Donnarumma: insulti da ex. Lui se ne infishia.

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Tuttosport in edicola: il perdono è ancora lontano. Non importa quanto Gigio Donnarumma, pure nella conferenza stampa della vigilia, abbia detto di ricordare con affetto il periodo in rossonero, di aver mantenuto i contatti con alcuni ex compagni, di quanto gli dispiacciano le critiche dei tifosi, «Perché io al Milan ho dato tutto». L’addio è stato uno di quelli che brucia, tanto. Perché se per il portiere del Psg il Milan è sempre un po’ casa e ci ha lasciato (sempre parole sue) un pezzo di cuore, per i tifosi rossoneri Donnarumma era il pupillo di casa, un figlioccio. Che poi, però, ha scelto di lasciare quella casa in cui era così amato e coccolato. Sedotto dalle luci di Parigi e da quelle delle stelle del Psg. Anche se sotto la Tour Eiffel non l’hanno mai coccolato tanto. Storia passata, per Donnarumma. Non per i tifosi del Milan, arrivati al Parco dei Principi con le ugole calde per esplicitare il proprio risentimento nei confronti che colui che avevano incitato come un eroe. Quando Gigio è entrato sul campo per il riscaldamento, l’orologio dell’impianto parigino segnava le 20.18. Il portiere ha salutato lo stadio, non il settore ospiti alla sua destra. Quello non l’ha nemmeno degnato di uno sguardo. Peccato che i tifosi milanisti, invece, il mirino su Donnarumma lo abbiano tenuto puntato e abbiano iniziato la sequela di cori nel momento stesso in cui il giocatore entrava in campo. «Figlio di…», poi «Infame, infame», poi «pezzo di…» e ancora «figlio di…». Il collettivo Ultras Paris, invece, ha fatto il controcanto, nel vero senso della parola: cori per Donnarumma, per sostenerlo. Per evitare l’insorgere di problemi, gli steward hanno creato un cuscinetto tra le due tifoserie prima dell’inizio del match. Con la Curva del Psg che ha dedicato una coreografia non proprio felice alla sfida: un Jean Paul Belmondo a revolver spianato, col mirino puntato e pronto a sparare e un diavolo con un bersaglio addosso dall’altra parte dello stadio pronto ad essere crivellato di colpi - ‘Ce l’ho nel mirino come Belmondo’, diceva lo striscione, citando una hit del 2018 del rapper di Saint-Denis Timal. Se voleva essere una coreografia ironica, c’è ben poco da ridere. A proposito dei tifosi francesi: a metà primo tempo c’è stato pure un invasore di campo che ha pensato bene di farsi tutto il terreno di gioco per andare ad abbracciare Mbappé (e quando poi gli steward hanno abbracciato lui sono stati meno affettuosi dell’attaccante del Psg…). In compenso, a Donnarumma per questa volta è andata piuttosto bene: niente lavoro extra per lui nella serata. Non ha dato dispiaceri alla sua vecchia squadra con miracoli ben distribuiti, anche perché gli attaccanti milanisti non sono stati particolarmente pericolosi. Lui, attento e con le emozioni fuori dalla gara, invece. Come aveva promesso. Qualche applauso convinto da parte della sua tifoseria, che lo ha appoggiato e sostenuto per tutto il tempo. La serata, per lui, come per tutto il Paris, è andata nel migliore dei modi. L’incognita, semmai, a questo punto è capire se anche quando si metterà i guantoni per parare nella vecchia porta che difendeva a San Siro, l’antifona sarà la stessa. La nostalgia a Milano potrebbe farsi sentire di più - così come rischiano di essere ancor più cruenti i fischi e i cori al suo indirizzo da parte dei tifosi di casa. E di certo, dopo la vittoria ottenuta nella gara di andata di ieri, il rischio è che Donnarumma e il Psg a Milano, mettano fine ai sogni europei del Milan.
 

evideon

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Non è Donnarumma che mette fine ai sogni europei del Milan.
I sogni il Milan lo ha cancellato da solo.
Una squadra che in Europa non segna da 5 partite consecutive NON merita di far ancora parte di questa competizione.
 

hiei87

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Comunque ha sbagliato i modi, ma ha fatto benissimo ad andar via dal Milan per il Pag, e questo gliel'ho riconosciuto da giorno 1. Qui sarebbe ancora a lottare per il quarto posto.
 
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Comunque ha sbagliato i modi, ma ha fatto benissimo ad andar via dal Milan per il Pag, e questo gliel'ho riconosciuto da giorno 1. Qui sarebbe ancora a lottare per il quarto posto.
qui avrebbe vinto un campionato, tanto come la.
anzi no con lui non avremmo vinto.
 
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Tuttosport in edicola: il perdono è ancora lontano. Non importa quanto Gigio Donnarumma, pure nella conferenza stampa della vigilia, abbia detto di ricordare con affetto il periodo in rossonero, di aver mantenuto i contatti con alcuni ex compagni, di quanto gli dispiacciano le critiche dei tifosi, «Perché io al Milan ho dato tutto». L’addio è stato uno di quelli che brucia, tanto. Perché se per il portiere del Psg il Milan è sempre un po’ casa e ci ha lasciato (sempre parole sue) un pezzo di cuore, per i tifosi rossoneri Donnarumma era il pupillo di casa, un figlioccio. Che poi, però, ha scelto di lasciare quella casa in cui era così amato e coccolato. Sedotto dalle luci di Parigi e da quelle delle stelle del Psg. Anche se sotto la Tour Eiffel non l’hanno mai coccolato tanto. Storia passata, per Donnarumma. Non per i tifosi del Milan, arrivati al Parco dei Principi con le ugole calde per esplicitare il proprio risentimento nei confronti che colui che avevano incitato come un eroe. Quando Gigio è entrato sul campo per il riscaldamento, l’orologio dell’impianto parigino segnava le 20.18. Il portiere ha salutato lo stadio, non il settore ospiti alla sua destra. Quello non l’ha nemmeno degnato di uno sguardo. Peccato che i tifosi milanisti, invece, il mirino su Donnarumma lo abbiano tenuto puntato e abbiano iniziato la sequela di cori nel momento stesso in cui il giocatore entrava in campo. «Figlio di…», poi «Infame, infame», poi «pezzo di…» e ancora «figlio di…». Il collettivo Ultras Paris, invece, ha fatto il controcanto, nel vero senso della parola: cori per Donnarumma, per sostenerlo. Per evitare l’insorgere di problemi, gli steward hanno creato un cuscinetto tra le due tifoserie prima dell’inizio del match. Con la Curva del Psg che ha dedicato una coreografia non proprio felice alla sfida: un Jean Paul Belmondo a revolver spianato, col mirino puntato e pronto a sparare e un diavolo con un bersaglio addosso dall’altra parte dello stadio pronto ad essere crivellato di colpi - ‘Ce l’ho nel mirino come Belmondo’, diceva lo striscione, citando una hit del 2018 del rapper di Saint-Denis Timal. Se voleva essere una coreografia ironica, c’è ben poco da ridere. A proposito dei tifosi francesi: a metà primo tempo c’è stato pure un invasore di campo che ha pensato bene di farsi tutto il terreno di gioco per andare ad abbracciare Mbappé (e quando poi gli steward hanno abbracciato lui sono stati meno affettuosi dell’attaccante del Psg…). In compenso, a Donnarumma per questa volta è andata piuttosto bene: niente lavoro extra per lui nella serata. Non ha dato dispiaceri alla sua vecchia squadra con miracoli ben distribuiti, anche perché gli attaccanti milanisti non sono stati particolarmente pericolosi. Lui, attento e con le emozioni fuori dalla gara, invece. Come aveva promesso. Qualche applauso convinto da parte della sua tifoseria, che lo ha appoggiato e sostenuto per tutto il tempo. La serata, per lui, come per tutto il Paris, è andata nel migliore dei modi. L’incognita, semmai, a questo punto è capire se anche quando si metterà i guantoni per parare nella vecchia porta che difendeva a San Siro, l’antifona sarà la stessa. La nostalgia a Milano potrebbe farsi sentire di più - così come rischiano di essere ancor più cruenti i fischi e i cori al suo indirizzo da parte dei tifosi di casa. E di certo, dopo la vittoria ottenuta nella gara di andata di ieri, il rischio è che Donnarumma e il Psg a Milano, mettano fine ai sogni europei del Milan.
Ancora di questo uomo di m si parla?
Ma vadano a fare in mulo lui e il circo equestre al seguito.

Non ha lo spessore umano per giocare da noi , e ,siccome non è nemmeno un portiere, cosa altro resta??
 

Djici

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Tuttosport in edicola: il perdono è ancora lontano. Non importa quanto Gigio Donnarumma, pure nella conferenza stampa della vigilia, abbia detto di ricordare con affetto il periodo in rossonero, di aver mantenuto i contatti con alcuni ex compagni, di quanto gli dispiacciano le critiche dei tifosi, «Perché io al Milan ho dato tutto». L’addio è stato uno di quelli che brucia, tanto. Perché se per il portiere del Psg il Milan è sempre un po’ casa e ci ha lasciato (sempre parole sue) un pezzo di cuore, per i tifosi rossoneri Donnarumma era il pupillo di casa, un figlioccio. Che poi, però, ha scelto di lasciare quella casa in cui era così amato e coccolato. Sedotto dalle luci di Parigi e da quelle delle stelle del Psg. Anche se sotto la Tour Eiffel non l’hanno mai coccolato tanto. Storia passata, per Donnarumma. Non per i tifosi del Milan, arrivati al Parco dei Principi con le ugole calde per esplicitare il proprio risentimento nei confronti che colui che avevano incitato come un eroe. Quando Gigio è entrato sul campo per il riscaldamento, l’orologio dell’impianto parigino segnava le 20.18. Il portiere ha salutato lo stadio, non il settore ospiti alla sua destra. Quello non l’ha nemmeno degnato di uno sguardo. Peccato che i tifosi milanisti, invece, il mirino su Donnarumma lo abbiano tenuto puntato e abbiano iniziato la sequela di cori nel momento stesso in cui il giocatore entrava in campo. «Figlio di…», poi «Infame, infame», poi «pezzo di…» e ancora «figlio di…». Il collettivo Ultras Paris, invece, ha fatto il controcanto, nel vero senso della parola: cori per Donnarumma, per sostenerlo. Per evitare l’insorgere di problemi, gli steward hanno creato un cuscinetto tra le due tifoserie prima dell’inizio del match. Con la Curva del Psg che ha dedicato una coreografia non proprio felice alla sfida: un Jean Paul Belmondo a revolver spianato, col mirino puntato e pronto a sparare e un diavolo con un bersaglio addosso dall’altra parte dello stadio pronto ad essere crivellato di colpi - ‘Ce l’ho nel mirino come Belmondo’, diceva lo striscione, citando una hit del 2018 del rapper di Saint-Denis Timal. Se voleva essere una coreografia ironica, c’è ben poco da ridere. A proposito dei tifosi francesi: a metà primo tempo c’è stato pure un invasore di campo che ha pensato bene di farsi tutto il terreno di gioco per andare ad abbracciare Mbappé (e quando poi gli steward hanno abbracciato lui sono stati meno affettuosi dell’attaccante del Psg…). In compenso, a Donnarumma per questa volta è andata piuttosto bene: niente lavoro extra per lui nella serata. Non ha dato dispiaceri alla sua vecchia squadra con miracoli ben distribuiti, anche perché gli attaccanti milanisti non sono stati particolarmente pericolosi. Lui, attento e con le emozioni fuori dalla gara, invece. Come aveva promesso. Qualche applauso convinto da parte della sua tifoseria, che lo ha appoggiato e sostenuto per tutto il tempo. La serata, per lui, come per tutto il Paris, è andata nel migliore dei modi. L’incognita, semmai, a questo punto è capire se anche quando si metterà i guantoni per parare nella vecchia porta che difendeva a San Siro, l’antifona sarà la stessa. La nostalgia a Milano potrebbe farsi sentire di più - così come rischiano di essere ancor più cruenti i fischi e i cori al suo indirizzo da parte dei tifosi di casa. E di certo, dopo la vittoria ottenuta nella gara di andata di ieri, il rischio è che Donnarumma e il Psg a Milano, mettano fine ai sogni europei del Milan.
Ecco perché la sconfitta di ieri brucia ancora di più. Questo lo dovevamo distruggere in campo
 

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Mauricio

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Esatto, non lo avremmo vinto. A Parigi ne vincerà altri.
Ma più che altro vuoi mettere giocare con Messi, Mbappè e compagnia cantante e giocare coi nostri?
Per uscire poi agli ottavi come ogni anno? Wow, che upgrade di carriera.
 
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