Perfetto. Eravamo partiti bene e ora ci siamo bloccati al più classico dei mercati da “vorrei ma non posso”, che è la cosa peggiore e più umiliante. Almeno avessimo fatto un mercato low cost ma mettendo tutte le pedine al posto giusto, invece stiamo facendo un mercato che era partito bene e adesso non abbiamo manco i soldi per completarlo. Come un poveraccio cassaintegrato che si prende a noleggio un Ferrari per poi rimanere a piedi e non avere i soldi per metterci la benzina per riportarlo dove lo ha noleggiato. Che brutta cosa la nobiltà decaduta.
Non ho detto che non ne abbiano messi in senso assoluto, di soldi, ho detto che non ne stanno mettendo abbastanza, e quindi ci troviamo con le pezze al **** come sempre. Sarebbero bastati, lo ripeto, i soldi che l’FPF ammette lecitamente tramite sponsorizzazioni (se non sbaglio si può sponsorizzare un equivalente del 30% del fatturato) per fare un mercato tale da poter staccare le altre per la corsa al quarto posto.
Il problema, da capo, è che gli strozzini non ragionano così, loro spendono solo ciò che calcolano possa dare un ritorno, o nel peggiore dei casi un rientro, sicuro al 100%. A fondo perduto, anche solo potenziale (del tipo “c’è una possibilità del 3% di non rientrare”), non mettono nemmeno i soldi per mangiarti una Pizza sui Navigli.
Io so solo che loro i soldi nell’Inda ce li pompano, e di brutto. O credete che siano arrivati a fatturare quasi 400 milioni di euro solo perché sono tornati in Champions?
Eh no, già prima di tornare in Champions fatturavano un fracco di soldi più di noi. Per dire, già a Ottobre 2017, reduci da un settimo posto e senza nemmeno l’Europa League, e senza qualificarsi in Champions dal 2010/2011, fatturavano 318 milioni di euro, tra plusvalenze gonfiate e sponsorizzazioni più o meno lecite.
Perciò chi vuole sputare su Suning lo faccia, io dico: avercelo!
Almeno tratta l’Inter come un club che deve tornare in alto, non come un club che se arriva quarto va bene e se veleggia a metà classifica va bene uguale. Che poi è il motivo per il quale Gonde è andato da loro, l’ambizione, poi magari fallirà ma perdere tentando di vincere è un conto, non poter nemmeno pensare di tentare di vincere, come noi, è ben diverso.
Gli interisti almeno hanno qualche ragione per sognare sotto l’ombrellone, noi manco quella, ci hanno tolto tutto negli ultimi sette anni, anche la possibilità di sognare e poi essere delusi, oltre che le vittorie. Oltre naturalmente all’umiliazione di arrivare sistematicamente (tranne rarissimi casi come il 2016/2017) dietro all’Inda, la seconda squadra di Milano che senza Herrera e le pastiglie del medesimo + i Rolex dati agli arbitri avrebbe due CL in meno, nonché perdere altrettanto sistematicamente quasi tutti i derby.
Giusto per dire, queste sono le statistiche dei derby dall’Estate 2012 (quella dell’Armageddon rossonero, nella quale il Milan finì per essere rimpiazzato dalla sua sghignazzante e sfigurata caricatura) in poi, Coppa Italia compresa: 15 derby giocati, 3 derby vinti, 6 pareggiati, 6 persi. Ma stiamo scherzando?
Io a farmi sodomizzare costantemente da quei pezzi di sterco non ci sto.
Come non ci sto ad arrivare costantemente dietro di loro (per tacere di tutte le umiliazioni incassate contro i ladri di Torino).
Il problema nostro è questo, e lo è fin dagli ultimi anni della vecchia proprietà: essere in mano a gente a cui di vincere interessa nella stessa misura alla quale a Cassano interessa informarsi sulle abitudini alimentari degli aborigeni australiani. Non interessava vincere all’ultimo Berlusconi come non interessa ad Elliot, il resto viene di conseguenza. Già è difficile vincere in mano a gente ambiziosa figuriamoci in mano a gente a cui delle sorti sportive del Milan interessa meno di zero.
E infatti in ogni periodo della nostra storia, anche pre-Berlusconi, in cui abbiamo vinto, lo abbiamo fatto con gente con soldi, potente, e determinata a metterli a disposizione del Milan affinché vincesse.