Josè Mauri:"Milan, manca la fiducia ai giocatori. I cinesi..."

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Josè Mauri:"Milan, manca la fiducia ai giocatori. I cinesi..."

Josè Mauri, ex centrocampista del Milan, si racconta a Radio Rossonera. Ecco le dichiarazioni


Ciao José, innanzitutto come stai? Come sta andando la quarantena in Argentina?
"Bene, non mi lamento. Sono a "La Pampa" e sto passando la mia quarantena in campagna".
Dalla vita milanese a quella argentina dunque...
"Già, da una metropoli a un paesino di 8000 persone. C'è grande differenza ma per me non c'è alcun problema perché sono molto legato al mio paese e venivo spesso qui per le vacanze".
Abbiamo visto dei tuoi video su Instagram in cui fai delle belle giocate...
"Sì, sono le classiche cose che fai quando non hai nulla da fare (sorride, ndr)".
Com'è la situazione relativa al Coronavirus in Argentina?
"Se non sbaglio ci sono stati 4/5 mila casi in tutta l'Argentina, pochi rispetti all'Italia. È circa 60 giorni che siamo chiusi in casa e qui se ti beccano in giro fuori orario passi una notte in galera".
Sei riuscito a sentire qualche amico in italia?
"Sì riesco. Ho anche un ristorante a Parma insieme ad un mio amico dove si mangia un po' di tutto ma principalmente pizza, "Un posto al sole" si chiama".
Come ti sei avvicinato al calcio da bambino?
"In un paese in mezzo alla campagna o vai a cavallo o giochi a calcio. Ho un fratello più grande che gioca e io da piccolo volevo diventare come lui".
Come sei arrivato nella tua prima squadra?
"Io giocavo nel mio paese a 600 chilometri da Buenos Aires, i loro talent scout girano per l'Argentina e mi hanno visto giocare quando avevo 10/11 anni. Un paio di anni dopo uno di quelli dell'Argentinos Juniors mi ha parlato della possibilità di andare a giocare in Italia. Così, a marzo 2010 feci il provino per il Parma e nel successivo agosto, all'età di 14 anni, mi trasferì in Italia".
Com'è stato passare dall'Argentina all'Italia a quel tempo?
"Andare via di casa e farlo per andare dall'altra parte del mondo non è semplice, è stata dura".
Hai sempre creduto nel tuo sogno da calciatore?
"Diciamo che quando a 16 anni ho vinto il campionato italiano con gli allievi del Parma ho iniziato a credere di potercela fare davvero. Successivamente feci il ritiro con la prima squadra e ho pensato che impegnandomi con tutto me stesso ce l'avrei fatta. Ho avuto la fortuna di avere Donadoni come allenatori e molti grandi compagni di squadra che mi hanno sempre fatto sentire uno di loro".
Che ricordi hai di mister Donadoni come persona?
"Come persona vale 10. Non sono mai entrato nel suo ufficio e praticamente non ci ho mai parlato ma mi bastava guardarlo per capire se avevo fatto bene o male, un po' come mio padre quando ero piccolo. Il mister mi ha sempre mostrato fiducia facendomi giocare. Il suo secondo all'epoca era Luca Gotti, un fenomeno, era lui che si avvicinava a me e mi spiegava cosa dovevo fare in campo".
Ti piacerebbe ritornare in Italia?
"Sì, ho vissuto lì 9 anni e ho fatto un po' di fatica ad abituarmi nuovamente ai ritmi di vita qui in Argentina".
Hai giocato con Cassano a Parma, che tipo era?
"Tanta roba! Tecnicamente il più forte con cui io abbia mai giocato. Riusciva a farti dei passaggi impensabili tant'è che durante un allenamento lui mi richiamò col sorriso per dirmi di dargli la palla anche quando era marcato ed in effetti non la perdeva mai".
Tra i tanti compagni avuti al Milan, puoi raccontarci un aneddoto su un singolo?
"Dormivo nella stanza a fianco di Gigio Donnarumma ed era lui a svegliarmi al mattino perché spesso io facevo tardi la notte a guardare serie tv. Con lui ho sempre avuto un bellissimo rapporto che non è cambiato da quando arrivò al Milan a quando andai via io. Merita tutti i successi che ha".
Che ricordi hai del tuo arrivo al Milan nel 2015? Come andò la trattativa?
"Mi chiamò Galliani a casa dicendomi che avevano trovato un accordo col mio procuratore".
Sei arrivato dopo che a Parma stavi facendo benissimo, poi al Milan cos'è successo? Perché ogni volta che hai giocato lo hai fatto bene...
"Non sono quel tipo di persona che cerca scuse o dà colpa ad altri. Arrivato al Milan ho trovato Mihajlovic che ha giustamente scelto su chi puntare e onestamente avrei fatto le sue stesse scelte. Chiaro però che era difficile fare una partita ogni 3 mesi dove magari sei portato a strafare".
Mihajlovic, Montella, Gattuso... Puoi descriverci il tuo rapporto con loro?
"Onestamente non ho mai creato rapporti particolari con i miei allenatori, non lo facevo neanche al tempo delle giovanili; ho sempre preferito mantenere rapporti di tipo professionale ma ovviamente se avevo qualcosa da dire la dicevo. Gattuso era un mister che si avvicinava sempre e ti parlava, Montella un po' meno mentre Mihajlovic direi una via di mezzo tra i due. Gattuso era sia un compagno che un allenatore, tant'è che se facevamo un torello ti entrava come fosse un tuo compagno; potevi dargli tranquillamente del tu e con lui i giorni passavano piacevolmente. Peccato per com'è finita quella stagione, non siamo riusciti a fare quel salto in più nelle grandi partite".
In quel gruppo chi sentivi più vicino a te?
"Oltre a Gigio direi Romagnoli, Calhanoglu e Castillejo. Ad ogni modo non ho mai avuto problemi con nessuno. I più simpatici e casinisti? Kessié e Reina".
Al Milan è arrivato Higuain, cos'è successo secondo te?
"Siamo calciatori non macchine. Higuain per me è uno dei primi 5 attaccanti al mondo e forse il problema è che attorno a lui ed alla squadra c'erano aspettative troppo alte che crollavano ogni volta che pareggiavamo una partita".
Che effetto ti faceva allenarti ed essere osservato da Paolo Maldini?
"Devo essere sincero, mi vergognavo un po': Maldini è stato uno dei difensori migliori della storia del calcio, essere visto da lui è come essere visto da Maradona. Anche essere visto da Leonardo mi faceva una certa impressione".
Riesci ancora a seguire il Milan?
"Sì ma più che seguire il Milan seguo gli amici che giocano nel Milan. Qui vedo poco calcio anche se mi informo vedendo notizie e classifiche".
Cos'è che non sta funzionando al Milan per te?
"Il Milan negli ultimi 5 anni ha investito su giocatori importanti ma non gli ha dato la giusta fiducia e continuità. O compri un campione da 100 milioni oppure un buon giocatore da 20 aspettando che diventi tale. La stessa cosa è accaduta con allenatori e dirigenti; è mancato un vero e proprio progetto a lungo termine. Con Galliani e Berlusconi si parlava di un Milan giovane ed italiano; con i cinesi sono stati comprati 15 nuovi giocatori e infine con l'avvento di Maldini e Leonardo è mancata la continuità e la fiducia nel loro progetto che era ancora diverso".
Hai vissuto i 3 cambi di proprietà al Milan. Che differenza hai percepito tra le 3 gestioni?
"I cinesi non li vedevamo nemmeno, parlavamo con Mirabelli e Fassone; personalmente non avvertivo una società forte come magari lo sono altre. Già con Elliott si percepiva un cambiamento anche grazie all'arrivo di Leonardo e Maldini. Se Maldini ti dice una cosa tu sai che ha ragione perché ha vissuto il Milan per 30 anni; nessuno conosce il Milan meglio di Paolo Maldini".
Hai qualche rimpianto del periodo trascorso al Milan?
"Sì è normale, avrei voluto giocare di più ma non mi sono mai lamentato ne l'ho avuta con qualcuno; ho ancora un grandissimo rapporto con tutto lo staff di Milanello. Io ho sempre dato il massimo, può essere semplicemente che non sono stato all'altezza ma posso sicuramente dire che al Milan si sta troppo bene".
Ti sarebbe piaciuto giocare con Ibrahimovic?
"Certo, Ibra è un fenomeno e porta nello spogliatoio la giusta mentalità; quella mentalità che Gattuso era riuscito a portare e trasmettere al gruppo".
Come mai alla fine hai deciso di tornare in Argentina? Non c'era la possibilità di rimanere in Italia?
"Sì c'era, ho avuto due proposte da due buoni club di Serie A ma ero arrivato a un punto in cui mi mancavano tanto gli affetti che avevo in Argentina. Adesso però ho ricaricato le pile e nel caso sarei pronto a tornare in Italia".
In Italia si è parlato di Bustos in ottica Milan. Che giocatore è? Può essere pronto secondo te?
"Di essere bravo è bravo ma torniamo al discorso che facevo prima: bisognerebbe dargli fiducia, sbagliato pensare che arrivi e faccia subito 30 goal".
Chi è il tuo idolo di sempre nel calcio?
"Riquelme. Essendo tra l'altro da piccolo tifoso del Boca Juniors e un numero 10".
Curiosità: a te non ti hanno mai dato un soprannome in Argentina?
"Al mio paese no, il mio primo soprannome "Nano" me l'hanno dato al Milan".
Quali sono i tuoi sogni per il futuro?
"Il mio sogno calcistico è quello di poter continuare a giocare a calcio per altri 10 anni contro o per squadre importanti. Il mio sogno nella vita invece è quello di avere un paio di ettari di terra con mucche, cavalli e tanto verde".
 
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