Djerry
New member
- Registrato
- 25 Giugno 2015
- Messaggi
- 3,795
- Reaction score
- 286
Mi permetto di postare due stralci dal libro "Io, Ibra", sul dietro le quinte del suo passaggio dal Barca al Milan.
Credo che più di qualsiasi parere rendano l'idea di quanto Mino e Zlatan si esaltino ad inzozzare il loro gioco in questi momenti, rendendo del tutto imprevedibile la loro reale volontà: come potrebbe già esserci l'accordo col Milan, al tempo stesso potrebbe essere che il Milan sia un ponte per favorire le reali intenzioni di Ibra. Ma di sicuro il gatto e la volpe si stanno divertendo come dei matti ai danni prima di tutto del PSG.
Quando ci penso adesso, a posteriori, è abbastanza incredibile. A partire dal giorno in cui Guardiola mi aveva convocato e detto che avrei dovuto stare in panchina mettemmo in campo un gioco durissimo, e ovviamente ce ne accorgemmo subito: stavamo mettendo sotto scacco sia Guardiola sia la dirigenza. Secondo i nostri piani sarebbero stati sottoposti a una pressione psicologica tale da essere costretti a mollarmi per poco, e questo avrebbe creato anche i presupposti per un buon ingaggio altrove. Ci fu un incontro con Sandro Rosell, il nuovo presidente, e notammo subito che aveva le mani legate.
Uscimmo con il sorriso sulle labbra. «Real, Real» avevamo detto. Ma avevamo il Milan in ballo, e lavoravamo per loro. Se Rosell era disperato non era una buona cosa per il Barça, ma lo era per il Milan. Più Rosell era costretto a vendere, più sarebbe stato economico acquistarmi, e questo tornava a nostro vantaggio. Era un gioco che si svolgeva su piani diversi, uno alla luce e uno dietro le quinte, ma intanto era cominciato il countdown.
Credo che più di qualsiasi parere rendano l'idea di quanto Mino e Zlatan si esaltino ad inzozzare il loro gioco in questi momenti, rendendo del tutto imprevedibile la loro reale volontà: come potrebbe già esserci l'accordo col Milan, al tempo stesso potrebbe essere che il Milan sia un ponte per favorire le reali intenzioni di Ibra. Ma di sicuro il gatto e la volpe si stanno divertendo come dei matti ai danni prima di tutto del PSG.
Quando ci penso adesso, a posteriori, è abbastanza incredibile. A partire dal giorno in cui Guardiola mi aveva convocato e detto che avrei dovuto stare in panchina mettemmo in campo un gioco durissimo, e ovviamente ce ne accorgemmo subito: stavamo mettendo sotto scacco sia Guardiola sia la dirigenza. Secondo i nostri piani sarebbero stati sottoposti a una pressione psicologica tale da essere costretti a mollarmi per poco, e questo avrebbe creato anche i presupposti per un buon ingaggio altrove. Ci fu un incontro con Sandro Rosell, il nuovo presidente, e notammo subito che aveva le mani legate.
Uscimmo con il sorriso sulle labbra. «Real, Real» avevamo detto. Ma avevamo il Milan in ballo, e lavoravamo per loro. Se Rosell era disperato non era una buona cosa per il Barça, ma lo era per il Milan. Più Rosell era costretto a vendere, più sarebbe stato economico acquistarmi, e questo tornava a nostro vantaggio. Era un gioco che si svolgeva su piani diversi, uno alla luce e uno dietro le quinte, ma intanto era cominciato il countdown.