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Camarda a Mediaset:"Ho iniziato a giocare a quattro anni, in una squadra vicina al mio quartiere, la Forese. Quando ci ripenso e guardo a dove sono ora, questo mi dà motivazione e orgoglio. Devo e dovrò tutto alla mia famiglia, hanno fatto grandi sacrifici per me, come il trasferirsi quest’anno a Lecce. Quando ho esordito a San Siro con il Milan contro la Fiorentina mia mamma si è messa a piangere, perché era come se fosse in campo con me e il mio sogno l’avesse esaudito anche lei".
"Ho iniziato in Under 15, la prima convocazione fu con la Slovenia e segnai anche. Capii subito l’importanza della maglia azzurra, fu una bellissima emozione. Sono passato dall’Under 16 con Zoratto, per poi salire quasi subito in Under 17 con mister Favo. Fra noi si è creato un bel rapporto e ancora adesso ci sentiamo. Abbiamo vinto quel bellissimo Europeo: si era creato un clima fantastico di fiducia fra noi e lo staff e non poteva andare diversamente. Poco dopo ho giocato anche l’Europeo Under 19 con mister Corradi e uscimmo in semifinale con la Spagna, un vero peccato perché anche lì potevamo andare in fondo".
La nazionale maggiore? Spero un giorno possa arrivare, è il sogno di ognuno di noi".
"L'U21? Siamo un gruppo molto forte e unito. Ci troviamo proprio bene insieme e in campo si vede: quando c’è da essere seri siamo seri, ma fuori dal campo siamo come una famiglia. I gol arrivano per merito della squadra e del mister: nessun attaccante può segnare se i compagni non lo mettono nelle condizioni di farlo".
"Quando ti trovi in campo con quelli più grandi devi aumentare forza fisica e mentale. Fin qui sono riuscito sempre ad adattarmi abbastanza bene ai ritmi, ma un conto è farlo quando hai 13 anni e giochi con quelli di 15, un conto è farlo ora a 17 in Serie A con uomini di 30 anni. Serve uno sforzo importante per adeguarsi ai tempi di gioco".
"Ibra? Mi ispiro tanto a lui, a ciò che ha vissuto, alla carriera che ha avuto. È stato uno dei più forti al mondo, ha fatto la storia del calcio. Anche a me piace la boxe, così come le arti marziali tipo MMA e Kick Boxing".
"Ho iniziato in Under 15, la prima convocazione fu con la Slovenia e segnai anche. Capii subito l’importanza della maglia azzurra, fu una bellissima emozione. Sono passato dall’Under 16 con Zoratto, per poi salire quasi subito in Under 17 con mister Favo. Fra noi si è creato un bel rapporto e ancora adesso ci sentiamo. Abbiamo vinto quel bellissimo Europeo: si era creato un clima fantastico di fiducia fra noi e lo staff e non poteva andare diversamente. Poco dopo ho giocato anche l’Europeo Under 19 con mister Corradi e uscimmo in semifinale con la Spagna, un vero peccato perché anche lì potevamo andare in fondo".
La nazionale maggiore? Spero un giorno possa arrivare, è il sogno di ognuno di noi".
"L'U21? Siamo un gruppo molto forte e unito. Ci troviamo proprio bene insieme e in campo si vede: quando c’è da essere seri siamo seri, ma fuori dal campo siamo come una famiglia. I gol arrivano per merito della squadra e del mister: nessun attaccante può segnare se i compagni non lo mettono nelle condizioni di farlo".
"Quando ti trovi in campo con quelli più grandi devi aumentare forza fisica e mentale. Fin qui sono riuscito sempre ad adattarmi abbastanza bene ai ritmi, ma un conto è farlo quando hai 13 anni e giochi con quelli di 15, un conto è farlo ora a 17 in Serie A con uomini di 30 anni. Serve uno sforzo importante per adeguarsi ai tempi di gioco".
"Ibra? Mi ispiro tanto a lui, a ciò che ha vissuto, alla carriera che ha avuto. È stato uno dei più forti al mondo, ha fatto la storia del calcio. Anche a me piace la boxe, così come le arti marziali tipo MMA e Kick Boxing".