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Se ne sono dette di cotte e di crude su cosa sia il calcio senza pubblico e a chi possa portare giovamento anziché danni.
Partiamo dal presupposto che giocare in uno stadio vuoto è avvilente per i calciatori e per i tifosi che da casa assistono a un prodotto di ‘plastica’.
Ormai ci siamo abituati ma la speranza è che presto si torni alla normalità.
Qualche osservazione vorrei però farla perché ci sono degli aspetti che mi hanno molto colpito.
Il nostro milan,per dirne una, è stato più volte toccato e additato come esempio di una squadra che , in un periodo di difficoltà tecnica e di autostima, ha trovato giovamento nello giocare senza pubblico.
Forse inizialmente questo poteva esser vero ma ora per questa squadra che va a mille esser privata del calore del proprio tifo è un grave danno.
Pochi stadi infatti sanno spingere come spinge San Siro.
Ad ogni modo : ormai si gioca senza pubblico da un anno e 3 aspetti mi hanno colpito :
1-Il fattore campo è crollato. Giocare in uno stadio vuoto non crea problemi di pressione ai calciatori e quindi giocare a San Siro in casa anziché fuori a Benevento è la stessa identica cosa.
2-Nel silenzio paradossale degli impianti sportivi gli allenatori riescono continuamente a farsi sentire. La fase ‘didattica’ del calcio è intensa e continua.
Le squadre sono tecnicamente e tatticamente migliorate, come sono molto migliorati molti singoli .
I presidenti , gli ad e i direttori sportivi notano la bontà del lavoro e si notano meno licenziamenti.
Sicuramente questo è dovuto alla crisi economica ma anche perché, obiettivamente, ogni squadra ha una sua identità ed esprime il suo calcio. Anche il crotone, per dire, pur da ultimo in classifica ha una sua identità ed è ancora aggrappato al treno salvezza.
Non vorrei dire un’eresia ma credo 4 esoneri sulle panchine della serie A sia uno dei dati più bassi degli ultimi anni dopo 20 giornate.
3-La distanza dei tifosi e addetti ai lavori dagli stadi e dai centri di allenamento ha tolto pressione alle squadre e ai giocatori.
Solitamente nel nostro calcio le critiche come le contestazioni dopo pessimi risultati sul campo sono feroci e i singoli ne risentono. Siamo abituati cosi a vedere squadre che escono inaspettatamente dalle coppe, perdono sonoramente un derby o un big match e crollano in una crisi d’identità senza fine con prestazioni scarse dettate da certezze mentale fortemente minate.
Oggi tutto ciò non accade.
Una squadra può perdere anche in modo pesante ma l’isolamento nel centro sportivo e il lavoro coi compagni nella settimana permettono di metabolizzare il tutto in fretta.
Le squadre e i calciatori sono come dei lottatori che se le danno di santa ragione, incassano ma, il tempo di cadere al tappeto e darli per finiti, sono già in piedi.
E’ un calcio nuovo e mai visto.
Altamente tecnico e tattico.
Vincerà chi giocherà meglio, ne sono certo.
Partiamo dal presupposto che giocare in uno stadio vuoto è avvilente per i calciatori e per i tifosi che da casa assistono a un prodotto di ‘plastica’.
Ormai ci siamo abituati ma la speranza è che presto si torni alla normalità.
Qualche osservazione vorrei però farla perché ci sono degli aspetti che mi hanno molto colpito.
Il nostro milan,per dirne una, è stato più volte toccato e additato come esempio di una squadra che , in un periodo di difficoltà tecnica e di autostima, ha trovato giovamento nello giocare senza pubblico.
Forse inizialmente questo poteva esser vero ma ora per questa squadra che va a mille esser privata del calore del proprio tifo è un grave danno.
Pochi stadi infatti sanno spingere come spinge San Siro.
Ad ogni modo : ormai si gioca senza pubblico da un anno e 3 aspetti mi hanno colpito :
1-Il fattore campo è crollato. Giocare in uno stadio vuoto non crea problemi di pressione ai calciatori e quindi giocare a San Siro in casa anziché fuori a Benevento è la stessa identica cosa.
2-Nel silenzio paradossale degli impianti sportivi gli allenatori riescono continuamente a farsi sentire. La fase ‘didattica’ del calcio è intensa e continua.
Le squadre sono tecnicamente e tatticamente migliorate, come sono molto migliorati molti singoli .
I presidenti , gli ad e i direttori sportivi notano la bontà del lavoro e si notano meno licenziamenti.
Sicuramente questo è dovuto alla crisi economica ma anche perché, obiettivamente, ogni squadra ha una sua identità ed esprime il suo calcio. Anche il crotone, per dire, pur da ultimo in classifica ha una sua identità ed è ancora aggrappato al treno salvezza.
Non vorrei dire un’eresia ma credo 4 esoneri sulle panchine della serie A sia uno dei dati più bassi degli ultimi anni dopo 20 giornate.
3-La distanza dei tifosi e addetti ai lavori dagli stadi e dai centri di allenamento ha tolto pressione alle squadre e ai giocatori.
Solitamente nel nostro calcio le critiche come le contestazioni dopo pessimi risultati sul campo sono feroci e i singoli ne risentono. Siamo abituati cosi a vedere squadre che escono inaspettatamente dalle coppe, perdono sonoramente un derby o un big match e crollano in una crisi d’identità senza fine con prestazioni scarse dettate da certezze mentale fortemente minate.
Oggi tutto ciò non accade.
Una squadra può perdere anche in modo pesante ma l’isolamento nel centro sportivo e il lavoro coi compagni nella settimana permettono di metabolizzare il tutto in fretta.
Le squadre e i calciatori sono come dei lottatori che se le danno di santa ragione, incassano ma, il tempo di cadere al tappeto e darli per finiti, sono già in piedi.
E’ un calcio nuovo e mai visto.
Altamente tecnico e tattico.
Vincerà chi giocherà meglio, ne sono certo.