Il mago Paulo, settimo anche col Lione.
DUMINANSA.
Abbonato tra il quarto e il settimo posto.
Una mediocrità che abbaglia. Non c’è un anno in cui sorprenda, un anno in cui le sue squadre rendano più del previsto o raggiungano un posizionamento in classifica migliore di quello previsto. Mai uno slancio, mai un acuto un anno. Gli unici trofei vinti con lo Shaktar in un campionato in cui vincono o loro o la Dinamo, non esistono altri.
Persino Pioli, tatticamente un allenatore con limiti, se abbinato al gruppo giusto era in grado di creare l’alchimia necessaria per raggiungere risultati oltre le aspettative (scudetto con Milan e terzo posto con la Lazietta). A Fonseca hanno dato il Braga che è la quarta società migliore in Portogallo e naturalmente è arrivato quarto. Con Roma e Lille un quarto, due quinti e un settimo posto, con rose in realtà leggermente superiori a quelle posizioni. Settimo col Lione, allontanato dopo qualche mese al Porto e al Milan. Una carriera senza acuti. Non ha un gioco particolarmente divertente o offensivo, e nemmeno particolarmente difensivo (le sue squadre prendono dai 50 ai 60 goal a stagione), non sembra un gran motivatore e non si fa particolarmente ben volere, anzi a Roma aveva litigato con Dzeko e al Milan dopo tre partite Leao e Theo erano ammutinati, si facevano i cooling break da soli e camminavano in campo.
L’impressione mia è che se gli dai la Fiorentina arriva ottavo, se gli dai il Lecce arriva sedicesimo, una carriera di rendita grazie a quest’aura da stregone del calcio quale non è, che i portoghesi hanno un po’ ad honorem da quando c’è Mourinho, col loro “fascino esotico”. Se si chiamasse Paolo Fonsecchi e fosse nato a Vercelli allenerebbe in serie C da sempre.
Ancora non mi capacito dopo 11 mesi di aver buttato una stagione con un allenatore simile