- Registrato
- 6 Agosto 2012
- Messaggi
- 235,209
- Reaction score
- 41,431
GDS in edicola: quanti problemi in casa MIlan. Continua a tenere banco il caso Leao, che fa fatica. Il ko con l’Udinese, il terzo nel giro di 4 partite, ha emesso una sentenza: questo Diavolo ha un problema di leadership. In campo manca un giocatore che riesca a trascinare e chi si era assunto le responsabilità da capobranco – vedi Leao – continua a faticare. E allora, quella che fino a ieri veniva inquadrata come una grande opportunità è diventata una necessità: il Milan ha bisogno di “zlatanizzarsi”, Ibra serve come il pane. Lui e Cardinale si sono in- contrati a settembre e sono rimasti in contatto, il feeling c’è e a certificarlo è stato lo stesso Cardinale: «Lo sto conoscendo e mi piac
e molto perché è un leader nato. Abbiamo bisogno di più leader, la nostra è una squadra giovane e credo che uno come Zlatan potrebbe essere efficace, sia come consigliere per me che come spirito di leadership per tutta la squadra». Con queste premesse, e con il contesto attuale, il ritorno di Cardinale a Milano offre l’assist ideale. Poi toccherà a Ibra buttarla dentro, come ai vecchi tempi: Zlatan ha preso tempo per accettare ma è il momento dell’accelerata.
Mercato flop Al resto dovranno provvedere Pioli e la società, perché è evidente che il mercato portato avanti a braccetto da dirigenti e allenatore questa estate non stia fruttando quello che speravano in casa milanista. Ieri hanno deluso pressoché tutti i nuovi, da Reijnders – in calo ormai da un mese – agli attaccanti: Jovic, ancora una volta trasparente, ha sprecato un’altra occasione; Okafor e Romero, entrati nella ripresa, non hanno fatto nulla per smuovere le gerarchie. I conti, allora, si fanno presto: se Leao e Giroud non girano – e la cosa succede spesso – le alternative latitano. Ibra non potrà giocare al posto loro, ma magari darà la scossa che serve. La prima, in attesa di quelle di gennaio.
Tuttosport: Rafael Leao è la fotografia fedele del Milan che perde in casa contro l’Udinese ricevendo i fischi di San Siro e certificando la mini crisi di risultati della squadra, ma aprendo un grandissimo tema di dibattito su di lui. Il primo tempo del portoghese è stato ciondolante, con i tentativi di attivare le marce alte che sono stati ben limitati dal raddoppio sistematico che Cioffi aveva preparato sul numero 10 milanista. Diversi i cross cercati da Leao, ma con esiti negativi ai fini della finalizzazione. Perché molti di questi suoi passaggi, sono stati fatti a testa bassa, nella speranza di un movimento a rimorchio che aveva funzionato fino ad ottobre e che poi è come se si fosse disinstallato dal sistema operativo della fase offensiva del Milan. C’è da dire che Leao ha sulle spalle la responsabilità di quasi tutto l’attacco milanista, che ha dimostrato una fase di demineralizzazione realizzativa e di incisività. Ma anche Leao sta peccando e non da ieri sotto porta. Il secondo tempo è stato sicuramente più frizzante, con tanti uno contro uno giocati, ma la realtà dei fatti è che nessuno di questi ha poi portato a nulla di utile. Il Milan è in palese apnea di gioco e di soluzioni e così, visto che davanti a una difesa chiusa e schierata non hanno saputo cosa fare, i suoi compagni hanno scritto una bella preghiera su ogni pallone consegnato a Leao nella speranza che potesse cavare qualche coniglio dal cilindro. Ma neppure ieri sera si è vista quella rabbia agonistica e quella qualità d’esecuzione che dovrebbero rendere efficaci le giocate di Leao. Nemmeno l’ingresso di Okafor gli ha dato più spazio, il motore andava ma la qualità della guida è stata mediocre. Uno dei rari lampi è stato il cross che mette in area di rigore per Giroud, con il francese che ha cercato di tramutarlo in gol, ma è andato a sbattere su Silvestri. Alla fine della partita, quando le energie lo hanno mollato definitivamente, c’è stato l’emblema della sua partita ovvero un pallone che gli è rimasto sotto la suola con relativo inciampo. Sipario definitivo di una serata fredda, umida e triste per il 10 rossonero, che martedì vedrà presentarsi a San Siro “sua maestà” Kylian Mbappé, che già a Parigi gli ha fatto vedere come si fa ad essere determinanti con giocate ben definite, ma effettuate con la cattiveria del fuoriclasse. Mancano le scelte giuste, la testa bassa anche all’uscita dal campo tra la prima, vera, contestazione pubblica dei tifosi tra le mura amiche, è un’altra foto della notte che è calata sul Milan in queste settimane. Leao, oggi, canta e porta la croce, ma non è esente da colpe.
Repubblica: Ibrahimovic è sull’uscio: o adesso o mai più. Cardinale dovrebbe ratificare il ritorno dell’ex campione in veste di consulente, sempreché il manager statunitense riesca a convincerlo ad accettare di entrare nell’evidente groviglio
e molto perché è un leader nato. Abbiamo bisogno di più leader, la nostra è una squadra giovane e credo che uno come Zlatan potrebbe essere efficace, sia come consigliere per me che come spirito di leadership per tutta la squadra». Con queste premesse, e con il contesto attuale, il ritorno di Cardinale a Milano offre l’assist ideale. Poi toccherà a Ibra buttarla dentro, come ai vecchi tempi: Zlatan ha preso tempo per accettare ma è il momento dell’accelerata.
Mercato flop Al resto dovranno provvedere Pioli e la società, perché è evidente che il mercato portato avanti a braccetto da dirigenti e allenatore questa estate non stia fruttando quello che speravano in casa milanista. Ieri hanno deluso pressoché tutti i nuovi, da Reijnders – in calo ormai da un mese – agli attaccanti: Jovic, ancora una volta trasparente, ha sprecato un’altra occasione; Okafor e Romero, entrati nella ripresa, non hanno fatto nulla per smuovere le gerarchie. I conti, allora, si fanno presto: se Leao e Giroud non girano – e la cosa succede spesso – le alternative latitano. Ibra non potrà giocare al posto loro, ma magari darà la scossa che serve. La prima, in attesa di quelle di gennaio.
Tuttosport: Rafael Leao è la fotografia fedele del Milan che perde in casa contro l’Udinese ricevendo i fischi di San Siro e certificando la mini crisi di risultati della squadra, ma aprendo un grandissimo tema di dibattito su di lui. Il primo tempo del portoghese è stato ciondolante, con i tentativi di attivare le marce alte che sono stati ben limitati dal raddoppio sistematico che Cioffi aveva preparato sul numero 10 milanista. Diversi i cross cercati da Leao, ma con esiti negativi ai fini della finalizzazione. Perché molti di questi suoi passaggi, sono stati fatti a testa bassa, nella speranza di un movimento a rimorchio che aveva funzionato fino ad ottobre e che poi è come se si fosse disinstallato dal sistema operativo della fase offensiva del Milan. C’è da dire che Leao ha sulle spalle la responsabilità di quasi tutto l’attacco milanista, che ha dimostrato una fase di demineralizzazione realizzativa e di incisività. Ma anche Leao sta peccando e non da ieri sotto porta. Il secondo tempo è stato sicuramente più frizzante, con tanti uno contro uno giocati, ma la realtà dei fatti è che nessuno di questi ha poi portato a nulla di utile. Il Milan è in palese apnea di gioco e di soluzioni e così, visto che davanti a una difesa chiusa e schierata non hanno saputo cosa fare, i suoi compagni hanno scritto una bella preghiera su ogni pallone consegnato a Leao nella speranza che potesse cavare qualche coniglio dal cilindro. Ma neppure ieri sera si è vista quella rabbia agonistica e quella qualità d’esecuzione che dovrebbero rendere efficaci le giocate di Leao. Nemmeno l’ingresso di Okafor gli ha dato più spazio, il motore andava ma la qualità della guida è stata mediocre. Uno dei rari lampi è stato il cross che mette in area di rigore per Giroud, con il francese che ha cercato di tramutarlo in gol, ma è andato a sbattere su Silvestri. Alla fine della partita, quando le energie lo hanno mollato definitivamente, c’è stato l’emblema della sua partita ovvero un pallone che gli è rimasto sotto la suola con relativo inciampo. Sipario definitivo di una serata fredda, umida e triste per il 10 rossonero, che martedì vedrà presentarsi a San Siro “sua maestà” Kylian Mbappé, che già a Parigi gli ha fatto vedere come si fa ad essere determinanti con giocate ben definite, ma effettuate con la cattiveria del fuoriclasse. Mancano le scelte giuste, la testa bassa anche all’uscita dal campo tra la prima, vera, contestazione pubblica dei tifosi tra le mura amiche, è un’altra foto della notte che è calata sul Milan in queste settimane. Leao, oggi, canta e porta la croce, ma non è esente da colpe.
Repubblica: Ibrahimovic è sull’uscio: o adesso o mai più. Cardinale dovrebbe ratificare il ritorno dell’ex campione in veste di consulente, sempreché il manager statunitense riesca a convincerlo ad accettare di entrare nell’evidente groviglio