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Alberto Cerrutti a calciomercato.com attacca:"Stefano Pioli non è più “on fire”. Nella migliore delle ipotesi è “in bilico”, legato a quello che farà, o peggio non farà, il Milan contro il Sassuolo nell’ultima partita del 2023. In caso di sconfitta, infatti, non ci meraviglieremmo se facesse la stessa fine di Massimiliano Allegri, che come lui aveva vinto uno scudetto sulla panchina rossonera ma tre anni più tardi fu esonerato proprio dopo un kappaò contro Berardi e compagni”.
“I troppi infortuni, causa principale dei deludenti risultati in campionato, sono il primo capo d’accusa nei confronti del tecnico, considerato responsabile anche degli errori del suo staff di preparatori atletici fiducia, lo stesso per la verità dell’anno dello scudetto. Questo è quanto trapela dalla società e la voce del verbo “trapelare” deve far riflettere perché nessuno, né il grande capo Cardinale, né l’amministratore delegato Furlani, né tantomeno il nuovo “senior advisor” Ibrahimovic hanno speso una parola per difendere, o almeno far finta di difendere, Pioli”.
"Chi comanda ha tutto il diritto di scegliere i propri dipendenti, ma il silenzio che dai piani alti ha circondato il presente e soprattutto il futuro di Pioli non aiuta né il tecnico, né i giocatori che sono i primi a rendersi conto della posizione delicata di chi li guida. Perché un conto sono le critiche legittime dei tifosi o della stampa, e un altro il distacco della società, che in questo caso si rivela una volta di più una società fantasma, prima ancora che priva di competenza calcistica”.
“Pioli può avere delle colpe, come qualsiasi suo collega, ma non servirebbe esonerarlo a metà stagione, un po’ perché non c’è nessun allenatore di livello disponibile a sostituirlo e molto perché i problemi sono a monte e cioè nella campagna acquisti. E quindi, se ha pagato Maldini per avere sperperato 50 milioni dopo lo scudetto, a maggior motivo dovrebbe pagare chi ha preso il suo posto, spendendo (male) più del doppio, e cioè Moncada responsabile delle scelte tecniche e Furlani che le ha avallate a livello economico. Salvo sorprese, invece, Pioli sarà il classico capro espiatorio che fa comodo a tutti”.
“I troppi infortuni, causa principale dei deludenti risultati in campionato, sono il primo capo d’accusa nei confronti del tecnico, considerato responsabile anche degli errori del suo staff di preparatori atletici fiducia, lo stesso per la verità dell’anno dello scudetto. Questo è quanto trapela dalla società e la voce del verbo “trapelare” deve far riflettere perché nessuno, né il grande capo Cardinale, né l’amministratore delegato Furlani, né tantomeno il nuovo “senior advisor” Ibrahimovic hanno speso una parola per difendere, o almeno far finta di difendere, Pioli”.
"Chi comanda ha tutto il diritto di scegliere i propri dipendenti, ma il silenzio che dai piani alti ha circondato il presente e soprattutto il futuro di Pioli non aiuta né il tecnico, né i giocatori che sono i primi a rendersi conto della posizione delicata di chi li guida. Perché un conto sono le critiche legittime dei tifosi o della stampa, e un altro il distacco della società, che in questo caso si rivela una volta di più una società fantasma, prima ancora che priva di competenza calcistica”.
“Pioli può avere delle colpe, come qualsiasi suo collega, ma non servirebbe esonerarlo a metà stagione, un po’ perché non c’è nessun allenatore di livello disponibile a sostituirlo e molto perché i problemi sono a monte e cioè nella campagna acquisti. E quindi, se ha pagato Maldini per avere sperperato 50 milioni dopo lo scudetto, a maggior motivo dovrebbe pagare chi ha preso il suo posto, spendendo (male) più del doppio, e cioè Moncada responsabile delle scelte tecniche e Furlani che le ha avallate a livello economico. Salvo sorprese, invece, Pioli sarà il classico capro espiatorio che fa comodo a tutti”.