Boban attacca Gazidis:"Milan unito? Ci credevo..."

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Dichiarazioni clamorose di Boban allla Gazzetta dello Sport in edicola oggi, 29 febbraio

Boban, l’a.d. Gazidis la settimana scorsa ha superato tutte le indiscrezioni dicendo che non esistono due anime nel Milan. Che cosa ne pensa?

«Prendendo atto di mille difficoltà iniziali, delle differenze culturali e delle passioni rossonere ben diverse, con tutte le divergenze di vedute e qualche volta opposti pensieri, ancora qualche giorno fa pensavo fosse questa la realtà».

Poi ci sono state le voci su Rangnick. Ci sarebbero stati effettivamente contatti con il manager tedesco e questo non fa bene al club e non aiuta il lavoro dell’area tecnica.

«Il fatto che parliamo di queste cose non fa bene a nessuno, soprattutto alla vigilia di una partita importante, come sono tutte quelle che stiamo giocando adesso. La cosa peggiore è che questo evento destabilizzante avviene in un momento durante il quale la squadra sta crescendo e si vede un grande lavoro di Pioli, in un momento dove si percepisce che si sta formando un percorso nettamente migliore. Non avvisarci è stato irrispettoso e inelegante. Non è da Milan. Almeno quello che ci ricordavamo fosse il Milan».

Quindi l’unità di intenti non esiste? Non esiste un unico sistema di lavoro per tornare a un unico grande Milan?

«Per come la vedo io, l’unità significa condivisione, l’unità è rispetto. Alla fine, la base di tutto è avere questo approccio, è l’unica via per poter lavorare e sentirsi bene».

Avete chiesto un chiarimento a Gazidis? Da quanto tempo non vi sentite?

«Con Gazidis abbiamo già parlato. Per il bene del Milan, è certamente necessario che il meeting con la proprietà avvenga al più presto».

Ha lasciato la Fifa perché aveva grandi progetti con Paolo Maldini…

«Sono felice di condividere e vivere questo tempo con un grande amico con il quale ho sognato di lavorare da tempi lontani. Paolo come nessuno rappresenta la storia e l’appartenenza al Milan, è una persona per bene, ha classe ed è ormai un dirigente credibile e capace. La cronaca dei fatti? Il mercato estivo è stato molto dinamico e alla fine positivo, poi c’è stato un inizio del campionato molto insoddisfacente per il quale ci prendiamo tutte le responsabilità, dopo di che il cambio di allenatore, e la costruzione di una base solida per un progetto che è stato pensato per almeno tre anni. Questa è la sintesi del nostro lavoro, finora».

Con quale budget potreste lavorare per il futuro?

«La proprietà deve essere chiara sia nel budget che negli obiettivi. In sintesi: noi rispettosi delle esigenze di equilibrio economico finanziario per garantire una sana e corretta gestione della società, la proprietà rispettosa dei risultati sportivi affidati a chi rappresenta la storia e i valori di un grande club».

Quindi non lo è stata.

«Al momento, nonostante gli sforzi nel mercato di gennaio e i tanti tagli, con due cessioni importanti e l’alleggerimento che deriva dai relativi ingaggi, non sappiamo che margini avremo».

Uno dei nodi da sciogliere è il rinnovo di contratto di Ibrahimovic.

«Tutti vedono l’impatto che Zlatan ha avuto. E’ un giocatore speciale, e non credo ci siano dubbi che dovremmo affrontare già oggi un possibile rinnovo per la prossima stagione, al di là del risultato finale della squadra».

C’è anche il problema del rinnovo di contratto di Begovic e soprattutto Kjaer.

«Niente da aggiungere a quello che abbiamo visto in campo. Sono giocatori di esperienza che hanno reso più solido il Milan, è probabile che lo possano fare anche nelle prossime stagioni».

C’è la politica dei giovani pretesa da Elliott come un caposaldo, condivisa da voi per la verità. Ma ci sono anche dei limiti. Come ha detto più volte Maldini, una squadra di ragazzi non ha mai vinto…

«Ci è stato chiesto di ringiovanire la rosa e l’abbiamo fatto ma sostenendo sempre che ci vuole il giusto mix tra gioventù ed esperienza. Il mercato invernale ha dimostrato che avevamo ragione, basta vedere come i giovani siano cresciuti in breve tempo».

Insomma, c’è un’intesa sulle strategie o no?

«Noi siamo certi che il Milan abbia soltanto una strada, pensare in grande per un fatto semplice – si chiama il Milan, ha 120 anni di storia vincente, e ha sette Coppe dei Campioni vinte».

Allora quando vedremo un Milan così, capace almeno di competere per tornare in Champions League?

«Intanto dobbiamo finire la stagione e vedere dove saremo, ma è già un Milan diverso. Noi non diciamo che si debba vincere l’anno prossimo, ma dobbiamo essere competitivi e giocarcela con tutti almeno in Italia. Siamo ben coscienti che non viviamo il Milan dei nostri tempi, ma un’ambizione vera che ti fa sognare ci dev’essere».

Lo snodo è Ibrahimovic, in un ruolo o un altro. Resterà?

«L’ha chiamato prima Paolo e poi ho continuato io anche per il fatto della lingua e il carattere balcanico che abbiamo. E’ stato divertente quando mi ha chiamato verso le 10 di sera per la vigilia di Natale dicendo: “Boban, congratulazioni al Milan, avete preso Ibrahimovic. Buon Natale e a presto”. Comunque, l’ok di Londra è arrivato quasi subito. Speriamo di poter andare avanti».

Servono grandi giocatori, per quanto senior, e bei prospetti per riportare al Milan al top. Serve anche, secondo la proprietà e non soltanto, uno stadio nuovo. Una priorità per Elliott. Che cosa ne pensa?

«E’ una grande cosa e bisogna farlo, sarebbe bello per la città calcistica più importante al mondo. Detto ciò, il nuovo San Siro con gli standard più avanzati sarebbe grandioso e credo che Elliott con i suoi manager sarebbe più che capace di fare un miracolo architettonico mondiale».

C’è nella gente questa idea che la proprietà sia un po’ lontana dalla società del calcio e della società Italiana, che cosa ne pensa?

«Noi sappiamo quanto sia importante avere un’identità milanese e Italiana. La si può inculcare anche ai ragazzi stranieri, credo che ci sono tanti buoni esempi. Capiamo che a volte per le proprietà straniere sia difficile capirlo, ma è un passaggio fondamentale. Non si deve mai arrivare alla de – italianizzazione e de – milanizzazione, sarebbe veramente come perdere l’anima. Lo dice un patriottico croato che ama questo club, questa città e questa splendida terra».
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Dichiarazioni clamorose di Boban allla Gazzetta dello Sport in edicola oggi, 29 febbraio

Boban, l’a.d. Gazidis la settimana scorsa ha superato tutte le indiscrezioni dicendo che non esistono due anime nel Milan. Che cosa ne pensa?

«Prendendo atto di mille difficoltà iniziali, delle differenze culturali e delle passioni rossonere ben diverse, con tutte le divergenze di vedute e qualche volta opposti pensieri, ancora qualche giorno fa pensavo fosse questa la realtà».

Poi ci sono state le voci su Rangnick. Ci sarebbero stati effettivamente contatti con il manager tedesco e questo non fa bene al club e non aiuta il lavoro dell’area tecnica.

«Il fatto che parliamo di queste cose non fa bene a nessuno, soprattutto alla vigilia di una partita importante, come sono tutte quelle che stiamo giocando adesso. La cosa peggiore è che questo evento destabilizzante avviene in un momento durante il quale la squadra sta crescendo e si vede un grande lavoro di Pioli, in un momento dove si percepisce che si sta formando un percorso nettamente migliore. Non avvisarci è stato irrispettoso e inelegante. Non è da Milan. Almeno quello che ci ricordavamo fosse il Milan».

Quindi l’unità di intenti non esiste? Non esiste un unico sistema di lavoro per tornare a un unico grande Milan?

«Per come la vedo io, l’unità significa condivisione, l’unità è rispetto. Alla fine, la base di tutto è avere questo approccio, è l’unica via per poter lavorare e sentirsi bene».

Avete chiesto un chiarimento a Gazidis? Da quanto tempo non vi sentite?

«Con Gazidis abbiamo già parlato. Per il bene del Milan, è certamente necessario che il meeting con la proprietà avvenga al più presto».

Ha lasciato la Fifa perché aveva grandi progetti con Paolo Maldini…

«Sono felice di condividere e vivere questo tempo con un grande amico con il quale ho sognato di lavorare da tempi lontani. Paolo come nessuno rappresenta la storia e l’appartenenza al Milan, è una persona per bene, ha classe ed è ormai un dirigente credibile e capace. La cronaca dei fatti? Il mercato estivo è stato molto dinamico e alla fine positivo, poi c’è stato un inizio del campionato molto insoddisfacente per il quale ci prendiamo tutte le responsabilità, dopo di che il cambio di allenatore, e la costruzione di una base solida per un progetto che è stato pensato per almeno tre anni. Questa è la sintesi del nostro lavoro, finora».

Con quale budget potreste lavorare per il futuro?

«La proprietà deve essere chiara sia nel budget che negli obiettivi. In sintesi: noi rispettosi delle esigenze di equilibrio economico finanziario per garantire una sana e corretta gestione della società, la proprietà rispettosa dei risultati sportivi affidati a chi rappresenta la storia e i valori di un grande club».

Quindi non lo è stata.

«Al momento, nonostante gli sforzi nel mercato di gennaio e i tanti tagli, con due cessioni importanti e l’alleggerimento che deriva dai relativi ingaggi, non sappiamo che margini avremo».

Uno dei nodi da sciogliere è il rinnovo di contratto di Ibrahimovic.

«Tutti vedono l’impatto che Zlatan ha avuto. E’ un giocatore speciale, e non credo ci siano dubbi che dovremmo affrontare già oggi un possibile rinnovo per la prossima stagione, al di là del risultato finale della squadra».

C’è anche il problema del rinnovo di contratto di Begovic e soprattutto Kjaer.

«Niente da aggiungere a quello che abbiamo visto in campo. Sono giocatori di esperienza che hanno reso più solido il Milan, è probabile che lo possano fare anche nelle prossime stagioni».

C’è la politica dei giovani pretesa da Elliott come un caposaldo, condivisa da voi per la verità. Ma ci sono anche dei limiti. Come ha detto più volte Maldini, una squadra di ragazzi non ha mai vinto…

«Ci è stato chiesto di ringiovanire la rosa e l’abbiamo fatto ma sostenendo sempre che ci vuole il giusto mix tra gioventù ed esperienza. Il mercato invernale ha dimostrato che avevamo ragione, basta vedere come i giovani siano cresciuti in breve tempo».

Insomma, c’è un’intesa sulle strategie o no?

«Noi siamo certi che il Milan abbia soltanto una strada, pensare in grande per un fatto semplice – si chiama il Milan, ha 120 anni di storia vincente, e ha sette Coppe dei Campioni vinte».

Allora quando vedremo un Milan così, capace almeno di competere per tornare in Champions League?

«Intanto dobbiamo finire la stagione e vedere dove saremo, ma è già un Milan diverso. Noi non diciamo che si debba vincere l’anno prossimo, ma dobbiamo essere competitivi e giocarcela con tutti almeno in Italia. Siamo ben coscienti che non viviamo il Milan dei nostri tempi, ma un’ambizione vera che ti fa sognare ci dev’essere».

Lo snodo è Ibrahimovic, in un ruolo o un altro. Resterà?

«L’ha chiamato prima Paolo e poi ho continuato io anche per il fatto della lingua e il carattere balcanico che abbiamo. E’ stato divertente quando mi ha chiamato verso le 10 di sera per la vigilia di Natale dicendo: “Boban, congratulazioni al Milan, avete preso Ibrahimovic. Buon Natale e a presto”. Comunque, l’ok di Londra è arrivato quasi subito. Speriamo di poter andare avanti».

Servono grandi giocatori, per quanto senior, e bei prospetti per riportare al Milan al top. Serve anche, secondo la proprietà e non soltanto, uno stadio nuovo. Una priorità per Elliott. Che cosa ne pensa?

«E’ una grande cosa e bisogna farlo, sarebbe bello per la città calcistica più importante al mondo. Detto ciò, il nuovo San Siro con gli standard più avanzati sarebbe grandioso e credo che Elliott con i suoi manager sarebbe più che capace di fare un miracolo architettonico mondiale».

C’è nella gente questa idea che la proprietà sia un po’ lontana dalla società del calcio e della società Italiana, che cosa ne pensa?

«Noi sappiamo quanto sia importante avere un’identità milanese e Italiana. La si può inculcare anche ai ragazzi stranieri, credo che ci sono tanti buoni esempi. Capiamo che a volte per le proprietà straniere sia difficile capirlo, ma è un passaggio fondamentale. Non si deve mai arrivare alla de – italianizzazione e de – milanizzazione, sarebbe veramente come perdere l’anima. Lo dice un patriottico croato che ama questo club, questa città e questa splendida terra».
Sarei curioso di vedere Boban e Paolo all’opera in estate. Ho qualche dubbio (soprattutto sul capitano) però quest’estate si sono mossi bene con cifre discrete. Sinceramente non avrebbe senso un loro allontamento, perché credo non sia manco una questione di pretendere cifre folli, ma di creare una rosa che sia un mix tra giovani e navigati. L’asilo Mariuccia non ha senso a prescindere.
 

Tifo'o

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Dichiarazioni clamorose di Boban allla Gazzetta dello Sport in edicola oggi, 29 febbraio

Boban, l’a.d. Gazidis la settimana scorsa ha superato tutte le indiscrezioni dicendo che non esistono due anime nel Milan. Che cosa ne pensa?

«Prendendo atto di mille difficoltà iniziali, delle differenze culturali e delle passioni rossonere ben diverse, con tutte le divergenze di vedute e qualche volta opposti pensieri, ancora qualche giorno fa pensavo fosse questa la realtà».

Poi ci sono state le voci su Rangnick. Ci sarebbero stati effettivamente contatti con il manager tedesco e questo non fa bene al club e non aiuta il lavoro dell’area tecnica.

«Il fatto che parliamo di queste cose non fa bene a nessuno, soprattutto alla vigilia di una partita importante, come sono tutte quelle che stiamo giocando adesso. La cosa peggiore è che questo evento destabilizzante avviene in un momento durante il quale la squadra sta crescendo e si vede un grande lavoro di Pioli, in un momento dove si percepisce che si sta formando un percorso nettamente migliore. Non avvisarci è stato irrispettoso e inelegante. Non è da Milan. Almeno quello che ci ricordavamo fosse il Milan».

Quindi l’unità di intenti non esiste? Non esiste un unico sistema di lavoro per tornare a un unico grande Milan?

«Per come la vedo io, l’unità significa condivisione, l’unità è rispetto. Alla fine, la base di tutto è avere questo approccio, è l’unica via per poter lavorare e sentirsi bene».

Avete chiesto un chiarimento a Gazidis? Da quanto tempo non vi sentite?

«Con Gazidis abbiamo già parlato. Per il bene del Milan, è certamente necessario che il meeting con la proprietà avvenga al più presto».

Ha lasciato la Fifa perché aveva grandi progetti con Paolo Maldini…

«Sono felice di condividere e vivere questo tempo con un grande amico con il quale ho sognato di lavorare da tempi lontani. Paolo come nessuno rappresenta la storia e l’appartenenza al Milan, è una persona per bene, ha classe ed è ormai un dirigente credibile e capace. La cronaca dei fatti? Il mercato estivo è stato molto dinamico e alla fine positivo, poi c’è stato un inizio del campionato molto insoddisfacente per il quale ci prendiamo tutte le responsabilità, dopo di che il cambio di allenatore, e la costruzione di una base solida per un progetto che è stato pensato per almeno tre anni. Questa è la sintesi del nostro lavoro, finora».

Con quale budget potreste lavorare per il futuro?

«La proprietà deve essere chiara sia nel budget che negli obiettivi. In sintesi: noi rispettosi delle esigenze di equilibrio economico finanziario per garantire una sana e corretta gestione della società, la proprietà rispettosa dei risultati sportivi affidati a chi rappresenta la storia e i valori di un grande club».

Quindi non lo è stata.

«Al momento, nonostante gli sforzi nel mercato di gennaio e i tanti tagli, con due cessioni importanti e l’alleggerimento che deriva dai relativi ingaggi, non sappiamo che margini avremo».

Uno dei nodi da sciogliere è il rinnovo di contratto di Ibrahimovic.

«Tutti vedono l’impatto che Zlatan ha avuto. E’ un giocatore speciale, e non credo ci siano dubbi che dovremmo affrontare già oggi un possibile rinnovo per la prossima stagione, al di là del risultato finale della squadra».

C’è anche il problema del rinnovo di contratto di Begovic e soprattutto Kjaer.

«Niente da aggiungere a quello che abbiamo visto in campo. Sono giocatori di esperienza che hanno reso più solido il Milan, è probabile che lo possano fare anche nelle prossime stagioni».

C’è la politica dei giovani pretesa da Elliott come un caposaldo, condivisa da voi per la verità. Ma ci sono anche dei limiti. Come ha detto più volte Maldini, una squadra di ragazzi non ha mai vinto…

«Ci è stato chiesto di ringiovanire la rosa e l’abbiamo fatto ma sostenendo sempre che ci vuole il giusto mix tra gioventù ed esperienza. Il mercato invernale ha dimostrato che avevamo ragione, basta vedere come i giovani siano cresciuti in breve tempo».

Insomma, c’è un’intesa sulle strategie o no?

«Noi siamo certi che il Milan abbia soltanto una strada, pensare in grande per un fatto semplice – si chiama il Milan, ha 120 anni di storia vincente, e ha sette Coppe dei Campioni vinte».

Allora quando vedremo un Milan così, capace almeno di competere per tornare in Champions League?

«Intanto dobbiamo finire la stagione e vedere dove saremo, ma è già un Milan diverso. Noi non diciamo che si debba vincere l’anno prossimo, ma dobbiamo essere competitivi e giocarcela con tutti almeno in Italia. Siamo ben coscienti che non viviamo il Milan dei nostri tempi, ma un’ambizione vera che ti fa sognare ci dev’essere».

Lo snodo è Ibrahimovic, in un ruolo o un altro. Resterà?

«L’ha chiamato prima Paolo e poi ho continuato io anche per il fatto della lingua e il carattere balcanico che abbiamo. E’ stato divertente quando mi ha chiamato verso le 10 di sera per la vigilia di Natale dicendo: “Boban, congratulazioni al Milan, avete preso Ibrahimovic. Buon Natale e a presto”. Comunque, l’ok di Londra è arrivato quasi subito. Speriamo di poter andare avanti».

Servono grandi giocatori, per quanto senior, e bei prospetti per riportare al Milan al top. Serve anche, secondo la proprietà e non soltanto, uno stadio nuovo. Una priorità per Elliott. Che cosa ne pensa?

«E’ una grande cosa e bisogna farlo, sarebbe bello per la città calcistica più importante al mondo. Detto ciò, il nuovo San Siro con gli standard più avanzati sarebbe grandioso e credo che Elliott con i suoi manager sarebbe più che capace di fare un miracolo architettonico mondiale».

C’è nella gente questa idea che la proprietà sia un po’ lontana dalla società del calcio e della società Italiana, che cosa ne pensa?

«Noi sappiamo quanto sia importante avere un’identità milanese e Italiana. La si può inculcare anche ai ragazzi stranieri, credo che ci sono tanti buoni esempi. Capiamo che a volte per le proprietà straniere sia difficile capirlo, ma è un passaggio fondamentale. Non si deve mai arrivare alla de – italianizzazione e de – milanizzazione, sarebbe veramente come perdere l’anima. Lo dice un patriottico croato che ama questo club, questa città e questa splendida terra».

Praticamente ci salutano Boban e Maldini.. Gazidis non salterà è l'amicone di Singer figuriamoci se viene cacciato.

Il prossimo anno si riparte dal duo Ragnarik e Gazidis. Il Sudafricano rinnoverà a Ibra per dare il contentino ai tifosi in modo da placare la loro ira per l'addio di Boban e Maldini..
 

Darren Marshall

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Boban, l’a.d. Gazidis la settimana scorsa ha superato tutte le indiscrezioni dicendo che non esistono due anime nel Milan. Che cosa ne pensa?

«Prendendo atto di mille difficoltà iniziali, delle differenze culturali e delle passioni rossonere ben diverse, con tutte le divergenze di vedute e qualche volta opposti pensieri, ancora qualche giorno fa pensavo fosse questa la realtà».

Poi ci sono state le voci su Rangnick. Ci sarebbero stati effettivamente contatti con il manager tedesco e questo non fa bene al club e non aiuta il lavoro dell’area tecnica.

«Il fatto che parliamo di queste cose non fa bene a nessuno, soprattutto alla vigilia di una partita importante, come sono tutte quelle che stiamo giocando adesso. La cosa peggiore è che questo evento destabilizzante avviene in un momento durante il quale la squadra sta crescendo e si vede un grande lavoro di Pioli, in un momento dove si percepisce che si sta formando un percorso nettamente migliore. Non avvisarci è stato irrispettoso e inelegante. Non è da Milan. Almeno quello che ci ricordavamo fosse il Milan».

Quindi l’unità di intenti non esiste? Non esiste un unico sistema di lavoro per tornare a un unico grande Milan?

«Per come la vedo io, l’unità significa condivisione, l’unità è rispetto. Alla fine, la base di tutto è avere questo approccio, è l’unica via per poter lavorare e sentirsi bene».

Avete chiesto un chiarimento a Gazidis? Da quanto tempo non vi sentite?

«Con Gazidis abbiamo già parlato. Per il bene del Milan, è certamente necessario che il meeting con la proprietà avvenga al più presto».

Ha lasciato la Fifa perché aveva grandi progetti con Paolo Maldini…

«Sono felice di condividere e vivere questo tempo con un grande amico con il quale ho sognato di lavorare da tempi lontani. Paolo come nessuno rappresenta la storia e l’appartenenza al Milan, è una persona per bene, ha classe ed è ormai un dirigente credibile e capace. La cronaca dei fatti? Il mercato estivo è stato molto dinamico e alla fine positivo, poi c’è stato un inizio del campionato molto insoddisfacente per il quale ci prendiamo tutte le responsabilità, dopo di che il cambio di allenatore, e la costruzione di una base solida per un progetto che è stato pensato per almeno tre anni. Questa è la sintesi del nostro lavoro, finora».

Con quale budget potreste lavorare per il futuro?

«La proprietà deve essere chiara sia nel budget che negli obiettivi. In sintesi: noi rispettosi delle esigenze di equilibrio economico finanziario per garantire una sana e corretta gestione della società, la proprietà rispettosa dei risultati sportivi affidati a chi rappresenta la storia e i valori di un grande club».

Quindi non lo è stata.

«Al momento, nonostante gli sforzi nel mercato di gennaio e i tanti tagli, con due cessioni importanti e l’alleggerimento che deriva dai relativi ingaggi, non sappiamo che margini avremo».

Uno dei nodi da sciogliere è il rinnovo di contratto di Ibrahimovic.

«Tutti vedono l’impatto che Zlatan ha avuto. E’ un giocatore speciale, e non credo ci siano dubbi che dovremmo affrontare già oggi un possibile rinnovo per la prossima stagione, al di là del risultato finale della squadra».

C’è anche il problema del rinnovo di contratto di Begovic e soprattutto Kjaer.

«Niente da aggiungere a quello che abbiamo visto in campo. Sono giocatori di esperienza che hanno reso più solido il Milan, è probabile che lo possano fare anche nelle prossime stagioni».

C’è la politica dei giovani pretesa da Elliott come un caposaldo, condivisa da voi per la verità. Ma ci sono anche dei limiti. Come ha detto più volte Maldini, una squadra di ragazzi non ha mai vinto…

«Ci è stato chiesto di ringiovanire la rosa e l’abbiamo fatto ma sostenendo sempre che ci vuole il giusto mix tra gioventù ed esperienza. Il mercato invernale ha dimostrato che avevamo ragione, basta vedere come i giovani siano cresciuti in breve tempo».

Insomma, c’è un’intesa sulle strategie o no?

«Noi siamo certi che il Milan abbia soltanto una strada, pensare in grande per un fatto semplice – si chiama il Milan, ha 120 anni di storia vincente, e ha sette Coppe dei Campioni vinte».

Allora quando vedremo un Milan così, capace almeno di competere per tornare in Champions League?

«Intanto dobbiamo finire la stagione e vedere dove saremo, ma è già un Milan diverso. Noi non diciamo che si debba vincere l’anno prossimo, ma dobbiamo essere competitivi e giocarcela con tutti almeno in Italia. Siamo ben coscienti che non viviamo il Milan dei nostri tempi, ma un’ambizione vera che ti fa sognare ci dev’essere».

Lo snodo è Ibrahimovic, in un ruolo o un altro. Resterà?

«L’ha chiamato prima Paolo e poi ho continuato io anche per il fatto della lingua e il carattere balcanico che abbiamo. E’ stato divertente quando mi ha chiamato verso le 10 di sera per la vigilia di Natale dicendo: “Boban, congratulazioni al Milan, avete preso Ibrahimovic. Buon Natale e a presto”. Comunque, l’ok di Londra è arrivato quasi subito. Speriamo di poter andare avanti».

Servono grandi giocatori, per quanto senior, e bei prospetti per riportare al Milan al top. Serve anche, secondo la proprietà e non soltanto, uno stadio nuovo. Una priorità per Elliott. Che cosa ne pensa?

«E’ una grande cosa e bisogna farlo, sarebbe bello per la città calcistica più importante al mondo. Detto ciò, il nuovo San Siro con gli standard più avanzati sarebbe grandioso e credo che Elliott con i suoi manager sarebbe più che capace di fare un miracolo architettonico mondiale».

C’è nella gente questa idea che la proprietà sia un po’ lontana dalla società del calcio e della società Italiana, che cosa ne pensa?

«Noi sappiamo quanto sia importante avere un’identità milanese e Italiana. La si può inculcare anche ai ragazzi stranieri, credo che ci sono tanti buoni esempi. Capiamo che a volte per le proprietà straniere sia difficile capirlo, ma è un passaggio fondamentale. Non si deve mai arrivare alla de – italianizzazione e de – milanizzazione, sarebbe veramente come perdere l’anima. Lo dice un patriottico croato che ama questo club, questa città e questa splendida terra».

Situazione gravissima. Gazidis sta trattando il Milan come un club qualsiasi, non ha ancora capito che da noi non puoi attuare politiche da provinciale.
Boban comunque poteva evitare l'intervista, ha finito di destabilizzare del tutto il club, anche i giocatori ne risentiranno, doveva andare direttamente dalla proprietà e nel caso rassegnare le dimissioni.
 

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Il prossimo anno si riparte dal duo Ragnarik e Gazidis. Il Sudafricano rinnoverà a Ibra per dare il contentino ai tifosi in modo da placare la loro ira per l'addio di Boban e Maldini..

Si, penso anche io finirà così. Ma ho dubbi sulla permanenza di Ibra, senza Boban e Maldini.

Sarà un Milan freddissimo, di colletti bianchi, che non parla manca italiano
 

bmb

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Dichiarazioni clamorose di Boban allla Gazzetta dello Sport in edicola oggi, 29 febbraio

Boban, l’a.d. Gazidis la settimana scorsa ha superato tutte le indiscrezioni dicendo che non esistono due anime nel Milan. Che cosa ne pensa?

«Prendendo atto di mille difficoltà iniziali, delle differenze culturali e delle passioni rossonere ben diverse, con tutte le divergenze di vedute e qualche volta opposti pensieri, ancora qualche giorno fa pensavo fosse questa la realtà».

Poi ci sono state le voci su Rangnick. Ci sarebbero stati effettivamente contatti con il manager tedesco e questo non fa bene al club e non aiuta il lavoro dell’area tecnica.

«Il fatto che parliamo di queste cose non fa bene a nessuno, soprattutto alla vigilia di una partita importante, come sono tutte quelle che stiamo giocando adesso. La cosa peggiore è che questo evento destabilizzante avviene in un momento durante il quale la squadra sta crescendo e si vede un grande lavoro di Pioli, in un momento dove si percepisce che si sta formando un percorso nettamente migliore. Non avvisarci è stato irrispettoso e inelegante. Non è da Milan. Almeno quello che ci ricordavamo fosse il Milan».

Quindi l’unità di intenti non esiste? Non esiste un unico sistema di lavoro per tornare a un unico grande Milan?

«Per come la vedo io, l’unità significa condivisione, l’unità è rispetto. Alla fine, la base di tutto è avere questo approccio, è l’unica via per poter lavorare e sentirsi bene».

Avete chiesto un chiarimento a Gazidis? Da quanto tempo non vi sentite?

«Con Gazidis abbiamo già parlato. Per il bene del Milan, è certamente necessario che il meeting con la proprietà avvenga al più presto».

Ha lasciato la Fifa perché aveva grandi progetti con Paolo Maldini…

«Sono felice di condividere e vivere questo tempo con un grande amico con il quale ho sognato di lavorare da tempi lontani. Paolo come nessuno rappresenta la storia e l’appartenenza al Milan, è una persona per bene, ha classe ed è ormai un dirigente credibile e capace. La cronaca dei fatti? Il mercato estivo è stato molto dinamico e alla fine positivo, poi c’è stato un inizio del campionato molto insoddisfacente per il quale ci prendiamo tutte le responsabilità, dopo di che il cambio di allenatore, e la costruzione di una base solida per un progetto che è stato pensato per almeno tre anni. Questa è la sintesi del nostro lavoro, finora».

Con quale budget potreste lavorare per il futuro?

«La proprietà deve essere chiara sia nel budget che negli obiettivi. In sintesi: noi rispettosi delle esigenze di equilibrio economico finanziario per garantire una sana e corretta gestione della società, la proprietà rispettosa dei risultati sportivi affidati a chi rappresenta la storia e i valori di un grande club».

Quindi non lo è stata.

«Al momento, nonostante gli sforzi nel mercato di gennaio e i tanti tagli, con due cessioni importanti e l’alleggerimento che deriva dai relativi ingaggi, non sappiamo che margini avremo».

Uno dei nodi da sciogliere è il rinnovo di contratto di Ibrahimovic.

«Tutti vedono l’impatto che Zlatan ha avuto. E’ un giocatore speciale, e non credo ci siano dubbi che dovremmo affrontare già oggi un possibile rinnovo per la prossima stagione, al di là del risultato finale della squadra».

C’è anche il problema del rinnovo di contratto di Begovic e soprattutto Kjaer.

«Niente da aggiungere a quello che abbiamo visto in campo. Sono giocatori di esperienza che hanno reso più solido il Milan, è probabile che lo possano fare anche nelle prossime stagioni».

C’è la politica dei giovani pretesa da Elliott come un caposaldo, condivisa da voi per la verità. Ma ci sono anche dei limiti. Come ha detto più volte Maldini, una squadra di ragazzi non ha mai vinto…

«Ci è stato chiesto di ringiovanire la rosa e l’abbiamo fatto ma sostenendo sempre che ci vuole il giusto mix tra gioventù ed esperienza. Il mercato invernale ha dimostrato che avevamo ragione, basta vedere come i giovani siano cresciuti in breve tempo».

Insomma, c’è un’intesa sulle strategie o no?

«Noi siamo certi che il Milan abbia soltanto una strada, pensare in grande per un fatto semplice – si chiama il Milan, ha 120 anni di storia vincente, e ha sette Coppe dei Campioni vinte».

Allora quando vedremo un Milan così, capace almeno di competere per tornare in Champions League?

«Intanto dobbiamo finire la stagione e vedere dove saremo, ma è già un Milan diverso. Noi non diciamo che si debba vincere l’anno prossimo, ma dobbiamo essere competitivi e giocarcela con tutti almeno in Italia. Siamo ben coscienti che non viviamo il Milan dei nostri tempi, ma un’ambizione vera che ti fa sognare ci dev’essere».

Lo snodo è Ibrahimovic, in un ruolo o un altro. Resterà?

«L’ha chiamato prima Paolo e poi ho continuato io anche per il fatto della lingua e il carattere balcanico che abbiamo. E’ stato divertente quando mi ha chiamato verso le 10 di sera per la vigilia di Natale dicendo: “Boban, congratulazioni al Milan, avete preso Ibrahimovic. Buon Natale e a presto”. Comunque, l’ok di Londra è arrivato quasi subito. Speriamo di poter andare avanti».

Servono grandi giocatori, per quanto senior, e bei prospetti per riportare al Milan al top. Serve anche, secondo la proprietà e non soltanto, uno stadio nuovo. Una priorità per Elliott. Che cosa ne pensa?

«E’ una grande cosa e bisogna farlo, sarebbe bello per la città calcistica più importante al mondo. Detto ciò, il nuovo San Siro con gli standard più avanzati sarebbe grandioso e credo che Elliott con i suoi manager sarebbe più che capace di fare un miracolo architettonico mondiale».

C’è nella gente questa idea che la proprietà sia un po’ lontana dalla società del calcio e della società Italiana, che cosa ne pensa?

«Noi sappiamo quanto sia importante avere un’identità milanese e Italiana. La si può inculcare anche ai ragazzi stranieri, credo che ci sono tanti buoni esempi. Capiamo che a volte per le proprietà straniere sia difficile capirlo, ma è un passaggio fondamentale. Non si deve mai arrivare alla de – italianizzazione e de – milanizzazione, sarebbe veramente come perdere l’anima. Lo dice un patriottico croato che ama questo club, questa città e questa splendida terra».

Ogni anno si riparte da zero. Non sarebbe neanche un male a dire il vero. Il problema è che ogni anno riusciamo a peggiorare la situazione.
 
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Ulteriore dimostrazione di una situazione allarmante.

Praticamente Boban conferma di nuovo:
- Gazidis voleva una squadra fatta solo di giovani, con Ibra come aquisti di gennaio nel 2018/19 si andava in Champions.
- Gazidis non rispetta il loro ruolo e contatta allenatori / dirigenti, compita che aspetta a Boban e Maldini
- Gazidis ha tutt'un altra 'cultura'...(e si vede i risultati fantastici che ha portato al Arsenal, sempre piu in parabola discendente)
- Gazidis ha fermato Boban e Maldini nel mercato (chissa quanti giocatori esperti siano stati bocciato da quel maledetto sabottatore). Ora Maldini e Boban si sentono in ragione visto il miglioramente netto della squadra con qualche giocatore esperto e pronto.
- Elliott deve chiarire i ruoli e progetto. Al momento non sia sa come si va avanti. Siamo a Marzo e i nostri dirigenti del area tecnica non conoscono nemmeno il loro budget. Una follia incredibile.
- L'operato di Boban e Maldini e difficile da giudicare, si capisce chiaramente che il loro progetto non era possibile visto il fattore Ivan


Qua si rischia un altra rivoluzione in estate, e se Elliott continua con Gazidis, strapagato a 4+ milioni manco fosse un grandissimo centrocampista titolare fisso, e il suo progetto da Football Manager, che non c'entra niente con il calcio reale come dimostrato svariate volte, questa societa e morta fino alla vendita.
Se in estate sara cosi, via chi vuole un Milan grande, avanti con un Manager che prova di dirigere una societa sportiva come una societa immobiliare io vi salutero. Il Milan in quel momento sara morto fino a data da destinarsi.

Nel calcio non si va da nessuna parte con soli giovani e senza risultati sportivi (infatti i ricavi crollano)
 

Capitano

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Comunque intervista di Boban è per me fuoriluogo. Come detto da lui stesso questo è un momento importante della stagione e queste uscite destabilizzano l'ambiente. Era il momento di farsi vedere uniti e lavare i panni sporchi in casa. Mi sembra più una uscita autoreferenziale che finalizzata al bene del Milan. Dopo l'intervista di sabato scorso di Gazidis avrebbero dovuto solamente ribadire che essendo il management unito e che l'area tecnica è di loro competenza le notizie di Rangnick erano infondate.
 

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Dichiarazioni clamorose di Boban allla Gazzetta dello Sport in edicola oggi, 29 febbraio

Boban, l’a.d. Gazidis la settimana scorsa ha superato tutte le indiscrezioni dicendo che non esistono due anime nel Milan. Che cosa ne pensa?

«Prendendo atto di mille difficoltà iniziali, delle differenze culturali e delle passioni rossonere ben diverse, con tutte le divergenze di vedute e qualche volta opposti pensieri, ancora qualche giorno fa pensavo fosse questa la realtà».

Poi ci sono state le voci su Rangnick. Ci sarebbero stati effettivamente contatti con il manager tedesco e questo non fa bene al club e non aiuta il lavoro dell’area tecnica.

«Il fatto che parliamo di queste cose non fa bene a nessuno, soprattutto alla vigilia di una partita importante, come sono tutte quelle che stiamo giocando adesso. La cosa peggiore è che questo evento destabilizzante avviene in un momento durante il quale la squadra sta crescendo e si vede un grande lavoro di Pioli, in un momento dove si percepisce che si sta formando un percorso nettamente migliore. Non avvisarci è stato irrispettoso e inelegante. Non è da Milan. Almeno quello che ci ricordavamo fosse il Milan».

Quindi l’unità di intenti non esiste? Non esiste un unico sistema di lavoro per tornare a un unico grande Milan?

«Per come la vedo io, l’unità significa condivisione, l’unità è rispetto. Alla fine, la base di tutto è avere questo approccio, è l’unica via per poter lavorare e sentirsi bene».

Avete chiesto un chiarimento a Gazidis? Da quanto tempo non vi sentite?

«Con Gazidis abbiamo già parlato. Per il bene del Milan, è certamente necessario che il meeting con la proprietà avvenga al più presto».

Ha lasciato la Fifa perché aveva grandi progetti con Paolo Maldini…

«Sono felice di condividere e vivere questo tempo con un grande amico con il quale ho sognato di lavorare da tempi lontani. Paolo come nessuno rappresenta la storia e l’appartenenza al Milan, è una persona per bene, ha classe ed è ormai un dirigente credibile e capace. La cronaca dei fatti? Il mercato estivo è stato molto dinamico e alla fine positivo, poi c’è stato un inizio del campionato molto insoddisfacente per il quale ci prendiamo tutte le responsabilità, dopo di che il cambio di allenatore, e la costruzione di una base solida per un progetto che è stato pensato per almeno tre anni. Questa è la sintesi del nostro lavoro, finora».

Con quale budget potreste lavorare per il futuro?

«La proprietà deve essere chiara sia nel budget che negli obiettivi. In sintesi: noi rispettosi delle esigenze di equilibrio economico finanziario per garantire una sana e corretta gestione della società, la proprietà rispettosa dei risultati sportivi affidati a chi rappresenta la storia e i valori di un grande club».

Quindi non lo è stata.

«Al momento, nonostante gli sforzi nel mercato di gennaio e i tanti tagli, con due cessioni importanti e l’alleggerimento che deriva dai relativi ingaggi, non sappiamo che margini avremo».

Uno dei nodi da sciogliere è il rinnovo di contratto di Ibrahimovic.

«Tutti vedono l’impatto che Zlatan ha avuto. E’ un giocatore speciale, e non credo ci siano dubbi che dovremmo affrontare già oggi un possibile rinnovo per la prossima stagione, al di là del risultato finale della squadra».

C’è anche il problema del rinnovo di contratto di Begovic e soprattutto Kjaer.

«Niente da aggiungere a quello che abbiamo visto in campo. Sono giocatori di esperienza che hanno reso più solido il Milan, è probabile che lo possano fare anche nelle prossime stagioni».

C’è la politica dei giovani pretesa da Elliott come un caposaldo, condivisa da voi per la verità. Ma ci sono anche dei limiti. Come ha detto più volte Maldini, una squadra di ragazzi non ha mai vinto…

«Ci è stato chiesto di ringiovanire la rosa e l’abbiamo fatto ma sostenendo sempre che ci vuole il giusto mix tra gioventù ed esperienza. Il mercato invernale ha dimostrato che avevamo ragione, basta vedere come i giovani siano cresciuti in breve tempo».

Insomma, c’è un’intesa sulle strategie o no?

«Noi siamo certi che il Milan abbia soltanto una strada, pensare in grande per un fatto semplice – si chiama il Milan, ha 120 anni di storia vincente, e ha sette Coppe dei Campioni vinte».

Allora quando vedremo un Milan così, capace almeno di competere per tornare in Champions League?

«Intanto dobbiamo finire la stagione e vedere dove saremo, ma è già un Milan diverso. Noi non diciamo che si debba vincere l’anno prossimo, ma dobbiamo essere competitivi e giocarcela con tutti almeno in Italia. Siamo ben coscienti che non viviamo il Milan dei nostri tempi, ma un’ambizione vera che ti fa sognare ci dev’essere».

Lo snodo è Ibrahimovic, in un ruolo o un altro. Resterà?

«L’ha chiamato prima Paolo e poi ho continuato io anche per il fatto della lingua e il carattere balcanico che abbiamo. E’ stato divertente quando mi ha chiamato verso le 10 di sera per la vigilia di Natale dicendo: “Boban, congratulazioni al Milan, avete preso Ibrahimovic. Buon Natale e a presto”. Comunque, l’ok di Londra è arrivato quasi subito. Speriamo di poter andare avanti».

Servono grandi giocatori, per quanto senior, e bei prospetti per riportare al Milan al top. Serve anche, secondo la proprietà e non soltanto, uno stadio nuovo. Una priorità per Elliott. Che cosa ne pensa?

«E’ una grande cosa e bisogna farlo, sarebbe bello per la città calcistica più importante al mondo. Detto ciò, il nuovo San Siro con gli standard più avanzati sarebbe grandioso e credo che Elliott con i suoi manager sarebbe più che capace di fare un miracolo architettonico mondiale».

C’è nella gente questa idea che la proprietà sia un po’ lontana dalla società del calcio e della società Italiana, che cosa ne pensa?

«Noi sappiamo quanto sia importante avere un’identità milanese e Italiana. La si può inculcare anche ai ragazzi stranieri, credo che ci sono tanti buoni esempi. Capiamo che a volte per le proprietà straniere sia difficile capirlo, ma è un passaggio fondamentale. Non si deve mai arrivare alla de – italianizzazione e de – milanizzazione, sarebbe veramente come perdere l’anima. Lo dice un patriottico croato che ama questo club, questa città e questa splendida terra».

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Djici

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Ulteriore dimostrazione di una situazione allarmante.

Praticamente Boban conferma di nuovo:
- Gazidis voleva una squadra fatta solo di giovani, con Ibra come aquisti di gennaio nel 2018/19 si andava in Champions.
- Gazidis non rispetta il loro ruolo e contatta allenatori / dirigenti, compita che aspetta a Boban e Maldini
- Gazidis ha tutt'un altra 'cultura'...(e si vede i risultati fantastici che ha portato al Arsenal, sempre piu in parabola discendente)
- Gazidis ha fermato Boban e Maldini nel mercato (chissa quanti giocatori esperti siano stati bocciato da quel maledetto sabottatore). Ora Maldini e Boban si sentono in ragione visto il miglioramente netto della squadra con qualche giocatore esperto e pronto.
- Elliott deve chiarire i ruoli e progetto. Al momento non sia sa come si va avanti. Siamo a Marzo e i nostri dirigenti del area tecnica non conoscono nemmeno il loro budget. Una follia incredibile.
- L'operato di Boban e Maldini e difficile da giudicare, si capisce chiaramente che il loro progetto non era possibile visto il fattore Ivan


Qua si rischia un altra rivoluzione in estate, e se Elliott continua con Gazidis, strapagato a 4+ milioni manco fosse un grandissimo centrocampista titolare fisso, e il suo progetto da Football Manager, che non c'entra niente con il calcio reale come dimostrato svariate volte, questa societa e morta fino alla vendita.
Se in estate sara cosi, via chi vuole un Milan grande, avanti con un Manager che prova di dirigere una societa sportiva come una societa immobiliare io vi salutero. Il Milan in quel momento sara morto fino a data da destinarsi.

Nel calcio non si va da nessuna parte con soli giovani e senza risultati sportivi (infatti i ricavi crollano)

Ma infatti à me fa arrabbiare tutta la vicenda ma la cosa che mi fa diventare matto è che chi deve muoversi sul mercato non abbia ancora la più pallida idea di quale sarà il budget... Una cosa mai vista prima in una squadra di calcio...
Il mercato lo si fa già adesso. E ora che devi iniziare ad allacciare i contatti. Ma se non sanno nemmeno se dovranno tagliare il budget (cosa probabile) e nemmeno di quanto di cosa vogliamo parlare?
Ci credo che la scorsa estate Paolo e Zvone sembravano brancolare nel buoi...

Insomma il grande Gazidis, oltre a non portare nulla sul fronte ricavi e sponsor... Si permette pure di entrare nella sfera sportiva ma non sa nemmeno dire di quanto e il budget à disposizione...
Altro che quelli prima di lui che andavano a Forte dei Marmi o Ibiza... Questo è in vacanze perpetue.
 
Stato
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