Capello senza dubbi:"E' un Milan da scudetto".

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Fabio Capello al Corsera in edicola, senza dubbi:"Il Milan è da scudetto. Candidato non a sognare, ma a pensare in grande. Perché la differenza è sostanziale: sognare in grande possono farlo tutti, pensare in grande no. E il Milan ora può farlo. Anzi, deve».

Quando se n’è convinto?
«La vittoria di Napoli è stata una prova di forza impressionante. Ma mi ha colpito enormemente anche il successo sulla Fiorentina, per la facilità, la risolutezza. Il Milan lì si è imposto da grande, senza soffrire, gestendo, come le grandi squadre. Senza ansia. E soprattutto, senza Ibra».

Prima che torni ci vorranno almeno un paio di settimane. Non crede che il Milan possa risentire della sua assenza, alla lunga?
«Non credo. Ora Ibrahimovic è molto più maturo, è diventato un leader vero. Non si limita più a portare i suoi gol, la sua differenza. Ora è un leader adulto. La squadra ha recepito la sua voglia di vincere, la sua mentalità. Basta guardare il linguaggio del corpo».

Testa alta, pressing insistente, contrasti convinti.
«Gli stessi giocatori un anno fa mostravano timore, incertezza, timidezza. Ora invece esprimono coraggio e determinazione già nel modo di muoversi, di caricarsi, di aggredire la partita. Con o senza Ibrahimovic in campo. Sanno cosa fare e lo fanno, sono compatti, sono squadra. E sono stati bravi ad approfittare anche degli stadi vuoti».

Crede anche lei che senza il pubblico il Milan sia cresciuto con più serenità?
«San Siro quando borbotta si sente. Inevitabile che sui giovani potesse incidere. L’atmosfera ovattata, da accademia, dà loro una mano: possono esprimersi senza la paura e l’ansia di sbagliare un passaggio. Ma credo che fosse così soprattutto in estate. Ora l’autostima è diversa. Sono sicuro che, pubblico o non pubblico, oggi il Milan sarebbe comunque là in cima».

La chiave è la serenità? Il non dover vincere per forza? L’innalzarsi delle aspettative non può essere un’arma a doppio taglio?
«Giocano spensierati, liberi, senza ossessioni, si vede. Ma con un’identità precisa. Sanno cosa vogliono: vincere. E devono continuare così. Ora è un passaggio delicato, toccherà a Pioli, alla società, ai dirigenti: bisogna trovare la chiave mentale per gestire il momento, alzare pian piano gli obiettivi senza alzare le aspettative».

In realtà però c’è ancora un certo scetticismo attorno al Milan. «Prima o poi si squaglia, sono quasi tutti ragazzini», è il pensiero di molti.
«Una delle poche certezze del calcio è che le squadre giovani possono solo migliorare. La sottovalutazione riguarda altro, anzi un altro».

Vale a dire?
«Pioli. Ha meriti enormi che secondo me non gli vengono riconosciuti appieno. Già in passato, con la Lazio, con la Fiorentina, Stefano aveva dimostrato di essere un signor allenatore, con idee, personalità. Aveva bisogno di tempo e di fiducia. Tenerlo quest’estate era la scelta giusta. E ora si vede».

Una scelta di fiducia per la quale bisogna dare i principali meriti a Maldini. E pensare che fino a qualche mese fa nemmeno lui era certo di restare.
«Un lavoro da applausi, quello di Paolo. Anche nella costruzione della squadra».

In cosa potrebbe migliorare ancora questo Milan? A gennaio si riapre il mercato, l’obiettivo è un centrale difensivo, in prima fila c’è Kabak dello Schalke.
«Sì, un difensore farebbe comodo, giocando su tre fronti. Ma poi basta».

Mancherebbe anche un vice Ibra, un centravanti di ruolo di riserva.
«Da un punto di vista numerico ci potrebbe stare, ma il Milan ha raggiunto un suo equilibrio, che è meglio toccare il meno possibile. Anche a costo di rischiare un po’».

Onestamente: sul primo posto dei rossoneri quanto incidono le difficoltà delle altre grandi?
«Inter e Juve hanno un bagaglio tecnico e di scelte che chiaramente le riporterà a essere protagoniste, hanno rose grandi e ricche. La Lazio è un enigma, l’Atalanta dipende da come prosegue la Champions, il Napoli è strutturato. Ma il Milan, fidatevi di me, sta lassù perché se lo merita. E può restarci fino alla fine».
 
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Fabio Capello al Corsera in edicola, senza dubbi:"Il Milan è da scudetto. Candidato non a sognare, ma a pensare in grande. Perché la differenza è sostanziale: sognare in grande possono farlo tutti, pensare in grande no. E il Milan ora può farlo. Anzi, deve».

Quando se n’è convinto?
«La vittoria di Napoli è stata una prova di forza impressionante. Ma mi ha colpito enormemente anche il successo sulla Fiorentina, per la facilità, la risolutezza. Il Milan lì si è imposto da grande, senza soffrire, gestendo, come le grandi squadre. Senza ansia. E soprattutto, senza Ibra».

Prima che torni ci vorranno almeno un paio di settimane. Non crede che il Milan possa risentire della sua assenza, alla lunga?
«Non credo. Ora Ibrahimovic è molto più maturo, è diventato un leader vero. Non si limita più a portare i suoi gol, la sua differenza. Ora è un leader adulto. La squadra ha recepito la sua voglia di vincere, la sua mentalità. Basta guardare il linguaggio del corpo».

Testa alta, pressing insistente, contrasti convinti.
«Gli stessi giocatori un anno fa mostravano timore, incertezza, timidezza. Ora invece esprimono coraggio e determinazione già nel modo di muoversi, di caricarsi, di aggredire la partita. Con o senza Ibrahimovic in campo. Sanno cosa fare e lo fanno, sono compatti, sono squadra. E sono stati bravi ad approfittare anche degli stadi vuoti».

Crede anche lei che senza il pubblico il Milan sia cresciuto con più serenità?
«San Siro quando borbotta si sente. Inevitabile che sui giovani potesse incidere. L’atmosfera ovattata, da accademia, dà loro una mano: possono esprimersi senza la paura e l’ansia di sbagliare un passaggio. Ma credo che fosse così soprattutto in estate. Ora l’autostima è diversa. Sono sicuro che, pubblico o non pubblico, oggi il Milan sarebbe comunque là in cima».

La chiave è la serenità? Il non dover vincere per forza? L’innalzarsi delle aspettative non può essere un’arma a doppio taglio?
«Giocano spensierati, liberi, senza ossessioni, si vede. Ma con un’identità precisa. Sanno cosa vogliono: vincere. E devono continuare così. Ora è un passaggio delicato, toccherà a Pioli, alla società, ai dirigenti: bisogna trovare la chiave mentale per gestire il momento, alzare pian piano gli obiettivi senza alzare le aspettative».

In realtà però c’è ancora un certo scetticismo attorno al Milan. «Prima o poi si squaglia, sono quasi tutti ragazzini», è il pensiero di molti.
«Una delle poche certezze del calcio è che le squadre giovani possono solo migliorare. La sottovalutazione riguarda altro, anzi un altro».

Vale a dire?
«Pioli. Ha meriti enormi che secondo me non gli vengono riconosciuti appieno. Già in passato, con la Lazio, con la Fiorentina, Stefano aveva dimostrato di essere un signor allenatore, con idee, personalità. Aveva bisogno di tempo e di fiducia. Tenerlo quest’estate era la scelta giusta. E ora si vede».

Una scelta di fiducia per la quale bisogna dare i principali meriti a Maldini. E pensare che fino a qualche mese fa nemmeno lui era certo di restare.
«Un lavoro da applausi, quello di Paolo. Anche nella costruzione della squadra».

In cosa potrebbe migliorare ancora questo Milan? A gennaio si riapre il mercato, l’obiettivo è un centrale difensivo, in prima fila c’è Kabak dello Schalke.
«Sì, un difensore farebbe comodo, giocando su tre fronti. Ma poi basta».

Mancherebbe anche un vice Ibra, un centravanti di ruolo di riserva.
«Da un punto di vista numerico ci potrebbe stare, ma il Milan ha raggiunto un suo equilibrio, che è meglio toccare il meno possibile. Anche a costo di rischiare un po’».

Onestamente: sul primo posto dei rossoneri quanto incidono le difficoltà delle altre grandi?
«Inter e Juve hanno un bagaglio tecnico e di scelte che chiaramente le riporterà a essere protagoniste, hanno rose grandi e ricche. La Lazio è un enigma, l’Atalanta dipende da come prosegue la Champions, il Napoli è strutturato. Ma il Milan, fidatevi di me, sta lassù perché se lo merita. E può restarci fino alla fine».

Il segreto del milan è l'ampiezza.
Se ci facciamo caso i nostri quando hanno palla si aprono a ventaglio : centrali larghi, terzini alti e larghi, centrocampisti che trovano in mezzo praterie, ali che abbassano i terzini avversari e centravanti che blocca due difensori.

In questo modulo i nostri giocatori sono rifioriti perchè abbiamo quello spazio per giocare e per pensare che nelle catene di gioco del 4-3-3 non avevamo.

Quando abbiamo la palla allarghiamo e allunghiamo gli avversari per poi prenderci gli spazi centrali , quando la palla ce l'hanno gli altri ci compattiamo.
Pioli ha trovato il modo di far rendere quasi tutti i nostri.
E' uno stile di gioco tipico del calcio a 5 rivisitato per il calcio.
Non siamo squadra che può giocare in un fazzoletto di campo di 35 metri ma abbiamo bisogno di allargare le nostre maglie e quelle avversarie.
 

kipstar

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che ce lo meritiamo sono d'accordo....che ci staremo fino alla fine ...là in alto.....non lo so. non ho tutte queste certezze. Arriveranno anche i momenti meno belli......vedremo in quel frangente come ne verremo fuori.....da là si capirà......imho.
 

WeedoMilan

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Inizio a crederci così tanto che ho paura di svegliarmi, non so.... in teoria, le attenuanti come il covid o il calcio d’estate o il fuoco di paglia sono finite ma boh
Siamo davvero noi? 1 anno fa, gli stessi giocatori andavano in giro a farsi umiliare per gli stadi di mezza Serie A, oggi siamo noi a fare terra bruciata su ogni campo,boh.
 

Alfred Edwards

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Il segreto del milan è l'ampiezza.
Se ci facciamo caso i nostri quando hanno palla si aprono a ventaglio : centrali larghi, terzini alti e larghi, centrocampisti che trovano in mezzo praterie, ali che abbassano i terzini avversari e centravanti che blocca due difensori.

In questo modulo i nostri giocatori sono rifioriti perchè abbiamo quello spazio per giocare e per pensare che nelle catene di gioco del 4-3-3 non avevamo.

Quando abbiamo la palla allarghiamo e allunghiamo gli avversari per poi prenderci gli spazi centrali , quando la palla ce l'hanno gli altri ci compattiamo.
Pioli ha trovato il modo di far rendere quasi tutti i nostri.
E' uno stile di gioco tipico del calcio a 5 rivisitato per il calcio.
Non siamo squadra che può giocare in un fazzoletto di campo di 35 metri ma abbiamo bisogno di allargare le nostre maglie e quelle avversarie.

Quello che mi chiedo è che mi sembra talmente ovvio che con un altro 10 questo Milan potrebbe davvero puntare non solo a sognare.

Ma credo ci siano profili da scovare a meno di 50 milioni, che sostituiscano "economicamente" Calhanoglu e che possano far rendere questa squadra, proprio per le caratteristiche che dici tu, ancora di più. Potremo accelerare ancora di più e avvicinarci alle grandi europee.

Oggi Bennacer compie 23 anni. 23. Ed è il centrocampista centrale assieme a Kessié (24 da compiere) più forte d'Italia al momento. 23 anni, 24 anni, e un 10 vero e credo davvero potremo fare robe d'altissimo livello.

Al di là dell'esterno destro, fondamentale da prendere, per me la priorità è solo una.
 
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Quello che mi chiedo è che mi sembra talmente ovvio che con un altro 10 questo Milan potrebbe davvero puntare non solo a sognare.

Ma credo ci siano profili da scovare a meno di 50 milioni, che sostituiscano "economicamente" Calhanoglu e che possano far rendere questa squadra, proprio per le caratteristiche che dici tu, ancora di più. Potremo accelerare ancora di più e avvicinarci alle grandi europee.

Oggi Bennacer compie 23 anni. 23. Ed è il centrocampista centrale assieme a Kessié (24 da compiere) più forte d'Italia al momento. 23 anni, 24 anni, e un 10 vero e credo davvero potremo fare robe d'altissimo livello.

Al di là dell'esterno destro, fondamentale da prendere, per me la priorità è solo una.

Calha è un gran faticatore e gli allenatori lo schierano sempre perchè in termini di pressing, corsa , dedizione la sua partita la fa sempre.
Non è un 10 anarchico tutto dribbling e talento ma un centrocampista che lavora e cerca di mettere qualità.

Certamente che siamo migliorabili nel ruolo e trovando un profilo diverso potremmo avere risultati diversi.
Magari con un profilo un attimino più difensivo saremmo più forti difensivamente, con uno con doti da seconda punta avremmo più gol in canna.
Il 10 di un tempo non esiste più, chi ha resistito all'estinzione è per forza di cose un giocatore 'diverso'.
Insigne, per dire, in mezzo non ce l'ha fatta a giocare, ci ha provato anche ancelotti ma è durato poco.


Ce ne stanno in giro calciatori dal grande talento ma saprebbero fare le due fasi garantendo qualità con la palla e lavoro sporco senza palla?
E' obiettivamente difficile ma non impossibile.
Meglio un centrocampista a cui chiedi di attaccare o una mezza punta a cui chiedi di ripiegare?
Col primo trovi la quadra ma se becchi il secondo fai il botto.
Tipo etoo in fascia con l'inter, di maria mezz'ala sinistra del real madrid, weah attaccante esterno del milan di zac, davies del bayern inventato terzino, ecc ecc ecc.

A maldini, massara e pioli il compito di trovare il miglior interprete.
 
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