Ordine:"Maldini vs Ibra ci sarà da divertirsi".

Toby rosso nero

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Il solito Franco Ordine dal CorSport in edicola:

I rari interventi di Paolo Maldini fanno sempre molto discutere e raccolgono cifre-record di ascolto (450 mila visioni su Instagram, pienone sul canale Youtube della Lega serie A, intervista integrale passata giovedì pomeriggio a siti, giornali e televisioni). La spiegazione è persino superfl ua: appartiene alla razza speciale dei fuoriclasse da calciatore e nel mondo Milan è sempre considerato una sorta di Garibaldi, un monumento insomma da onorare e rimpiangere ogni giorno. In occasione della sua ultima apparizione pubblica dedicata alla sua gloriosa carriera non sono mancati un paio di passaggi che di sicuro non hanno divertito gli inquilini di casa Milan e per altro verso eccitato i suoi sostenitori rimasti vedovi dall’estate 2023. Il primo in particolare si presta a una più completa rifl essione. È assolutamente vero, come sostiene appunto Maldini, che uno dei segreti dello scudetto dell’Inter sia «la stabilità dirigenziale». In verità lo fu anche del suo Milan, quello berlusconiano, dove la linea di comando esercitata da Berlusconi-Galliani-Braida durò la bellezza di 27 anni collezionando una sequenza di successi euro-mondiali inimitabile (a eccezione del Real Madrid). Ed è per questo motivo giusto osservare che fi n qui, il cammino del Milan “americano” prima con Elliott e ora con RedBird, ha invece imboccato un altro sentiero: in 5 anni si sono alternati alla guida dell’area tecnica prima Leonardo-Maldini, poi Boban-Maldini, quindi Maldini-Massara e adesso Ibrahimovic-Moncada. Troppi cambi in così poco tempo. È però altrettanto vero che la stabilità interista è stata scandita da un diverso comportamento del suo dirigente principale, Beppe Marotta, specialmente nelle curve più insidiose della presidenza Zhang. Ogni riferimento al periodo della pandemia con il mancato pagamento di alcuni stipendi (poi regolarmente versati) come segnalato pubblicamente da Lele Oriali, è voluto. Ebbene: in quella occasione Marotta non si è sognato di fi rmare una intervista polemica nei confronti del suo azionista, anzi ha distribuito fi ducia e serenità all’esterno nonostante i mal di pancia avvertiti ad Appiano Gentile specie da Antonio Conte. Maldini, anche questa è storia, 4 giorni dopo aver vinto lo scudetto a Reggio Emilia, fi rmò una intervista velenosa contro Gazidis e la proprietà Elliott che non gli avevano ancora rinnovato il contratto (tra l’altro all’immediata vigilia di un passaggio di consegne al nuovo fondo di Cardinale). Altra ragione dettata dalle osservazioni di Maldini è quella riferita alla necessità della «gestione di una squadra». Lui e Massara erano presenti tutti i giorni a Milanello, viaggiavano con la squadra, ne conoscevano umori e dissapori. Dal giorno del loro congedo forzato, quel presidio è rimasto per un po’ occupato da Moncada e D’Ottavio e da qualche mese invece interpretato da Ibra che in questi giorni di grande contestazione popolare del tifo rossonero e di grande incertezza sul futuro tecnico si è messo a parlare attraverso le foto pubblicate sui suoi social (l’ultima recita così: «vision and mission»). Ecco: da oggi diventa Ibra il riferimento e l’eventuale bersaglio di Maldini. A giudicare dal carattere dello svedese, ci sarà da divertirsi!

Ibrahimovic-Boban-Maldini.jpg

Articolo sotto dettatura di qua qua qua, totalmente illogico, senza capo né coda.

Credo che paperino sia anche estremamente paranoico, oltre ad avere mille altri difetti.
 
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I rari interventi di Paolo Maldini fanno sempre molto discutere e raccolgono cifre-record di ascolto (450 mila visioni su Instagram, pienone sul canale Youtube della Lega serie A, intervista integrale passata giovedì pomeriggio a siti, giornali e televisioni). La spiegazione è persino superfl ua: appartiene alla razza speciale dei fuoriclasse da calciatore e nel mondo Milan è sempre considerato una sorta di Garibaldi, un monumento insomma da onorare e rimpiangere ogni giorno. In occasione della sua ultima apparizione pubblica dedicata alla sua gloriosa carriera non sono mancati un paio di passaggi che di sicuro non hanno divertito gli inquilini di casa Milan e per altro verso eccitato i suoi sostenitori rimasti vedovi dall’estate 2023. Il primo in particolare si presta a una più completa rifl essione. È assolutamente vero, come sostiene appunto Maldini, che uno dei segreti dello scudetto dell’Inter sia «la stabilità dirigenziale». In verità lo fu anche del suo Milan, quello berlusconiano, dove la linea di comando esercitata da Berlusconi-Galliani-Braida durò la bellezza di 27 anni collezionando una sequenza di successi euro-mondiali inimitabile (a eccezione del Real Madrid). Ed è per questo motivo giusto osservare che fi n qui, il cammino del Milan “americano” prima con Elliott e ora con RedBird, ha invece imboccato un altro sentiero: in 5 anni si sono alternati alla guida dell’area tecnica prima Leonardo-Maldini, poi Boban-Maldini, quindi Maldini-Massara e adesso Ibrahimovic-Moncada. Troppi cambi in così poco tempo. È però altrettanto vero che la stabilità interista è stata scandita da un diverso comportamento del suo dirigente principale, Beppe Marotta, specialmente nelle curve più insidiose della presidenza Zhang. Ogni riferimento al periodo della pandemia con il mancato pagamento di alcuni stipendi (poi regolarmente versati) come segnalato pubblicamente da Lele Oriali, è voluto. Ebbene: in quella occasione Marotta non si è sognato di fi rmare una intervista polemica nei confronti del suo azionista, anzi ha distribuito fi ducia e serenità all’esterno nonostante i mal di pancia avvertiti ad Appiano Gentile specie da Antonio Conte. Maldini, anche questa è storia, 4 giorni dopo aver vinto lo scudetto a Reggio Emilia, fi rmò una intervista velenosa contro Gazidis e la proprietà Elliott che non gli avevano ancora rinnovato il contratto (tra l’altro all’immediata vigilia di un passaggio di consegne al nuovo fondo di Cardinale). Altra ragione dettata dalle osservazioni di Maldini è quella riferita alla necessità della «gestione di una squadra». Lui e Massara erano presenti tutti i giorni a Milanello, viaggiavano con la squadra, ne conoscevano umori e dissapori. Dal giorno del loro congedo forzato, quel presidio è rimasto per un po’ occupato da Moncada e D’Ottavio e da qualche mese invece interpretato da Ibra che in questi giorni di grande contestazione popolare del tifo rossonero e di grande incertezza sul futuro tecnico si è messo a parlare attraverso le foto pubblicate sui suoi social (l’ultima recita così: «vision and mission»). Ecco: da oggi diventa Ibra il riferimento e l’eventuale bersaglio di Maldini. A giudicare dal carattere dello svedese, ci sarà da divertirsi!

Ibrahimovic-Boban-Maldini.jpg
Ma con chi pensano che abbiano a che fare?
Queste sono robe da primo 900. Ora siamo nel 2024 ed esiste il libero pensiero e l'informazione. Non esiste, invece, per alcuni, il concetto di dignità.
 
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kipstar

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non capisco il nesso. se qualcuno me lo spiega....

che ci entra Paolo con Zlatan....


imho.
 
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Ibrahimovic-Boban-Maldini.jpg

Come si permette questo manigoldo di paragonare il Guercio e Maldini, oltretutto additando Paolo di essere una specie di scontento cronico che è solo capace di puntare i piedi e lamentarsi?

Lo sappiamo tutti che dopo lo scudetto voleva più autonomia e più qualità nella rosa... Col senno di poi, ci vuole coraggio a dire che si sbagliasse.
 
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Ibrahimovic-Boban-Maldini.jpg
Ormai l'AC Milan con tutti i personaggi che gli gravitano intorno è un circo, un circo di soli pagliacci truffaldini, di animali feroci non ce ne sono (proprietari, quelli veri, esclusi)
 
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Stavolta l’ha fatta fuori dal vaso…

Non vedo il senso di creare un dualismo tra Maldini ed Ibrahimovic, già siamo in una situazione tragicomica, poi qua c’è pure chi butta benzina sul fuoco e trova appagamento nel caricare di negatività l’ambiente, come se gli insuccessi degli altri fossero i suoi successi.
 

Goro

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Stavolta l’ha fatta fuori dal vaso…

Non vedo il senso di creare un dualismo tra Maldini ed Ibrahimovic, già siamo in una situazione tragicomica, poi qua c’è pure chi butta benzina sul fuoco e trova appagamento nel caricare di negatività l’ambiente, come se gli insuccessi degli altri fossero i suoi successi.

Infatti non ci può essere nessun dualismo tra uno che è stato un campione mentre l'altro è per sempre una leggenda del calcio
 
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