Diritti tv: il Milan può perdere 16 milioni.

krull

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Ma pensate che a quattordici squadre il campionato sarebbe più vivo? Il Benevento farebbe zero punti sia in un campionato a 20 che a 14, questo che si sta giocando sta mostrando che la serie A è diretta a diventare una nuova Liga con goleade delle grandi contro le piccole e classifica in alto decisa dagli scontri diretti, qualcosa per alzare il livello delle medio piccole va fatto come si usa in Premier o nell'NBA, competizioni che hanno compreso che non ci può essere spettacolo e di conseguenza spettatori senza rivali all'altezza

Che c'entra? Se togli le ultime 4 a questo campionato ne alzi il livello perché compatti la qualità dei giocatori di distribuendo quelli buoni tra meno squadre. É come se hai un mazzo di carte e devi distribuire in parti uguali a diversi giocatori. Se ci sono meno giocatori questi avranno più carte da giocare e più possibilità di pescare jolly. La Liga tira per i top Player non per le partite spettacolari.
 
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Come riportato da Repubblica, il ministro Lotti vuole modificare la distribuzione dei proventi dai diritti tv in modo da avere una Serie A più equa. Verrà distribuito, in totale, il 40% dei soldi contro il precedente 50%. Se la legge andrà in porto, il Milan passerà da 80 a 64 milioni di euro a stagione. Meno 16 milioni, dunque. La seconda squadra a rimetterci di più, dopo la Juve che passerebbe da 107,3 a 66,2.

Cosa significa esattamente che verrà distribuito solo il 40%? E il restante?
 

Djerry

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Tutti i campionati più evoluti a livello di marketing, di commerciale e di seguito partono dal presupposto del principio della montagna di stampo USA, secondo cui chi sta in basso deve essere "aiutato" a salire con meccanismi democratici (salary cap e draft su tutti).

Il beneficio che questa mossa avrà per tutto il campionato di serie A sarà enorme, a dispetto anche degli ottusi juventini che pensano che meno soldi per loro significhi meno possibilità di vittorie come se lo sport sia vincere a prescindere e non il gusto di battere avversari che competono a parità di armi con te.

Il falso problema delle 20 squadre è un palliativo, è come curare il mal di pancia da stress con l'aspirina o l'impotenza sessuale andando a letto con una donna più bella. Il problema non sono le 20 squadre, ma quello che loro hanno nei confronti delle prime, cioè il famigerato parametro "first to last" che è il rapporto tra quanto prende la prima rispetto all'ultima.

In Inghilterra è da anni sotto il 2, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti perché anche nel mercato interno domanda e offerta in Premier sono continuamente alimentati con benefici per tutti. Nella classifica del fatturato le 20 squadre di Premier, grazie al contratto televisivo che non è casuale ma frutto di legalità (parte da lontano) e soprattutto di quella competitività democratica che deriva dalla ripartizione, sono tutte nei primi 40 posti assoluti.
In Germania, pur penalizzati da regole di Stato, sono anche loro da tempo sotto il 2.
Ed ora ci sono arrivati persino in Spagna, che dopo gli anni della contrattazione individuale che ha creato i mostri Real e Barca hanno iniziato un percorso per riequilibrare quei fattori.

Eravamo rimasti solo noi fessi, con la prima a 105 e l'ultima a 20, in un mefistofelico rapporto first to last di 5 che crea ovviamente i mostri che vediamo oggi ben rispecchiati dalla classifica, al netto dell'Atalanta eroica di turno che indovina programmazione e stagione.

Sono l'ultimo a favore di concetti come la ridistribuzione della ricchezza, ma nello sport, se si vuole veramente avere competizione, interesse e soprattutto merito, non si può fare a meno di una distribuzione democratica per permettere a tutti di competere e dimostrare il loro valore.
 
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Tutti i campionati più evoluti a livello di marketing, di commerciale e di seguito partono dal presupposto del principio della montagna di stampo USA, secondo cui chi sta in basso deve essere "aiutato" a salire con meccanismi democratici (salary cap e draft su tutti).

Il beneficio che questa mossa avrà per tutto il campionato di serie A sarà enorme, a dispetto anche degli ottusi juventini che pensano che meno soldi per loro significhi meno possibilità di vittorie come se lo sport sia vincere a prescindere e non il gusto di battere avversari che competono a parità di armi con te.

Il falso problema delle 20 squadre è un palliativo, è come curare il mal di pancia da stress con l'aspirina o l'impotenza sessuale andando a letto con una donna più bella. Il problema non sono le 20 squadre, ma quello che loro hanno nei confronti delle prime, cioè il famigerato parametro "first to last" che è il rapporto tra quanto prende la prima rispetto all'ultima.

In Inghilterra è da anni sotto il 2, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti perché anche nel mercato interno domanda e offerta in Premier sono continuamente alimentati con benefici per tutti. Nella classifica del fatturato le 20 squadre di Premier, grazie al contratto televisivo che non è casuale ma frutto di legalità (parte da lontano) e soprattutto di quella competitività democratica che deriva dalla ripartizione, sono tutte nei primi 40 posti assoluti.
In Germania, pur penalizzati da regole di Stato, sono anche loro da tempo sotto il 2.
Ed ora ci sono arrivati persino in Spagna, che dopo gli anni della contrattazione individuale che ha creato i mostri Real e Barca hanno iniziato un percorso per riequilibrare quei fattori.

Eravamo rimasti solo noi fessi, con la prima a 105 e l'ultima a 20, in un mefistofelico rapporto first to last di 5 che crea ovviamente i mostri che vediamo oggi ben rispecchiati dalla classifica, al netto dell'Atalanta eroica di turno che indovina programmazione e stagione.

Sono l'ultimo a favore di concetti come la ridistribuzione della ricchezza, ma nello sport, se si vuole veramente avere competizione, interesse e soprattutto merito, non si può fare a meno di una distribuzione democratica per permettere a tutti di competere e dimostrare il loro valore.

Ecco, [MENTION=3618]krull[/MENTION]

Io non ero cosi bravo a spiegarlo :)
 

krull

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Tutti i campionati più evoluti a livello di marketing, di commerciale e di seguito partono dal presupposto del principio della montagna di stampo USA, secondo cui chi sta in basso deve essere "aiutato" a salire con meccanismi democratici (salary cap e draft su tutti).

Il beneficio che questa mossa avrà per tutto il campionato di serie A sarà enorme, a dispetto anche degli ottusi juventini che pensano che meno soldi per loro significhi meno possibilità di vittorie come se lo sport sia vincere a prescindere e non il gusto di battere avversari che competono a parità di armi con te.

Il falso problema delle 20 squadre è un palliativo, è come curare il mal di pancia da stress con l'aspirina o l'impotenza sessuale andando a letto con una donna più bella. Il problema non sono le 20 squadre, ma quello che loro hanno nei confronti delle prime, cioè il famigerato parametro "first to last" che è il rapporto tra quanto prende la prima rispetto all'ultima.

In Inghilterra è da anni sotto il 2, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti perché anche nel mercato interno domanda e offerta in Premier sono continuamente alimentati con benefici per tutti. Nella classifica del fatturato le 20 squadre di Premier, grazie al contratto televisivo che non è casuale ma frutto di legalità (parte da lontano) e soprattutto di quella competitività democratica che deriva dalla ripartizione, sono tutte nei primi 40 posti assoluti.
In Germania, pur penalizzati da regole di Stato, sono anche loro da tempo sotto il 2.
Ed ora ci sono arrivati persino in Spagna, che dopo gli anni della contrattazione individuale che ha creato i mostri Real e Barca hanno iniziato un percorso per riequilibrare quei fattori.

Eravamo rimasti solo noi fessi, con la prima a 105 e l'ultima a 20, in un mefistofelico rapporto first to last di 5 che crea ovviamente i mostri che vediamo oggi ben rispecchiati dalla classifica, al netto dell'Atalanta eroica di turno che indovina programmazione e stagione.

Sono l'ultimo a favore di concetti come la ridistribuzione della ricchezza, ma nello sport, se si vuole veramente avere competizione, interesse e soprattutto merito, non si può fare a meno di una distribuzione democratica per permettere a tutti di competere e dimostrare il loro valore.
Interessante. Ma anche tu ignori il bacino d'utenza. Facessero una base uguale per tutti e il resto in base ai risultati sportivi e di ascolto. Togliere ai ricchi per dare ai poveri é un concetto inapplicabile al calcio italiano. Sul discorso 20 squadre ignori che riducendone il numero aiuteresti anche le leghe minori aumentandone qualità e bacino d'utenza. Anche gli introiti per la serie A sui diritti tv sarebbe migliore per le piccole perché bisognerebbe spartire il denaro in meno squadre. Non capisco assolutamente cosa ci sia di utile in questa cosa soprattutto se la motivazione é perché NBA e PREMIER fanno cosí allora é giusto. Siamo un mondo totalmente diverso da loro. Non ha senso importare un modello se poi non é applicabile alla nostra situazione.
 

Casnop

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Come riportato da Repubblica, il ministro Lotti vuole modificare la distribuzione dei proventi dai diritti tv in modo da avere una Serie A più equa. Verrà distribuito, in totale, il 40% dei soldi contro il precedente 50%. Se la legge andrà in porto, il Milan passerà da 80 a 64 milioni di euro a stagione. Meno 16 milioni, dunque. La seconda squadra a rimetterci di più, dopo la Juve che passerebbe da 107,3 a 66,2.
Impressionante il taglio di fondi per la Juventus. Azzerato il criterio meritocratico, in funzione di protezione di bacini di utenza politico-elettorali. Questa riforma accentuera' la distanza tra i nostri clubs da investitori e partners commerciali stranieri, in tempi di contestuale contrazione dei ricavi sui diritti televisivi. Esaltante. :nono:
 
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Ecco, ribadisco, é un idiozia.

:facepalm:

Già la tua fissazione sul fatto che togliendo due squadre, recuperando cosi 40/45 milioni di euro, da dividere poi in 18 squadre, migliorerebbe le cose, fa capire quanto sei tu a dire idiozie.

Oltretutto non tieni conto del fatto che probabilmente Sky pagherebbe ancora meno avendo 80 partite in meno da trasmettere.

Vai a vedere che ci perderebbero tutti ahahah
 

Djerry

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Interessante. Ma anche tu ignori il bacino d'utenza. Facessero una base uguale per tutti e il resto in base ai risultati sportivi e di ascolto. Togliere ai ricchi per dare ai poveri é un concetto inapplicabile al calcio italiano. Sul discorso 20 squadre ignori che riducendone il numero aiuteresti anche le leghe minori aumentandone qualità e bacino d'utenza. Anche gli introiti per la serie A sui diritti tv sarebbe migliore per le piccole perché bisognerebbe spartire il denaro in meno squadre. Non capisco assolutamente cosa ci sia di utile in questa cosa soprattutto se la motivazione é perché NBA e PREMIER fanno cosí allora é giusto. Siamo un mondo totalmente diverso da loro. Non ha senso importare un modello se poi non é applicabile alla nostra situazione.

Poni questioni interessanti, ma non riesco a cogliere il senso del ragionamento sul bacino di utenza e sulle relative differenze tra Inghilterra e Italia.

In Inghilterra ci sono molte ma molte più piazze storiche nelle serie minori rispetto all'Italia, c'è una tradizione nel sottobosco inglese che rende anche l'ultimo quartiere di Londra collegato interamente ad una squadra con una fede che non subisce mai ridimensionamenti. E non a caso in terza e quarta serie inglese si raggiungono comodamente 5000 o 10000 presenze allo stadio, cosa che solo 3-4 piazze nobili decadute fanno da noi in serie C.

Poi dici benissimo che il percorso fatto dalla Premier parta da lontano e che si arriva a questo contratto televisivo mostruoso anche per la questione stadi, la certezza del diritto, il rispetto della legalità e di regole chiare, cose che noi in Italia ignoriamo da sempre (si pensi anche solo ai debiti ed ai fallimenti del Parma o del Modena di turno).
E quella legalità crea business, accompagnata comunque dalla migliore lega professionistica europea di marketing grazie al loro affrancarsi al modello USA.

Siamo un mondo totalmente diverso da loro non perché siamo strutturalmente o antropologicamente diversi da loro, ma perché vogliamo vivere nell'illegalità, nel Lotitismo, nelle poltrone romane e nei giochi di potere, perché vanno bene a tutti le curve con dentro i delinquenti ed i ricattatori, perché la COVISOC è una vergogna e Damiano Tommasi peggio, perché investiamo quei pochi soldi per comprare giocatori invece di investire su stadi o progetti di lunga durata (anche se c'è un'inversione di tendenza recente).

Ovviamente è solo la mia opinione, certo condizionata dalla mia passione per il mondo sportivo statunitense.
Ma se il nuovo contratto dei diritti tv della Serie A è un gioco al ribasso drammatico, in epoca in cui tutti gli altri campionati europei decollano nelle cifre, forse qualche domanda me la farei.
 

krull

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Questa é una roba fatta a scopo politico elettorale. Non ha nulla a che fare con l'aumento della competitività del campionato. Nulla. Se sei convinto che importare un modello di altri paesi da noi sia funzionale sei come quei politici che pensano che un sistema elettorale che funziona in Germania funzionerà automaticamente anche da noi. É un assurdità. Non ha nessun senso. Da sempre le piccole si sono alimentate tramite le grandi che le arricchivano con il calciomercato. Se impoverisci le grandi non fai altro che toglierle potere di acquisto verso le piccole che andranno poi a vendete i loro migliori all'estero. Risultato? Perdi qualità. In Premier funziona? Certo. Hanno stadi sempre pieni. Hanno diritti tv 5 volte piú cospicui dei nostri. Hanno un bacino d'utenza gigantesco. Idem per l'NBA. Non esiste assolutamente paragonate queste cose.
 
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