Cessione Milan: si indaga sul riciclaggio per 200 milioni.

Devil man

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Ma quanto ci mettono a rivendere??? Su forza sbrigatevi..mi sono rotto di queste voci.
 
S

Sotiris

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Domanda: nel caso ci sia appunto una rivendita veloce (o magari più di una) e poi si arrivi (tra qualche anno) alla certezza della colpevolezza di Lì (cioè di proprietario precedenti) quelli che in quel momento sarebbero proprietari rischierebbero qualche problema?

In astratto il terzo estraneo al reato può difendersi (i.e. rivendicare la restituzione), anche dopo la sentenza irrevocabile (che ordini la confisca) proponendo incidente di esecuzione. Può difendersi anche prima (in sede di riesame del sequestro preventivo).
In concreto, per la mia esperienza, se ti muovi prima (come terzo in buona fede estraneo al fatto di reato che diventa proprietario), diventa più difficile per gli inquirenti ottenere il decreto di sequestro preventivo. E' chiaro che il ricavato del primo dante causa sarà possibile oggetto di confisca, nel caso. Detta semplice se Li vende al russo di turno, questo denaro lo bloccano e salvano le quote del Milan di proprietà del russo.
Questo banalmente, sono temi che la Cassazione Penale, anche di recente continua ad indagare.
 

Casnop

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Come riportato dalla Gazzetta dello Sport in edicola oggi, 25 marzo 2018, che titola "Grosso guaio a Chinatown", Si va verso la rogatoria internazionale nell'indagine sulla cessione del Milan. I fari della Procura sono puntati su duecento milioni di euro, in odore di riciclaggio. Finivest fa sapere di ritenersi parte lesa della vicenda, nel caso cui prendesse una brutta piega.

Tutto è iniziato quando Yonghong Li e Han Li anticipato Galatioto e Gancikoff, e si assicurano il Milan versando 200 milioni di euro di caparra nelle casse di Fininvest. Ghedini va spontaneamente in Procura, più volte, chiedendo quasi il permesso di incassare quelle cifre.I primi 100 milioni di euro sono arrivati da Li attraverso Credit Suisse banca entrata nello scandalo Panama Papers, accusata di favorire l'evasione fiscale. La seconda rata, invece, fa il giro del mondo partendo dalle Isole Vergini. Queste le operazioni sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti.

Ora il Milan va sempre più verso Elliott, ma il finale su questa sceneggiata potrebbero scriverlo gli inquirenti.
Torniamo al solito problema del trattamento dei capitali in uscita dalla Cina. Essi, pubblici o privati che siano, sono soggetti alla imposizione fiscale della Repubblica Popolare Cinese e, successivamente, la autorizzazione all'espatrio tramite quella complessa e variegata procedura, di cui si è detto tante volte, che fa capo alla SAFE. Dopo quel passaggio, il denaro può migrare ovunque, in UE, Stati Uniti, Russia, ovvero, anche in quei Paesi cc.dd. offshore, che, nella opposizione del segreto bancario, offrono tuttora (probabilmente ancora per poco) un debole contributo alla lotta della evasione fiscale ed al riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite. Queste stazioni sono cert sospette per le autorità fiscali italiane, non per quelle cinesi, che stabilmente cooperano con questi Stati (Cayman, Vergini Britanniche, ecc.), non relegandoli nel novero delle black lists cui invece li confinano gran parte degli Stati occidentali. La scelta di Pechino è politica, sovrana, insindacabile. La quasi totalità delle imprese pubbliche statali cinesi, prima tra esse SDIC, controllano centinaia di società con sede in questi paradisi fiscali, senza che ciò costituisca un illecito rilevante. L'assunto è: il capitale è tassato in Cina, la destinazione e finalità sono dichiarate alle autorità cinesi peima della loro esportazione, il plurimo vaglio pubblico su nascita, consistenza e destinazione fei flussi finanziari in uscita sono noti dallonStato o da questo autorizzati. Si comprende come sia difficilmente configurabile una intenzione criminale nella determinazione di un imprenditore di esportare capitali all'estero su autorizzazione e licenza pubblica statale, verso piazze finanziarie che non costituiscano di per sé, secondo l'ordinamento del Paese di provenienza, siti di riciclaggio illecito di denaro frutto di operazioni presunte sospette. Il problema, lo sappiamo, è politico, di mutamento di assetti legislativi dei Paesi stazione di queste operazioni sospette, la cui permanenza, allo stato, impinendo comportamenti obbligati agli operatori finanziari, o tollerando comportamenti alternativi, svolge una funziibe esimente della responsabilità di questi ultimi. Guarderemo, tuttavia, con rispetto ed attenzione queste attività inquirenti. :)
 

Il Re dell'Est

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Come riportato dalla Gazzetta dello Sport in edicola oggi, 25 marzo 2018, che titola "Grosso guaio a Chinatown", Si va verso la rogatoria internazionale nell'indagine sulla cessione del Milan. I fari della Procura sono puntati su duecento milioni di euro, in odore di riciclaggio. Finivest fa sapere di ritenersi parte lesa della vicenda, nel caso cui prendesse una brutta piega.

Tutto è iniziato quando Yonghong Li e Han Li anticipato Galatioto e Gancikoff, e si assicurano il Milan versando 200 milioni di euro di caparra nelle casse di Fininvest. Ghedini va spontaneamente in Procura, più volte, chiedendo quasi il permesso di incassare quelle cifre.I primi 100 milioni di euro sono arrivati da Li attraverso Credit Suisse banca entrata nello scandalo Panama Papers, accusata di favorire l'evasione fiscale. La seconda rata, invece, fa il giro del mondo partendo dalle Isole Vergini. Queste le operazioni sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti.

Ora il Milan va sempre più verso Elliott, ma il finale su questa sceneggiata potrebbero scriverlo gli inquirenti.

Torniamo al solito problema del trattamento dei capitali in uscita dalla Cina. Essi, pubblici o privati che siano, sono soggetti alla imposizione fiscale della Repubblica Popolare Cinese e, successivamente, la autorizzazione all'espatrio tramite quella complessa e variegata procedura, di cui si è detto tante volte, che fa capo alla SAFE. Dopo quel passaggio, il denaro può migrare ovunque, in UE, Stati Uniti, Russia, ovvero, anche in quei Paesi cc.dd. offshore, che, nella opposizione del segreto bancario, offrono tuttora (probabilmente ancora per poco) un debole contributo alla lotta della evasione fiscale ed al riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite. Queste stazioni sono cert sospette per le autorità fiscali italiane, non per quelle cinesi, che stabilmente cooperano con questi Stati (Cayman, Vergini Britanniche, ecc.), non relegandoli nel novero delle black lists cui invece li confinano gran parte degli Stati occidentali. La scelta di Pechino è politica, sovrana, insindacabile. La quasi totalità delle imprese pubbliche statali cinesi, prima tra esse SDIC, controllano centinaia di società con sede in questi paradisi fiscali, senza che ciò costituisca un illecito rilevante. L'assunto è: il capitale è tassato in Cina, la destinazione e finalità sono dichiarate alle autorità cinesi peima della loro esportazione, il plurimo vaglio pubblico su nascita, consistenza e destinazione fei flussi finanziari in uscita sono noti dallonStato o da questo autorizzati. Si comprende come sia difficilmente configurabile una intenzione criminale nella determinazione di un imprenditore di esportare capitali all'estero su autorizzazione e licenza pubblica statale, verso piazze finanziarie che non costituiscano di per sé, secondo l'ordinamento del Paese di provenienza, siti di riciclaggio illecito di denaro frutto di operazioni presunte sospette. Il problema, lo sappiamo, è politico, di mutamento di assetti legislativi dei Paesi stazione di queste operazioni sospette, la cui permanenza, allo stato, impinendo comportamenti obbligati agli operatori finanziari, o tollerando comportamenti alternativi, svolge una funziibe esimente della responsabilità di questi ultimi. Guarderemo, tuttavia, con rispetto ed attenzione queste attività inquirenti. :)

Intanto documenti che provano la regolarità di questi versamenti sono stati già depositati in Procura (notizia del 14 gennaio), che ovviamente può legittimamente approfondire. Ma francamente l'ipotesi di una bolla di sapone, mediaticamente fastidiosa, rimane fortissima.
 

fra29

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Intanto documenti che provano la regolarità di questi versamenti sono stati già depositati in Procura (notizia del 14 gennaio), che ovviamente può legittimamente approfondire. Ma francamente l'ipotesi di una bolla di sapone, mediaticamente fastidiosa, rimane fortissima.

Re.. ormai però fare i difensori estremi di questa trattativa è di YL è davvero prova di fede..
Siamo davvero in una situazione strana, dal personaggio (grosse aziende si affidano a uno sconosciuto?), dalle cifre, ai giri di soldi...
E attenzione che anche La Scala, Biasin e altri sostenitori cinesi hanno virato...
Vorrei fare una domanda sincera a te e [MENTION=1914]Casnop[/MENTION]: ma se tutto questo fosse accaduto all’Inter o alla Juve avreste avuto il coraggio di basarvi solo sui fatti oppure non notereste anche voi che questa trattativa è quantomeno strana?
 

Il Re dell'Est

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Re.. ormai però fare i difensori estremi di questa trattativa è di YL è davvero prova di fede..
Siamo davvero in una situazione strana, dal personaggio (grosse aziende si affidano a uno sconosciuto?), dalle cifre, ai giri di soldi...
E attenzione che anche La Scala, Biasin e altri sostenitori cinesi hanno virato...
Vorrei fare una domanda sincera a te e [MENTION=1914]Casnop[/MENTION]: ma se tutto questo fosse accaduto all’Inter o alla Juve avreste avuto il coraggio di basarvi solo sui fatti oppure non notereste anche voi che questa trattativa è quantomeno strana?

La Scala non ha virato, sempre che si legga attentamente cosa dice. Semplicemente e giustamente si è attenuto ai fatti, trovandomi peraltro perfettamente d'accordo. Quei fatti che bisogna leggere e interpretare sempre con occhio critico, a prescindere dai colori.
Quella che ci riguarda non è la prima e non è l'ultima operazione via off shore effettuata dai cinesi, per cui le stranezze sono soltanto le nostre. Tutte italiane.

P.S. se chi legge i fatti viene visto come difensore estremo e chi, invece, interpreta quei fatti a modo suo viene visto come osservatore acuto... allora vuol dire che c'è davvero poco altro da discutere. Davanti ai pregiudizi alzo le mani.
 
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Come riportato dalla Gazzetta dello Sport in edicola oggi, 25 marzo 2018, che titola "Grosso guaio a Chinatown", Si va verso la rogatoria internazionale nell'indagine sulla cessione del Milan. I fari della Procura sono puntati su duecento milioni di euro, in odore di riciclaggio. Finivest fa sapere di ritenersi parte lesa della vicenda, nel caso cui prendesse una brutta piega.

Tutto è iniziato quando Yonghong Li e Han Li anticipato Galatioto e Gancikoff, e si assicurano il Milan versando 200 milioni di euro di caparra nelle casse di Fininvest. Ghedini va spontaneamente in Procura, più volte, chiedendo quasi il permesso di incassare quelle cifre.I primi 100 milioni di euro sono arrivati da Li attraverso Credit Suisse banca entrata nello scandalo Panama Papers, accusata di favorire l'evasione fiscale. La seconda rata, invece, fa il giro del mondo partendo dalle Isole Vergini. Queste le operazioni sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti.

Ora il Milan va sempre più verso Elliott, ma il finale su questa sceneggiata potrebbero scriverlo gli inquirenti.

Tornate on topic. Basta parlare di cose non ammesse o non presenti in questa discussione.
 

Casnop

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Re.. ormai però fare i difensori estremi di questa trattativa è di YL è davvero prova di fede..
Siamo davvero in una situazione strana, dal personaggio (grosse aziende si affidano a uno sconosciuto?), dalle cifre, ai giri di soldi...
E attenzione che anche La Scala, Biasin e altri sostenitori cinesi hanno virato...
Vorrei fare una domanda sincera a te e [MENTION=1914]Casnop[/MENTION]: ma se tutto questo fosse accaduto all’Inter o alla Juve avreste avuto il coraggio di basarvi solo sui fatti oppure non notereste anche voi che questa trattativa è quantomeno strana?
Con il permesso a Mario di un breve OT, ma solo per dire all'amico fra che di questi temi stiamo parlando da due anni, appena si è posta l'occasione di trattative con soggetti cinesi, e dunque ancor prima che si manifestasse Li, il consorzio SES, i suoi traffici di denaro sulle Cayman tra dicembre 2016 e gennaio 2017, e l'operazione Rossoneri dalle Isole Vergini Britanniche nel marzo dello scorso 2017. In Cina, il 95 per cento delle operazioni finanziarie e societarie overseas transita da questi Stati, che per l'Occidente del WTO sono canaglie fiscali e finanziarie, per la Cina, invece legittime stazioni di transito di capitali fuoriusciti dalla Cina dopo essere stati assoggettati alla pesantissima imposizione fiscale cinese. Lo fa l'imprenditore di Shenzhen, lo fa lo Stato centrale. Il denaro, che si presume uscire netto e pulito dalla Cina, migra secondo convenienza fiscale, e ciò è indifferente per lo Stato cinese. La presunzione di regolare flusso fiscale è semplice, vincibile con prova contraria, che non potrà essere la presunzione contraria di un trattamento fiscale nullo in questi paradisi offshore, una volta che il titolare ne provi invece la regolare uscita dalla barriera SAFE, e la sovrana autorizzazione statale cinese. La Procura dovrà dunque verificare questi passaggi, e non arrestarsi al blocco che proviene dalle banche domiciliate a Tortola. Solo se dalle autorità fiscali e valutarie cinesi dovesse pervenire la certificazione di non rilevazione del transito di questi flussi dalla barriera doganale, potrà presumersi la natura illecita di questa valuta. Per il resto, da milanista guardo con attenzione alle indagini che le autorità cinesi, non italiane, stanno effettuando su taluni passaggi internazionali di denaro relativi a transazioni di Suning, su cui pendono ipotesi di riciclaggio. La mia passione calcistica si ferma di fronte alla doverosa constatazione dei fatti, qualunque essi siano, con l'unico auspicio, doveroso, che anche questi accertamenti si compiano in modo positivo per le ragioni di Zhang e dell'Inter. :)
 
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