Una società seria e forte sa resistere ad un’annata no senza coppe e lo fa senza cambiare i programmi tecnico sportivi.
Perché altrimenti ti avviti ed entri in un loop negativo che richiede anni e molta fortuna per essere interrotto.
Da noi non è stato così.
Il problema non è chi parte: dopo un ottavo posto ottenuto con una rosa con lacune ma comunque da Champions sicura un repulisti ci voleva.
Dunque l’unica cessione davvero dolorosa è stata quella di Reijnders: le altre ci volevano.
Il guaio Sono le lacune irrisolte e i subentranti, che sono sistematicamente dei downgrade rispetto agli uscenti.
Reijnders e Theo sono due esempi chiari.
Arrivati a poco sono diventati top players (lasciamo stare lo sc@zzo palese di Theo).
Ceduti, non si sono presi giocatori equivalenti ma nuovamente promesse con cartellino di valore furlanesco e ingaggio basso.
Le lacune sono poi irrisolvibili con questo metodo.
Thiaw era il più spendibile dei nostri centrali, bene darlo via ma coi 40 andava cercato un regista difensivo, il “libero” che ci manca da anni.
Di De Winter a Genova mi pare si dica bene ma neppure lui è questo tipo di difensore.
Dunque buona operazione solo in teoria: in pratica, occasione persa.
Stessa storia a destra. Il vituperato Calabria, che tanto forte non’è, visto che nessuno se lo piglia, andava sostituito. Avevamo Kalulu, regalato alla Juve. Tutti quelli circolati in quel ruolo si sono rivelati sciagure come Royal, vecchi acciaccati come Florenzi e Walker o sono adattati come Jimenez. Ora arriva lo svizzero, un’operazione da Udinese ma non risolve il problema.
A fare le cose per bene ci servono di corsa un Kjaer 2 e un terzino destro serio: vanno bene anche promesse ma che lo siano per davvero: anonimi badilanti dai piedi quadrati presi dalla serie b di Andorra non lo sono.