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Demetrio Albertini, ex centrocampista del Milan, sulla squadra rossonera:“Le aspettative create dalla nuova società erano alte e adesso disattese. Il mercato è una delle componenti per raggiungere gli obiettivi ma non la più determinante come spesso si crede. Purtroppo la mancata sinergia tra Montella e la società ha sfaldato il gruppo, il tutto si è poi acuito in conseguenza dei risultati negativi facendo scemare l’entusiasmo. I giocatori al di là di tutto necessitano di riscoprire, e talvolta maturare, un senso di appartenenza che oggi manca sempre di più e che è determinante per raggiungere successi in campo come nella vita. Solitamente i calciatori che approdano in società così titolate vuol dire che hanno numeri importanti e di spessore. Quando un giocatore arriva al Milan però deve essere cosciente che non ha raggiunto il gradino più alto, ma è solo all’inizio e ha tutto da dimostrare. I rossoneri devono ragionare “day-by-day” senza focalizzarsi su altro. Vedo che in rosa, nonostante il patrimonio speso, manca un vero cannoniere che risolva anche le partite più difficili e ciò è inconcepibile. Vorrei Cristiano Ronaldo (ride, ndr). A parte gli scherzi quest’estate avrei investito su Belotti, il quale però, per adesso, sta arrancando. Confidavo molto in Kalinic, sono rimasto deluso perché speravo fosse più goleador. Gattuso? Ho fiducia in Rino, ma un conto è fare il giocatore, un conto è fare l’allenatore. Lui ha un amore incondizionato per questi colori e spero che, con la sua grinta, possa trasferirlo ai suoi giocatori insieme alle sue idee tecnico-tattiche. Credo che “Ringhio” abbia assimilato questo senso di appartenenza ai colori rossoneri, sia dentro che fuori dal campo, anche grazie a noi senatori dello spogliatoio. Ricordo sempre con affetto quando, appena arrivato a Milanello, si fece la barba lasciando, a suo dire (ride, ndr), qualche pelo della barba nel lavandino; io lo ripresi facendogli notare che ci vuole grande rispetto, come in famiglia, in ogni ambito. Un gesto semplice ma che ha aiutato a creare grande unione. Lui, essendo un uomo di nobili principi, ricorda sempre quel momento con affetto. La mia storia col Milan finita in modo brusco? Citando Dostoevskij: “Il soffrire passa. L’aver sofferto non passa mai”. Le cose belle che ho vissuto con il Milan fanno passare in secondo piano quel momento di estrema sofferenza per me. Il mio sogno era quello di chiudere la carriera in rossonero. Tornassi indietro però vorrei rivivere esattamente tutto ciò che la mia professione mi ha regalato. Ho vissuto esperienze edificanti con le maglie di Lazio, Atletico Madrid e Barcellona che hanno arricchito il mio palmares sportivo e umano. Ringrazio anche di aver avuto la possibilità di conoscere una società gloriosa come l’Atalanta che mi ha insegnato che la soddisfazione nello sport non sta solo nel lottare per uno Scudetto, ma anche in tutto ciò che riguarda la crescita e la valorizzazione dei giovani".