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Scholz rilascia un'intervista esclusiva a Dir Spiegel, di cui è uscita un'anticipazione:
"Sto facendo di tutto per evitare una escalation con la Nato e gli USA che possa condurre a una terza guerra mondiale. Ci smarchiamo da questo approccio.
Non ci dev’essere una guerra nucleare. È molto importante valutare ogni passaggio con molta attenzione e coordinarci strettamente l’uno con l’altro perché le conseguenze di un singolo errore sarebbero drammatiche.
"In futuro mi pentirò di non avere fornito armi pesanti all'Ucraina? Non si può agire in modo responsabile senza darsi la possibilità di cambiare idea col senno di poi. Però io devo agire adesso. E le mie azioni si basano sui miei principi.
I principi non cambiano: affrontiamo la terribile sofferenza che la Russia sta causando in Ucraina con tutti i mezzi a nostra disposizione, senza creare un’escalation incontrollabile che scateni una sofferenza incommensurabile in tutto il continente, forse anche nel mondo.
Putin reagirà con una bomba atomica alla consegna di armi? Non arriveremo da nessuna parte con queste semplificazioni. La situazione va costantemente rivalutata, con i nostri partner. E le decisioni vanno prese in comune."
Macron risponde sulla stessa lunghezza d'onda:
"O Putin proviamo a convincerlo noi, o lo faranno gli altri paesi non europei. Saranno gli altri paesi come la Cina a decidere come arrivare alla pace in Europa.
Diamo le armi all'Ucraina, ma c'è un limite da non oltrepassare. Una linea rossa che io non voglio superare. Non entrare nella cobelligeranza.
C'è il rischio di escalation orizzontale, non solo di escalation singola di Putin.
Bisogna parlare ai nostri partner, nel Golfo, in India, in Cina, per evitare una frattura del mondo.
Un giorno ci sarà un cessate il fuoco. Ci saranno potenze garanti, e noi saremo tra loro. Lo dico con molta gravità e, oserei dire, con una forma di peso etico, ma se per stanchezza scegliamo di non parlargli più, allora lasciamo la responsabilità di parlare con Vladimir Putin al presidente turco, al primo ministro indiano, al presidente cinese. E decidiamo che saranno i non europei a costruire la pace in Europa, il giorno dopo. Dunque, anche se è molto duro, anche se è talvolta inefficace, bisogna insistere sul dialogo con il Cremlino."
"Sto facendo di tutto per evitare una escalation con la Nato e gli USA che possa condurre a una terza guerra mondiale. Ci smarchiamo da questo approccio.
Non ci dev’essere una guerra nucleare. È molto importante valutare ogni passaggio con molta attenzione e coordinarci strettamente l’uno con l’altro perché le conseguenze di un singolo errore sarebbero drammatiche.
"In futuro mi pentirò di non avere fornito armi pesanti all'Ucraina? Non si può agire in modo responsabile senza darsi la possibilità di cambiare idea col senno di poi. Però io devo agire adesso. E le mie azioni si basano sui miei principi.
I principi non cambiano: affrontiamo la terribile sofferenza che la Russia sta causando in Ucraina con tutti i mezzi a nostra disposizione, senza creare un’escalation incontrollabile che scateni una sofferenza incommensurabile in tutto il continente, forse anche nel mondo.
Putin reagirà con una bomba atomica alla consegna di armi? Non arriveremo da nessuna parte con queste semplificazioni. La situazione va costantemente rivalutata, con i nostri partner. E le decisioni vanno prese in comune."
Macron risponde sulla stessa lunghezza d'onda:
"O Putin proviamo a convincerlo noi, o lo faranno gli altri paesi non europei. Saranno gli altri paesi come la Cina a decidere come arrivare alla pace in Europa.
Diamo le armi all'Ucraina, ma c'è un limite da non oltrepassare. Una linea rossa che io non voglio superare. Non entrare nella cobelligeranza.
C'è il rischio di escalation orizzontale, non solo di escalation singola di Putin.
Bisogna parlare ai nostri partner, nel Golfo, in India, in Cina, per evitare una frattura del mondo.
Un giorno ci sarà un cessate il fuoco. Ci saranno potenze garanti, e noi saremo tra loro. Lo dico con molta gravità e, oserei dire, con una forma di peso etico, ma se per stanchezza scegliamo di non parlargli più, allora lasciamo la responsabilità di parlare con Vladimir Putin al presidente turco, al primo ministro indiano, al presidente cinese. E decidiamo che saranno i non europei a costruire la pace in Europa, il giorno dopo. Dunque, anche se è molto duro, anche se è talvolta inefficace, bisogna insistere sul dialogo con il Cremlino."
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