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Se c'è un modulo che da sempre Spalletti studia e propone è il 4-2-3-1 che è il modulo che gli ha regalato fortune e gloria.
A Napoli ormai la formazione scivola via come un ritornello con un interprete che subentra e non fa rimpiangere quello sostituito.
Equilibri e ingranaggi ben oleati , dopo due anni di lavoro, consentono al mister di lavorare e ruotare un gruppo numericamente ben assortito senza far sentire nessuno escluso.
Sempre col 4-2-3-1 Spalletti si giocò le sue carte all'inter con Rafinha che stazionava dietro Icardi.
Ma forse la creatura in assoluto meglio creata e plasmata da mister Spalletti fu la Roma del 2007, quella di Totti centravanti con Mancini e Taddei in fascia e Perrotta sotto-punta.
La Roma , per intenderci, che schiantò il Lione, quel Lione, negli ottavi di champions per poi affondare ai quarti contro lo Utd.
La Roma oltretutto del secondo posto in campionato ,vincitrice della coppa italia e finalista in supercoppa.
E' difficile trovare analogie tra squadre diverse di epoche diverse però c'è un interprete su tutti in questo Napoli che in questo 4-2-3-1 mi ha fatto pensare alla Roma del 2006.
E si, perchè se è improponibile paragonare Osimehn a Totti, giocatori diversi per caratteristiche ancor prima che per qualità assoluta, mentre è più pertinente il confronto Amantino Mancini-Kvara , la mente di quella Roma mi ricorda tantissimo il faro di questo Napoli : Lobotka come David Pizarro.
Il metronomo che non teme il pressing, non ha paura di tenere palla ma la conduce e trasforma la sofferenza in occasione.
Sicuramente Pizarro era più talentuoso palla al piede ma nel frenetico calcio di oggi non si può non riconoscere il coraggio e la qualità dello slovacco nel cucire e imbastire il gioco della sua squadra.
Al suo fianco stazionano Anguissa o Ndombelè , come De Rossi era il partner di Pizarro, ma le fortune del gioco dei napoletani oggi passano tanto dai sapienti piedi del suo play.
Ne 2006 in Italia si giocava ancora un altro calcio e il paese viveva l'ultimo sussulto di grandezza prima della decadenza e Spalletti si trovò a lottare contro realtà ben più ricche, oggi la situazione potrebbe essere diversa.
Pensate il Napoli possa giocarsi fino alla fine lo scudetto?
Lo scorso anno tutto sommato non ci è andato troppo lontano , se parliamo di periodo e non di punti.
Da fatto il Napoli crollò infatti in due partite decisive per poi riporre il sogno non senza ripercussioni emotive.
A Napoli ormai la formazione scivola via come un ritornello con un interprete che subentra e non fa rimpiangere quello sostituito.
Equilibri e ingranaggi ben oleati , dopo due anni di lavoro, consentono al mister di lavorare e ruotare un gruppo numericamente ben assortito senza far sentire nessuno escluso.
Sempre col 4-2-3-1 Spalletti si giocò le sue carte all'inter con Rafinha che stazionava dietro Icardi.
Ma forse la creatura in assoluto meglio creata e plasmata da mister Spalletti fu la Roma del 2007, quella di Totti centravanti con Mancini e Taddei in fascia e Perrotta sotto-punta.
La Roma , per intenderci, che schiantò il Lione, quel Lione, negli ottavi di champions per poi affondare ai quarti contro lo Utd.
La Roma oltretutto del secondo posto in campionato ,vincitrice della coppa italia e finalista in supercoppa.
E' difficile trovare analogie tra squadre diverse di epoche diverse però c'è un interprete su tutti in questo Napoli che in questo 4-2-3-1 mi ha fatto pensare alla Roma del 2006.
E si, perchè se è improponibile paragonare Osimehn a Totti, giocatori diversi per caratteristiche ancor prima che per qualità assoluta, mentre è più pertinente il confronto Amantino Mancini-Kvara , la mente di quella Roma mi ricorda tantissimo il faro di questo Napoli : Lobotka come David Pizarro.
Il metronomo che non teme il pressing, non ha paura di tenere palla ma la conduce e trasforma la sofferenza in occasione.
Sicuramente Pizarro era più talentuoso palla al piede ma nel frenetico calcio di oggi non si può non riconoscere il coraggio e la qualità dello slovacco nel cucire e imbastire il gioco della sua squadra.
Al suo fianco stazionano Anguissa o Ndombelè , come De Rossi era il partner di Pizarro, ma le fortune del gioco dei napoletani oggi passano tanto dai sapienti piedi del suo play.
Ne 2006 in Italia si giocava ancora un altro calcio e il paese viveva l'ultimo sussulto di grandezza prima della decadenza e Spalletti si trovò a lottare contro realtà ben più ricche, oggi la situazione potrebbe essere diversa.
Pensate il Napoli possa giocarsi fino alla fine lo scudetto?
Lo scorso anno tutto sommato non ci è andato troppo lontano , se parliamo di periodo e non di punti.
Da fatto il Napoli crollò infatti in due partite decisive per poi riporre il sogno non senza ripercussioni emotive.