile anche quando non lo è. È stato bravo a non dare peso a tutto ciò che gli stava intorno, e in effetti la soluzione giusta ce l’avevamo sotto il naso. Quando abbiamo capito che lui poteva concretizzare la nostra visione, andare avanti con lui è stata la cosa più normale. Apprezzo molto il suo modo di lavorare e come si pone fuori dal campo: lo stile è importante. La verità è che anche quando ci siamo trovati in momenti difficili, vedevo una luce nel gioco della squadra e in nessun momento né io, né Maldini né Frederic Massara abbiamo pensato che fosse tutto finito. C’era qualcosa che ci dava speranza. Il nostro adesso è un calcio progressista, innovativo, applicato con coraggio e serietà”.

Gazidis sugli obiettivi del Milan ora che l’asticella si è alzata: “Non vogliamo imporre un obiettivo fisso di classifica, perché non è così semplice. Le cose non sono così nette, sono valutazioni complessive. Per noi è più importante vedere il progresso verso l’obiettivo, che è darci un futuro all’altezza”.

Gazidis sul calciomercato di gennaio per il Milan: “Questa squadra è un organismo delicato, con tanti ingredienti, c’è un equilibrio abbastanza magico da preservare. Le scelte devono essere coerenti. Per esempio, ci sono personalità che emergono, come Pierre Kalulu: si è fatto trovare pronto perché ha lavorato. Quindi occorre pescare le persone giuste e non prendere qualcuno tanto per farlo. Maldini è sensibile ed intelligente, quindi sa mantenere gli equilibri”.

Gazidis sul possibile rinnovo di Ibrahimović con il Milan: “Del rinnovo non abbiamo ancora parlato. Sarà una decisione non solo del club, ma anche sua. È una persona speciale, con motivazioni straordinarie e di grande intelligenza. Questa combinazione gli dà grande forza in tutto ciò che fa. Ci avevamo già provato a gennaio 2019, ma ci aveva detto di no perché la storia con i Galaxy non era ancora finita. Ibra fa migliorare il gruppo perché ti sfida a dare di più, e questa sfida l’accettano tutti, giocatori e club. A questo livello trovare un 5% in più dentro di sé fa la differenza”.

Gazidis sui rinnovi di Gigio Donnarumma e Hakan Çalhanoğlu con il Milan: “Le discussioni procedono. E poi non c’è nessun dubbio sulla loro professionalità, e questo è importante. Percepisco un ambiente molto positivo. Però vorrei fare una precisazione importante. La nostra è una storia collettiva, non del singolo. Quando i giocatori cantano ‘Pioli is on fire’, il coro non è realmente su Pioli, ma pensano al collettivo. In questa squadra ognuno lotta per l’altro, quando uno fa un errore c’è un grande supporto. Se mi chiedete il segreto di questa squadra, è questo. Difficile parlare solo di individualità. Si parla spesso di Ibra, ok, ma ognuno ha una storia bella e divertente da offrire. L’assenza di Zlatan ha rafforzato la squadra. E poi anche la squadra ha dato qualcosa a lui”.

Gazidis sul nuovo stadio di Milan e Inter: “Questa città ha bisogno di uno stadio per il futuro. In MLS ho visto come gli stadi hanno dato un impulso molto forte allo sviluppo del calcio. ‘San Siro‘ è un mito, ma non è questo il tema. Il tema è che se diciamo di ‘no’ ora, sappiamo già cosa succederà … Dobbiamo pensare alle future generazioni di tifosi ed ai loro bisogni”.

Ancora una volta ha riassunto le linee guida della gestione si questo Milan.

Per ora i risultati sono talmente positivi che non si può criticare più di tanto.

Il difficile sarà mantenere sempre alta la sfida e migliorare ora che i primi fondamentali passi sono stati fatti nella giusta direzione.
 

A.C Milan 1899

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Speriamo Maldini peschi qualche giovane forte in stile theo.
Cito theo in quanto un giocatore in orbita real non è esattamente banale e normale.
L'alternativa sarebbe operazioni alla hauge.

Purtroppo i giocatori forti, in ascesa e affermati oramai è chiaro non sono in agenda.
Scartati a priori.

Jovic forse rientra tra le possibilità ma purchè non ci sia un'asta altrimenti siamo tagliati fuori.
Come vedi quello che spacciano per 'mercato serio e senza compromessi' altro non è che il mercato dei pezzenti.
Puoi edulcorare la pillola quanto vuoi ma poi alla fine scopri che in realtà era una supposta.

E sappiamo dove si mette la supposta...

La cosa esilarante (se non fosse tragica) è che ci sono tifosi che nella rete del “ mercato serio e senza compromessi” ci cadono eccome. Evolution is a wonderful thing, honey. Certo credo che neanche Gangbanglliani, quando nel 2009 auspicava la nascita dei “tifosi evoluti”, avrebbe immaginato che parte della tifoseria si sarebbe evoluta così tanto, ma ehi, suppongo faccia parte del pacchetto “essere umano”: ci si abitua a tutto, al lusso più sfrenato come alla povertà più abbietta. Prendi un essere umano e trattalo così male, e per così lungo tempo, da farlo arrivare ad avere le sembianze di un cagnolino che non si capisce se viene menato troppo o troppo poco che, poi, dopo tanto bastone al solo accenno di carota, o al solo intravedere la carota, accorrerà scodinzolante e docile come un barboncino (nonostante sappia benissimo che la carota non la vedrà manco stavolta, e riceverà solo una bastonata meno lieve).

Che bella cosa l’evoluzione...

Gangbanglliani e Abbelluscone sono riusciti, a colpi di mediocrità e infamia, ad “addomesticare” così tanto una delle tifoserie una volta tra le più calde ed esigenti del mondo che, ne sono certo, se a qualificazione CL ottenuta noi prendessimo i già citati Lovato e Scamacca come “mercato Champions”, ci sarebbe pieno di tifosi pronti a fingerizzarsi all’estremo, pronti a praticare fingering estremo per quei due e a snobbare i profili internazionali perché “bolliti e senza stimoli”.
 
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E sappiamo dove si mette la supposta...

La cosa esilarante (se non fosse tragica) è che ci sono tifosi che nella rete del “ mercato serio e senza compromessi” ci cadono eccome. Evolution is a wonderful thing, honey. Certo credo che neanche Gangbanglliani, quando nel 2009 auspicava la nascita dei “tifosi evoluti”, avrebbe immaginato che parte della tifoseria si sarebbe evoluta così tanto, ma ehi, suppongo faccia parte del pacchetto “essere umano”: ci si abitua a tutto, al lusso più sfrenato come alla povertà più abbietta. Prendi un essere umano e trattalo così male, e per così lungo tempo, da farlo arrivare ad avere le sembianze di un cagnolino che non si capisce se viene menato troppo o troppo poco che, poi, dopo tanto bastone al solo accenno di carota, o al solo intravedere la carota, accorrerà scodinzolante e docile come un barboncino.

Che bella cosa l’evoluzione...

Beh per chi vuole vederla la realtà è questa.
Il calcio sarà anche diventato azienda ma si può essere 'sostenibili' in più modi.
La nostra proprietà ha scelto il modo in cui esserlo e comunque ci sono tifosi che lo accettano e addirittura lodano la proprietà perchè paga gli stipendi, fa andare avanti il carrozzone e ripiana i passivi in bilancio.

E vorrei ben vedere.....


Comunque sono temi che tocchiamo da anni.
Se non altro ora abbiamo una banda di ragazzi che ci fa pensare al campo.
I disastri economici per anni si sono sommati a quelli tecnici e in tanti si sono convinti che le capacità escludono le risorse e viceversa.
Come se i soldi debbano solo esser messi in mano a uno scemo e invece quello capace debba fare le nozze coi fichi secchi.

La terza possibilità, la più normale, ormai il lavaggio di cervelli è stato tale che l'ha annichilita : risorse in mano a gente capace.

Cosa saprebbero fare maldini e massara se avessero delle risorse in mano ??
Ai posteri l'ardua sentenza.
 
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Beh per chi vuole vederla la realtà è questa.
Il calcio sarà anche diventato azienda ma si può essere 'sostenibili' in più modi.
La nostra proprietà ha scelto il modo in cui esserlo e comunque ci sono tifosi che lo accettano e addirittura lodano la proprietà perchè paga gli stipendi, fa andare avanti il carrozzone e ripiana i passivi in bilancio.

E vorrei ben vedere.....


Comunque sono temi che tocchiamo da anni.
Se non altro ora abbiamo una banda di ragazzi che ci fa pensare al campo.
I disastri economici per anni si sono sommati a quelli tecnici e in tanti si sono convinti che le capacità escludono le risorse e viceversa.
Come se i soldi debbano solo esser messi in mano a uno scemo e invece quello capace debba fare le nozze coi fichi secchi.

La terza possibilità, la più normale, ormai il lavaggio di cervelli è stato tale che l'ha annichilita : risorse in mano a gente capace.

Cosa saprebbero fare maldini e massara se avessero delle risorse in mano ??
Ai posteri l'ardua sentenza.

Ma capisci che con un deficit di 200 milioni quella seguita era l' unica strada percorribile?

A noi serviva una sceicco, non è arrivato, ma non puoi dare la colpa a Gazidis o chi per lui, se non hanno voluto "sceiccare", non lo si poteva assolutamente pretendere, è come fare i rikki col **** degli altri.

Hanno scelto la legittima strada che ogni azienda del mondo seguirebbe, e in 3 anni siamo passati dalle stalle alle stelle ( almeno per ora).

Il prossimo passo è lo stadio, che vogliamo di più?

Abbiamo tutti gli elementi per essere ottimisti, squadra fortissima e giovanissima, di sbaraccare non se ne parla, io la vedo positiva.

Come ho scritto ieri, vorrei lo sforzo solo per un grandissimo centravanti, perché è proprio vitale per noi e sopratutto il momento è ORA.
 
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Ancora Gazidis, questa volta alla GDS in edicola, sul Milan.

Tutte le dichiarazioni:

Gazidis sull’obiettivo di Elliott nel Milan: “Portare orgoglio ai tifosi, ma per far credere loro i primi a crederci dobbiamo essere noi. Credere fortemente in qualcosa, partendo da una fiducia che arriva dal lavoro e dalla preparazione. Non è semplice, però. Non basta dire ‘ci credo’ ed è tutto risolto. È agire che crea fiducia. Noi abbiamo bisogno di muoverci e di costruire con umiltà, perché non abbiamo vinto nulla, non siamo alla fine del percorso. Se anche solo per un attimo ci sentissimo appagati, saremmo morti. Occorre continuare e lavorare, e questo è un processo che ci rende felici”.


Gazidis sulle chance di Scudetto per il Milan: “Per ora non intravediamo un traguardo prefissato, perché siamo dentro ad un percorso. Occorre restare umili, faremo degli errori, ma dagli errori si impara e con una visione comune si superano. Posso senz’altro dire che per me non è un progetto finanziario e di business. Il mio primo movente è la passione. Io mi sono trasferito negli USA a 28 anni per dare vita alla MLS. Ero un avvocato, parenti ed amici pensavano fossi pazzo. Ma non ero interessato ad un progetto imprenditoriale: ero guidato dalla passione per il calcio, che ho tutt’ora. Tant’è vero che ho fatto lo sporting director e non seguivo la parte finanziaria. Quindi ora non ci può essere storia più bella di ciò che stiamo e sto vivendo con il Milan”.

Gazidis su Zlatan Ibrahimović che sogna il titolo con il Milan: “La stagione è lunga e non voglio imporre limiti ai sogni dei giocatori e dei tifosi. Inseguire i sogni e credere nelle nostre capacità è importante. Ma avere solo sogni senza lavoro, preparazione e gioco di squadra, equivale a non avere opportunità. Con tutti questi ingredienti allora tutto è possibile. Io ho i miei sogni ed anche i miei incubi … Ibra sa cosa è necessario per sognare, cosa è necessario fare per raggiungere i sogni, perché lui sa che dietro ogni sogno c’è un lavoro duro. Per me è uguale. Il mio focus è il lavoro. Quando dormo, sogno. Ma quando sono sveglio, lavoro. L’anno in cui iniziai l’avventura negli Stati Uniti la gente diceva che era impossibile creare una lega professionistica di calcio da quelle parti e poi si è visto com’è andata. Vedo delle analogie qui”.

Gazidis sulla ‘mission’ data da Elliott per il Milan: “Il mio lavoro non è fissare obiettivi con termini specifici, ma portare il club verso una visione futura di cui la parte finanziaria è solo una componente, un mezzo per creare opportunità ed orgoglio. Per riuscirci, occorre creare una squadra che crei emozioni, i giocatori devono giocare con passione e unità e io vedo molto senso d’appartenenza. Vedo giocatori meno giovani che non hanno i soldi come obiettivo, ma qualcosa che può farli arricchire in un altro modo, a partire dalle motivazioni. Quando parliamo di auto-sostenibilità, non intendiamo un fine, ma un mezzo. Questo club appartiene all’Europa ed è stato molto doloroso accettarne l’esclusione”.

Gazidis sulla gestione del Milan da parte di Elliott e sui Singer: “Paul è un tifoso, certo. Ma è una proprietà diversa da quelle che hanno caratterizzato alcuni club italiani in passato. Posso dire che, così come non c’è un cronoprogramma in termini di obiettivi, Elliott non si pone limiti temporali in merito alla sua gestione del club. Per quanto riguarda Gordon, anche lui è un appassionato ed un esperto di calcio. Segue il Milan attentamente. Sovente mi manda dei messaggi durante le partite per commentarle, ma non mi chiamerà mai per dire ‘voglio che cambi l’allenatore’ oppure che ‘un giocatore non sta andando bene’. Ciò in cui crede la proprietà è un progetto serio, con una strategia chiara, che possa riportare il club ad alti livelli, e non nella passione senza controllo. Il Milan non è solo una squadra di calcio: è un’importante comunità globale che parte da Milano. È una istituzione per il Paese e per il Mondo. Abbiamo una grande responsabilità ed anche la proprietà ne è pienamente consapevole. Ve lo dice uno che ormai non si sente solo italiano, ma molto milanese …”.

Gazidis sul direttore tecnico del Milan, Paolo Maldini: “Paolo rappresenta la storia del club, ma non è questa la ragione per cui credo in lui. Io credo in lui perché è persona che guarda avanti, abbraccia nuove cose, lavora con umiltà e passione ma anche intelligenza. È una cosa che ho subito visto, appena arrivato. Maldini è il punto di riferimento di un settore che lavora nel modo giusto in tutte le sue componenti”.

Gazidis sul tecnico del Milan, Stefano Pioli: “È un uomo di una profondità straordinaria. È arrivato in un momento complicato, davanti aveva una sfida complicata. Ciò che mi ha impressionato è che fa le cose in modo semplice, fa sembrare tutto facile anche quando non lo è. È stato bravo a non dare peso a tutto ciò che gli stava intorno, e in effetti la soluzione giusta ce l’avevamo sotto il naso. Quando abbiamo capito che lui poteva concretizzare la nostra visione, andare avanti con lui è stata la cosa più normale. Apprezzo molto il suo modo di lavorare e come si pone fuori dal campo: lo stile è importante. La verità è che anche quando ci siamo trovati in momenti difficili, vedevo una luce nel gioco della squadra e in nessun momento né io, né Maldini né Frederic Massara abbiamo pensato che fosse tutto finito. C’era qualcosa che ci dava speranza. Il nostro adesso è un calcio progressista, innovativo, applicato con coraggio e serietà”.

Gazidis sugli obiettivi del Milan ora che l’asticella si è alzata: “Non vogliamo imporre un obiettivo fisso di classifica, perché non è così semplice. Le cose non sono così nette, sono valutazioni complessive. Per noi è più importante vedere il progresso verso l’obiettivo, che è darci un futuro all’altezza”.

Gazidis sul calciomercato di gennaio per il Milan: “Questa squadra è un organismo delicato, con tanti ingredienti, c’è un equilibrio abbastanza magico da preservare. Le scelte devono essere coerenti. Per esempio, ci sono personalità che emergono, come Pierre Kalulu: si è fatto trovare pronto perché ha lavorato. Quindi occorre pescare le persone giuste e non prendere qualcuno tanto per farlo. Maldini è sensibile ed intelligente, quindi sa mantenere gli equilibri”.

Gazidis sul possibile rinnovo di Ibrahimović con il Milan: “Del rinnovo non abbiamo ancora parlato. Sarà una decisione non solo del club, ma anche sua. È una persona speciale, con motivazioni straordinarie e di grande intelligenza. Questa combinazione gli dà grande forza in tutto ciò che fa. Ci avevamo già provato a gennaio 2019, ma ci aveva detto di no perché la storia con i Galaxy non era ancora finita. Ibra fa migliorare il gruppo perché ti sfida a dare di più, e questa sfida l’accettano tutti, giocatori e club. A questo livello trovare un 5% in più dentro di sé fa la differenza”.

Gazidis sui rinnovi di Gigio Donnarumma e Hakan Çalhanoğlu con il Milan: “Le discussioni procedono. E poi non c’è nessun dubbio sulla loro professionalità, e questo è importante. Percepisco un ambiente molto positivo. Però vorrei fare una precisazione importante. La nostra è una storia collettiva, non del singolo. Quando i giocatori cantano ‘Pioli is on fire’, il coro non è realmente su Pioli, ma pensano al collettivo. In questa squadra ognuno lotta per l’altro, quando uno fa un errore c’è un grande supporto. Se mi chiedete il segreto di questa squadra, è questo. Difficile parlare solo di individualità. Si parla spesso di Ibra, ok, ma ognuno ha una storia bella e divertente da offrire. L’assenza di Zlatan ha rafforzato la squadra. E poi anche la squadra ha dato qualcosa a lui”.

Gazidis sul nuovo stadio di Milan e Inter: “Questa città ha bisogno di uno stadio per il futuro. In MLS ho visto come gli stadi hanno dato un impulso molto forte allo sviluppo del calcio. ‘San Siro‘ è un mito, ma non è questo il tema. Il tema è che se diciamo di ‘no’ ora, sappiamo già cosa succederà … Dobbiamo pensare alle future generazioni di tifosi ed ai loro bisogni”.

"Aiutami a dire 'sticazzi". Cit. Corrado Guzzanti in versione Giulio Tremonti.
 

A.C Milan 1899

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Beh per chi vuole vederla la realtà è questa.
Il calcio sarà anche diventato azienda ma si può essere 'sostenibili' in più modi.
La nostra proprietà ha scelto il modo in cui esserlo e comunque ci sono tifosi che lo accettano e addirittura lodano la proprietà perchè paga gli stipendi, fa andare avanti il carrozzone e ripiana i passivi in bilancio.

E vorrei ben vedere.....


Comunque sono temi che tocchiamo da anni.
Se non altro ora abbiamo una banda di ragazzi che ci fa pensare al campo.
I disastri economici per anni si sono sommati a quelli tecnici e in tanti si sono convinti che le capacità escludono le risorse e viceversa.
Come se i soldi debbano solo esser messi in mano a uno scemo e invece quello capace debba fare le nozze coi fichi secchi.

La terza possibilità, la più normale, ormai il lavaggio di cervelli è stato tale che l'ha annichilita : risorse in mano a gente capace.

Cosa saprebbero fare maldini e massara se avessero delle risorse in mano ??
Ai posteri l'ardua sentenza.

Si, guarda, quella è la cosa più divertente, pare che non si possa avere soldi (che la UEFA permette alle proprietà di mettere entro certi limiti, e nel nostro caso sarebbero più che sufficienti per colmare le restanti lacune) e competenza, o l’uno o l’altro. O 250 milioni in mano al calabroleso o Maldini in giro con budget da 10/15 milioni a finestra di mercato. My way or the highway, non ci sono altre alternative. Game over.

Come dici tu, c’è stato un lavaggio di cervelli tale da annichilire la ragione. Del resto “El sueño de la razón produce monstruos”, si sa bene. Del resto quando, nel pre-Giannino, io e tanti altri della vecchia guardia, in Curva, capimmo quali erano i piani (mi riferisco già a prima del discorso famoso del 2009 sugli “evoluti” fatto dal Gallinaceo), ossia smantellare il Milan dall’interno e cambiarne la tifoseria costringendola ad adattarsi ad un qualcosa che col Milan non poteva né doveva c’entrare nulla, non accettando tutto ciò, e non accettando che la nostra ragione venisse messa a dormire, venimmo “fatti fuori” dal mondo Milan senza tanti indugi, e rimasero solo i servi e quelli più deboli e manipolabili.

Ma capisci che con un deficit di 200 milioni quella seguita era l' unica strada percorribile?

A noi serviva una sceicco, non è arrivato, ma non puoi dare la colpa a Gazidis o chi per lui, se non hanno voluto "sceiccare", non lo si poteva assolutamente pretendere, è come fare i rikki col **** degli altri.

Hanno scelto la legittima strada che ogni azienda del mondo seguirebbe, e in 3 anni siamo passati dalle stalle alle stelle ( almeno per ora).

Il prossimo passo è lo stadio, che vogliamo di più?

Abbiamo tutti gli elementi per essere ottimisti, squadra fortissima e giovanissima, di sbaraccare non se ne parla, io la vedo positiva.

Come ho scritto ieri, vorrei lo sforzo solo per un grandissimo centravanti, perché è proprio vitale per noi e sopratutto il momento è ORA.

E io ti ripeto quello che ti ho già scritto: per fare quanto da te detto (e concordo in pieno quando scrivi “il momento è ORA”) servirebbe che la proprietà pompasse nel fatturato club le risorse che la UEFA permette di pompare, ossia l’equivalente del 30% del fatturato.

Perché senza tale mossa il club NON ha le risorse “autoprodotte” per fare tale investimento senza andare enormemente sotto coi conti e quindi venire sanzionato dalla UEFA.

Faranno questo sforzo ( che peraltro, ed è questo che mi manda in bestia, come detto e riemetto rientrerebbe pienamente nelle normative UEFA)? Facciamoci, marzullianamente, una domanda, e diamoci, altrettanto marzullianamente, una risposta.

E tra l’altro io erano due anni che te lo dicevo che non c’era bisogno di “sceiccare”, né di spendere 400 milioni a finestra di mercato. Due anni che ti dicevo che bastava mettere quello che la UEFA, da norme FPF, consente di mettere (mentre noi alla voce sponsorizzazioni da holding siamo a ZERO EURO, letteralmente ZERO EURO), e che non c’era affatto bisogno di invocare Al Maktum, ma semplicemente qualcuno che volesse perlomeno sfruttare tutte le opportunità concesse dalle normative vigenti (cosa che la famiglia Finger(ing) si guarda bene dal fare). Gli sceicchi investivano a fondo perduto anche il 500%, il 600% di ciò che produceva il club, prima che entrasse in vigore l’FPF, a noi sarebbe bastato che la famiglia Finger(ing) ci mettesse, nel fatturato, quel 30% che ricade nelle norme UEFA. Non è stato fatto. Ora i nodi stanno venendo al pettine.
 
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Ma capisci che con un deficit di 200 milioni quella seguita era l' unica strada percorribile?

A noi serviva una sceicco, non è arrivato, ma non puoi dare la colpa a Gazidis o chi per lui, se non hanno voluto "sceiccare", non lo si poteva assolutamente pretendere, è come fare i rikki col **** degli altri.

Hanno scelto la legittima strada che ogni azienda del mondo seguirebbe, e in 3 anni siamo passati dalle stalle alle stelle ( almeno per ora).

Il prossimo passo è lo stadio, che vogliamo di più?

Abbiamo tutti gli elementi per essere ottimisti, squadra fortissima e giovanissima, di sbaraccare non se ne parla, io la vedo positiva.

Come ho scritto ieri, vorrei lo sforzo solo per un grandissimo centravanti, perché è proprio vitale per noi e sopratutto il momento è ORA.

Non è cosi , mi spiace.
Ci sono altri modi per immettere soldini e aumentare le risorse.
Non lo stanno facendo.
Io guardo i fatti.
 
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Ogni tifoso però ovviamente è libero di sognare una gestione alla lotito o alla adl e non devo certo esser io a giudicare.

Io credo invece che il milan meriti una grande proprietà, una proprietà che pur in mezzo ai folli vincoli del fpf faccia il suo.
Le grandi proprietà il fpf lo stuprano a loro piacimento, le piccole proprietà lo usano per farci i loro traffici.

Resto sempre convinto che la fase che stiamo vivendo sia una fase di passaggio, il vero cambio societario deve ancora arrivare.
Ora siamo in una fase di trasformazione di una realtà a gestione familiare in una realtà moderna e industriale.
In tale fase il risultato sportivo non è l'assillo.
 

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Gazidis sull’obiettivo di Elliott nel Milan: “Portare orgoglio ai tifosi, ma per far credere loro i primi a crederci dobbiamo essere noi. Credere fortemente in qualcosa, partendo da una fiducia che arriva dal lavoro e dalla preparazione. Non è semplice, però. Non basta dire ‘ci credo’ ed è tutto risolto. È agire che crea fiducia. Noi abbiamo bisogno di muoverci e di costruire con umiltà, perché non abbiamo vinto nulla, non siamo alla fine del percorso. Se anche solo per un attimo ci sentissimo appagati, saremmo morti. Occorre continuare e lavorare, e questo è un processo che ci rende felici”.


Gazidis sulle chance di Scudetto per il Milan: “Per ora non intravediamo un traguardo prefissato, perché siamo dentro ad un percorso. Occorre restare umili, faremo degli errori, ma dagli errori si impara e con una visione comune si superano. Posso senz’altro dire che per me non è un progetto finanziario e di business. Il mio primo movente è la passione. Io mi sono trasferito negli USA a 28 anni per dare vita alla MLS. Ero un avvocato, parenti ed amici pensavano fossi pazzo. Ma non ero interessato ad un progetto imprenditoriale: ero guidato dalla passione per il calcio, che ho tutt’ora. Tant’è vero che ho fatto lo sporting director e non seguivo la parte finanziaria. Quindi ora non ci può essere storia più bella di ciò che stiamo e sto vivendo con il Milan”.

Gazidis su Zlatan Ibrahimović che sogna il titolo con il Milan: “La stagione è lunga e non voglio imporre limiti ai sogni dei giocatori e dei tifosi. Inseguire i sogni e credere nelle nostre capacità è importante. Ma avere solo sogni senza lavoro, preparazione e gioco di squadra, equivale a non avere opportunità. Con tutti questi ingredienti allora tutto è possibile. Io ho i miei sogni ed anche i miei incubi … Ibra sa cosa è necessario per sognare, cosa è necessario fare per raggiungere i sogni, perché lui sa che dietro ogni sogno c’è un lavoro duro. Per me è uguale. Il mio focus è il lavoro. Quando dormo, sogno. Ma quando sono sveglio, lavoro. L’anno in cui iniziai l’avventura negli Stati Uniti la gente diceva che era impossibile creare una lega professionistica di calcio da quelle parti e poi si è visto com’è andata. Vedo delle analogie qui”.

Gazidis sulla ‘mission’ data da Elliott per il Milan: “Il mio lavoro non è fissare obiettivi con termini specifici, ma portare il club verso una visione futura di cui la parte finanziaria è solo una componente, un mezzo per creare opportunità ed orgoglio. Per riuscirci, occorre creare una squadra che crei emozioni, i giocatori devono giocare con passione e unità e io vedo molto senso d’appartenenza. Vedo giocatori meno giovani che non hanno i soldi come obiettivo, ma qualcosa che può farli arricchire in un altro modo, a partire dalle motivazioni. Quando parliamo di auto-sostenibilità, non intendiamo un fine, ma un mezzo. Questo club appartiene all’Europa ed è stato molto doloroso accettarne l’esclusione”.

Gazidis sulla gestione del Milan da parte di Elliott e sui Singer: “Paul è un tifoso, certo. Ma è una proprietà diversa da quelle che hanno caratterizzato alcuni club italiani in passato. Posso dire che, così come non c’è un cronoprogramma in termini di obiettivi, Elliott non si pone limiti temporali in merito alla sua gestione del club. Per quanto riguarda Gordon, anche lui è un appassionato ed un esperto di calcio. Segue il Milan attentamente. Sovente mi manda dei messaggi durante le partite per commentarle, ma non mi chiamerà mai per dire ‘voglio che cambi l’allenatore’ oppure che ‘un giocatore non sta andando bene’. Ciò in cui crede la proprietà è un progetto serio, con una strategia chiara, che possa riportare il club ad alti livelli, e non nella passione senza controllo. Il Milan non è solo una squadra di calcio: è un’importante comunità globale che parte da Milano. È una istituzione per il Paese e per il Mondo. Abbiamo una grande responsabilità ed anche la proprietà ne è pienamente consapevole. Ve lo dice uno che ormai non si sente solo italiano, ma molto milanese …”.

Gazidis sul direttore tecnico del Milan, Paolo Maldini: “Paolo rappresenta la storia del club, ma non è questa la ragione per cui credo in lui. Io credo in lui perché è persona che guarda avanti, abbraccia nuove cose, lavora con umiltà e passione ma anche intelligenza. È una cosa che ho subito visto, appena arrivato. Maldini è il punto di riferimento di un settore che lavora nel modo giusto in tutte le sue componenti”.

Gazidis sul tecnico del Milan, Stefano Pioli: “È un uomo di una profondità straordinaria. È arrivato in un momento complicato, davanti aveva una sfida complicata. Ciò che mi ha impressionato è che fa le cose in modo semplice, fa sembrare tutto facile anche quando non lo è. È stato bravo a non dare peso a tutto ciò che gli stava intorno, e in effetti la soluzione giusta ce l’avevamo sotto il naso. Quando abbiamo capito che lui poteva concretizzare la nostra visione, andare avanti con lui è stata la cosa più normale. Apprezzo molto il suo modo di lavorare e come si pone fuori dal campo: lo stile è importante. La verità è che anche quando ci siamo trovati in momenti difficili, vedevo una luce nel gioco della squadra e in nessun momento né io, né Maldini né Frederic Massara abbiamo pensato che fosse tutto finito. C’era qualcosa che ci dava speranza. Il nostro adesso è un calcio progressista, innovativo, applicato con coraggio e serietà”.

Gazidis sugli obiettivi del Milan ora che l’asticella si è alzata: “Non vogliamo imporre un obiettivo fisso di classifica, perché non è così semplice. Le cose non sono così nette, sono valutazioni complessive. Per noi è più importante vedere il progresso verso l’obiettivo, che è darci un futuro all’altezza”.

Gazidis sul calciomercato di gennaio per il Milan: “Questa squadra è un organismo delicato, con tanti ingredienti, c’è un equilibrio abbastanza magico da preservare. Le scelte devono essere coerenti. Per esempio, ci sono personalità che emergono, come Pierre Kalulu: si è fatto trovare pronto perché ha lavorato. Quindi occorre pescare le persone giuste e non prendere qualcuno tanto per farlo. Maldini è sensibile ed intelligente, quindi sa mantenere gli equilibri”.

Gazidis sul possibile rinnovo di Ibrahimović con il Milan: “Del rinnovo non abbiamo ancora parlato. Sarà una decisione non solo del club, ma anche sua. È una persona speciale, con motivazioni straordinarie e di grande intelligenza. Questa combinazione gli dà grande forza in tutto ciò che fa. Ci avevamo già provato a gennaio 2019, ma ci aveva detto di no perché la storia con i Galaxy non era ancora finita. Ibra fa migliorare il gruppo perché ti sfida a dare di più, e questa sfida l’accettano tutti, giocatori e club. A questo livello trovare un 5% in più dentro di sé fa la differenza”.

Gazidis sui rinnovi di Gigio Donnarumma e Hakan Çalhanoğlu con il Milan: “Le discussioni procedono. E poi non c’è nessun dubbio sulla loro professionalità, e questo è importante. Percepisco un ambiente molto positivo. Però vorrei fare una precisazione importante. La nostra è una storia collettiva, non del singolo. Quando i giocatori cantano ‘Pioli is on fire’, il coro non è realmente su Pioli, ma pensano al collettivo. In questa squadra ognuno lotta per l’altro, quando uno fa un errore c’è un grande supporto. Se mi chiedete il segreto di questa squadra, è questo. Difficile parlare solo di individualità. Si parla spesso di Ibra, ok, ma ognuno ha una storia bella e divertente da offrire. L’assenza di Zlatan ha rafforzato la squadra. E poi anche la squadra ha dato qualcosa a lui”.

Gazidis sul nuovo stadio di Milan e Inter: “Questa città ha bisogno di uno stadio per il futuro. In MLS ho visto come gli stadi hanno dato un impulso molto forte allo sviluppo del calcio. ‘San Siro‘ è un mito, ma non è questo il tema. Il tema è che se diciamo di ‘no’ ora, sappiamo già cosa succederà … Dobbiamo pensare alle future generazioni di tifosi ed ai loro bisogni”.


Non sarà, forse, un fenomeno nel mettere entusiasmo all’ambiente
Ma chi parla di malafede e non curanza da parte della società, merita il Giannino per altri 10.
A me è piaciuto, almeno non illude nessuno e fa il suo lavoro come deve e non come gli conviene
 

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Ogni tifoso però ovviamente è libero di sognare una gestione alla lotito o alla adl e non devo certo esser io a giudicare.

Io credo invece che il milan meriti una grande proprietà, una proprietà che pur in mezzo ai folli vincoli del fpf faccia il suo.
Le grandi proprietà il fpf lo stuprano a loro piacimento, le piccole proprietà lo usano per farci i loro traffici.

Resto sempre convinto che la fase che stiamo vivendo sia una fase di passaggio, il vero cambio societario deve ancora arrivare.
Ora siamo in una fase di trasformazione di una realtà a gestione familiare in una realtà moderna e industriale.
In tale fase il risultato sportivo non è l'assillo
.

Impeccabile. Siamo nella fase Thohir, il fatto che abbiamo una squadra molto più forte della Sfinter di Thohir è una piacevole quanto inaspettata conseguenza dovuta al gran lavoro del Capitano con la 3, di Zvone e Massara. Fine. Nulla di voluto dalla proprietà né nulla per il quale sarebbero disposti a metterci anche solo 10.000 euro di tasca propria sul mercato (sottolineo sul mercato, prima che mi si venga a parlare di ricapitalizzazioni et similia, che in NULLA aumentano il potere d’acquisto del club sul mercato, a differenza delle sponsorizzazioni).

Il fatto è che qui non ci sarebbe manco bisogno di stuprare l’FPF come dici, basterebbe rispettarlo sfruttandone le opportunità che lascia alle proprietà (il famoso 30% -rispetto al fatturato “liscio” del club - di sponsorizzazioni “casalinghe” pompabili a bilancio) per fare un salto di qualità enorme a livello di potere d’acquisto e risorse.

Questo punto va ribadito per chiarire che non si sta manco chiedendo alla proprietà di “stuprare l’FPF a proprio piacimento”, ma di sfruttare i margini di manovra che lascia, nel pieno rispetto delle regole. Deve essere chiarito e ribadito di modo che, con questo, sia contestualmente chiarita e ribadita la loro TOTALE assenza di scuse, visto che non gli si chiede di fare nulla di illegale o fuori dalle regole, e che l’unico motivo per il quale non fanno quanto detto sopra è solo la volontà di non spendere.

In questi casi le sottigliezze sono importanti. ;)
 
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