Gattuso:"Ma quale razzista? Al Milan ho rinunciato...".

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Gatuso al CorSera:"Sono figlio di emigranti, non posso essere razzista". L'ex centrocampista della Nazionale è amareggiato: "Sono molto diverso da come vengo descritto da 12 mesi a questa parte. C'è l'obiettivo di delegittimare una persona, una vita. I tribunali sono cose serie, mentre qui il patibolo tecnologico si abbatte e definisce sentenze senza possibilità di appello".

"Io sono uno che lavora, che ha sempre lavorato, che ha faticato tanto e che è grato alla vita per quello che gli ha dato. Quando sento dire che sono razzista mi sembra di impazzire. Nessuno può essere giudicato, mai, per il colore della pelle. Il razzismo va combattuto sempre. Per me conta la persona, la sua onestà, la sua lealtà". Poi descrive le sue origini: "I miei erano falegnami, io ho lasciato casa a 12 anni per fare il calciatore. Ho patito, ma in silenzio.Mio padre è andato a lavorare in Germania per un ann e mezzo, un quarto della mia famiglia è sparso nel mondo, tutti sono andati a cercare quella fortuna che la Calabria non gli aveva concesso. Come diavolo potrei essere razzista?".

"Io sono molto riconoscente al Milan. Se io sono quello che sono, lo devo a quella società, a quei colori che ho sempre amato. Non volevo essere un peso e volevo andare via in punta di piedi. A quanto ho rinunciato? Cinque milioni e mezzo netti. Una parte è andata a pagare lo staff che altrimenti, con la mia uscita, sarebbe rimasto a piedi e non era giusto. Ma non mi è pesato più di tanto. Il Milan, da giocatore e da allenatore, mi ha trasformato la vita. Io non posso dimenticare quando, dopo la vittoria nella Champions del 1990 mio padre mi portò a sfilare in paese con la maglietta rossonera indosso. Ero fiero di indossarla, anche se, ovviamente era una replica, non una originale".
 

-Lionard-

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Gatuso al CorSera:"Sono figlio di emigranti, non posso essere razzista". L'ex centrocampista della Nazionale è amareggiato: "Sono molto diverso da come vengo descritto da 12 mesi a questa parte. C'è l'obiettivo di delegittimare una persona, una vita. I tribunali sono cose serie, mentre qui il patibolo tecnologico si abbatte e definisce sentenze senza possibilità di appello".

"Io sono uno che lavora, che ha sempre lavorato, che ha faticato tanto e che è grato alla vita per quello che gli ha dato. Quando sento dire che sono razzista mi sembra di impazzire. Nessuno può essere giudicato, mai, per il colore della pelle. Il razzismo va combattuto sempre. Per me conta la persona, la sua onestà, la sua lealtà". Poi descrive le sue origini: "I miei erano falegnami, io ho lasciato casa a 12 anni per fare il calciatore. Ho patito, ma in silenzio.Mio padre è andato a lavorare in Germania per un ann e mezzo, un quarto della mia famiglia è sparso nel mondo, tutti sono andati a cercare quella fortuna che la Calabria non gli aveva concesso. Come diavolo potrei essere razzista?".

"Io sono molto riconoscente al Milan. Se io sono quello che sono, lo devo a quella società, a quei colori che ho sempre amato. Non volevo essere un peso e volevo andare via in punta di piedi. A quanto ho rinunciato? Cinque milioni e mezzo netti. Una parte è andata a pagare lo staff che altrimenti, con la mia uscita, sarebbe rimasto a piedi e non era giusto. Ma non mi è pesato più di tanto. Il Milan, da giocatore e da allenatore, mi ha trasformato la vita. Io non posso dimenticare quando, dopo la vittoria nella Champions del 1990 mio padre mi portò a sfilare in paese con la maglietta rossonera indosso. Ero fiero di indossarla, anche se, ovviamente era una replica, non una originale".
Gattuso ha pienamente ragione perchè ha già perso un'importante opportunità al Tottenham per dichiarazioni risalenti al 2008 e sarebbe assurdo se perdesse un altro posto di lavoro ancora per questa storia. Tra l'altro non ricordo queste polemiche quando Sarri firmò per il Chelsea nonostante le parole pronunciate contro Mancini (quelle sì veramente senza possibilità di malintesi) o quando Mourinho tornò in Inghilterra dopo quello che disse al Real in diretta tv. Mi sanno tanto di "indignazione ad orologeria".

Poi Gattuso si può e si deve discutere come allenatore ma mettere in discussione l'uomo è inaccettabile. Rino non si tocca.
 

Swaitak

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Gatuso al CorSera:"Sono figlio di emigranti, non posso essere razzista". L'ex centrocampista della Nazionale è amareggiato: "Sono molto diverso da come vengo descritto da 12 mesi a questa parte. C'è l'obiettivo di delegittimare una persona, una vita. I tribunali sono cose serie, mentre qui il patibolo tecnologico si abbatte e definisce sentenze senza possibilità di appello".

"Io sono uno che lavora, che ha sempre lavorato, che ha faticato tanto e che è grato alla vita per quello che gli ha dato. Quando sento dire che sono razzista mi sembra di impazzire. Nessuno può essere giudicato, mai, per il colore della pelle. Il razzismo va combattuto sempre. Per me conta la persona, la sua onestà, la sua lealtà". Poi descrive le sue origini: "I miei erano falegnami, io ho lasciato casa a 12 anni per fare il calciatore. Ho patito, ma in silenzio.Mio padre è andato a lavorare in Germania per un ann e mezzo, un quarto della mia famiglia è sparso nel mondo, tutti sono andati a cercare quella fortuna che la Calabria non gli aveva concesso. Come diavolo potrei essere razzista?".

"Io sono molto riconoscente al Milan. Se io sono quello che sono, lo devo a quella società, a quei colori che ho sempre amato. Non volevo essere un peso e volevo andare via in punta di piedi. A quanto ho rinunciato? Cinque milioni e mezzo netti. Una parte è andata a pagare lo staff che altrimenti, con la mia uscita, sarebbe rimasto a piedi e non era giusto. Ma non mi è pesato più di tanto. Il Milan, da giocatore e da allenatore, mi ha trasformato la vita. Io non posso dimenticare quando, dopo la vittoria nella Champions del 1990 mio padre mi portò a sfilare in paese con la maglietta rossonera indosso. Ero fiero di indossarla, anche se, ovviamente era una replica, non una originale".
Io sto con Rino. Uno che fino a ieri era una persona come tante ,adesso risulta un mostro.
 

Marilson

Milano vende moda
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Gatuso al CorSera:"Sono figlio di emigranti, non posso essere razzista". L'ex centrocampista della Nazionale è amareggiato: "Sono molto diverso da come vengo descritto da 12 mesi a questa parte. C'è l'obiettivo di delegittimare una persona, una vita. I tribunali sono cose serie, mentre qui il patibolo tecnologico si abbatte e definisce sentenze senza possibilità di appello".

"Io sono uno che lavora, che ha sempre lavorato, che ha faticato tanto e che è grato alla vita per quello che gli ha dato. Quando sento dire che sono razzista mi sembra di impazzire. Nessuno può essere giudicato, mai, per il colore della pelle. Il razzismo va combattuto sempre. Per me conta la persona, la sua onestà, la sua lealtà". Poi descrive le sue origini: "I miei erano falegnami, io ho lasciato casa a 12 anni per fare il calciatore. Ho patito, ma in silenzio.Mio padre è andato a lavorare in Germania per un ann e mezzo, un quarto della mia famiglia è sparso nel mondo, tutti sono andati a cercare quella fortuna che la Calabria non gli aveva concesso. Come diavolo potrei essere razzista?".

"Io sono molto riconoscente al Milan. Se io sono quello che sono, lo devo a quella società, a quei colori che ho sempre amato. Non volevo essere un peso e volevo andare via in punta di piedi. A quanto ho rinunciato? Cinque milioni e mezzo netti. Una parte è andata a pagare lo staff che altrimenti, con la mia uscita, sarebbe rimasto a piedi e non era giusto. Ma non mi è pesato più di tanto. Il Milan, da giocatore e da allenatore, mi ha trasformato la vita. Io non posso dimenticare quando, dopo la vittoria nella Champions del 1990 mio padre mi portò a sfilare in paese con la maglietta rossonera indosso. Ero fiero di indossarla, anche se, ovviamente era una replica, non una originale".

vi e' in corso un attacco senza precedenti contro una persona che ha fatto dell'umilita', del rispetto per l'avversario e della cultura del lavooro i pilastri della sua vita. Una persona di una genuina bonta' di cui voi conoscete una minima parte. Ho amici in comune e so cose su di lui (basterebbe dire la beneficienza che ha fatto) che non solo farebbero ricredere questi mentecatti, ma andrebbero a chiedergli scusa in ginocchio. E' una vergogna assoluta. Il popolo Rossonero e' con Rino, senza se e senza ma.
 

7AlePato7

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vi e' in corso un attacco senza precedenti contro una persona che ha fatto dell'umilita', del rispetto per l'avversario e della cultura del lavooro i pilastri della sua vita. Una persona di una genuina bonta' di cui voi conoscete una minima parte. Ho amici in comune e so cose su di lui (basterebbe dire la beneficienza che ha fatto) che non solo farebbero ricredere questi mentecatti, ma andrebbero a chiedergli scusa in ginocchio. E' una vergogna assoluta. Il popolo Rossonero e' con Rino, senza se e senza ma.
Vorrei capire il motivo di tanto odio e cattiveria. Al di lá delle mie idee sull’allenatore, che non apprezzavo, ma sulla persona Gattuso penso vi sia poco da obiettare. Eppure se ne stanno dicendo peste e corna, mai visto un attacco frontale di questo tipo.
 
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Gatuso al CorSera:"Sono figlio di emigranti, non posso essere razzista". L'ex centrocampista della Nazionale è amareggiato: "Sono molto diverso da come vengo descritto da 12 mesi a questa parte. C'è l'obiettivo di delegittimare una persona, una vita. I tribunali sono cose serie, mentre qui il patibolo tecnologico si abbatte e definisce sentenze senza possibilità di appello".

"Io sono uno che lavora, che ha sempre lavorato, che ha faticato tanto e che è grato alla vita per quello che gli ha dato. Quando sento dire che sono razzista mi sembra di impazzire. Nessuno può essere giudicato, mai, per il colore della pelle. Il razzismo va combattuto sempre. Per me conta la persona, la sua onestà, la sua lealtà". Poi descrive le sue origini: "I miei erano falegnami, io ho lasciato casa a 12 anni per fare il calciatore. Ho patito, ma in silenzio.Mio padre è andato a lavorare in Germania per un ann e mezzo, un quarto della mia famiglia è sparso nel mondo, tutti sono andati a cercare quella fortuna che la Calabria non gli aveva concesso. Come diavolo potrei essere razzista?".

"Io sono molto riconoscente al Milan. Se io sono quello che sono, lo devo a quella società, a quei colori che ho sempre amato. Non volevo essere un peso e volevo andare via in punta di piedi. A quanto ho rinunciato? Cinque milioni e mezzo netti. Una parte è andata a pagare lo staff che altrimenti, con la mia uscita, sarebbe rimasto a piedi e non era giusto. Ma non mi è pesato più di tanto. Il Milan, da giocatore e da allenatore, mi ha trasformato la vita. Io non posso dimenticare quando, dopo la vittoria nella Champions del 1990 mio padre mi portò a sfilare in paese con la maglietta rossonera indosso. Ero fiero di indossarla, anche se, ovviamente era una replica, non una originale".
Qualunque cosa tu faccia, loro ti metteranno abiti che non sono i tuoi, storie di cui non sei protagonista, sapranno descriverti nel peggiore dei modi, soprattutto quando sei ciò che loro non saranno mai....

Sempre a testa alta vecchio cuore rossonero.
 

Toby rosso nero

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Gatuso al CorSera:"Sono figlio di emigranti, non posso essere razzista". L'ex centrocampista della Nazionale è amareggiato: "Sono molto diverso da come vengo descritto da 12 mesi a questa parte. C'è l'obiettivo di delegittimare una persona, una vita. I tribunali sono cose serie, mentre qui il patibolo tecnologico si abbatte e definisce sentenze senza possibilità di appello".

"Io sono uno che lavora, che ha sempre lavorato, che ha faticato tanto e che è grato alla vita per quello che gli ha dato. Quando sento dire che sono razzista mi sembra di impazzire. Nessuno può essere giudicato, mai, per il colore della pelle. Il razzismo va combattuto sempre. Per me conta la persona, la sua onestà, la sua lealtà". Poi descrive le sue origini: "I miei erano falegnami, io ho lasciato casa a 12 anni per fare il calciatore. Ho patito, ma in silenzio.Mio padre è andato a lavorare in Germania per un ann e mezzo, un quarto della mia famiglia è sparso nel mondo, tutti sono andati a cercare quella fortuna che la Calabria non gli aveva concesso. Come diavolo potrei essere razzista?".

"Io sono molto riconoscente al Milan. Se io sono quello che sono, lo devo a quella società, a quei colori che ho sempre amato. Non volevo essere un peso e volevo andare via in punta di piedi. A quanto ho rinunciato? Cinque milioni e mezzo netti. Una parte è andata a pagare lo staff che altrimenti, con la mia uscita, sarebbe rimasto a piedi e non era giusto. Ma non mi è pesato più di tanto. Il Milan, da giocatore e da allenatore, mi ha trasformato la vita. Io non posso dimenticare quando, dopo la vittoria nella Champions del 1990 mio padre mi portò a sfilare in paese con la maglietta rossonera indosso. Ero fiero di indossarla, anche se, ovviamente era una replica, non una originale".

Grande RIno. Anzi, dovresti ripetere quelle stesse identiche dichiarazioni alla prima conferenza stampa.
 
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Gatuso al CorSera:"Sono figlio di emigranti, non posso essere razzista". L'ex centrocampista della Nazionale è amareggiato: "Sono molto diverso da come vengo descritto da 12 mesi a questa parte. C'è l'obiettivo di delegittimare una persona, una vita. I tribunali sono cose serie, mentre qui il patibolo tecnologico si abbatte e definisce sentenze senza possibilità di appello".

"Io sono uno che lavora, che ha sempre lavorato, che ha faticato tanto e che è grato alla vita per quello che gli ha dato. Quando sento dire che sono razzista mi sembra di impazzire. Nessuno può essere giudicato, mai, per il colore della pelle. Il razzismo va combattuto sempre. Per me conta la persona, la sua onestà, la sua lealtà". Poi descrive le sue origini: "I miei erano falegnami, io ho lasciato casa a 12 anni per fare il calciatore. Ho patito, ma in silenzio.Mio padre è andato a lavorare in Germania per un ann e mezzo, un quarto della mia famiglia è sparso nel mondo, tutti sono andati a cercare quella fortuna che la Calabria non gli aveva concesso. Come diavolo potrei essere razzista?".

"Io sono molto riconoscente al Milan. Se io sono quello che sono, lo devo a quella società, a quei colori che ho sempre amato. Non volevo essere un peso e volevo andare via in punta di piedi. A quanto ho rinunciato? Cinque milioni e mezzo netti. Una parte è andata a pagare lo staff che altrimenti, con la mia uscita, sarebbe rimasto a piedi e non era giusto. Ma non mi è pesato più di tanto. Il Milan, da giocatore e da allenatore, mi ha trasformato la vita. Io non posso dimenticare quando, dopo la vittoria nella Champions del 1990 mio padre mi portò a sfilare in paese con la maglietta rossonera indosso. Ero fiero di indossarla, anche se, ovviamente era una replica, non una originale".
se avesse rubato a dei poveri cristi non avrebbero fatto tutto sto casino venuto fuori per 2 stupidate.
scemi anche gli accusati a doversi sempre giustificare, io manderei tutti a fare in ****.
 

Stanis La Rochelle

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Vorrei capire il motivo di tanto odio e cattiveria. Al di lá delle mie idee sull’allenatore, che non apprezzavo, ma sulla persona Gattuso penso vi sia poco da obiettare. Eppure se ne stanno dicendo peste e corna, mai visto un attacco frontale di questo tipo.

Perché è un allenatore scarso e si aggrappano a ste cose per farlo saltare. Credo siano proprio delle scuse alla fine.

Al totocoso è andata bene per dire, ora hanno conte e non gattuso
 
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