Se quanto scriveva tempo fa il Sole 24 Ore corrisponde a verità, Yonghong Li ha un capitale di circa mezzo miliardo di dollari a proprio nome (o a quello di tal Li Bingfeng, un alias che utilizzò forse, o a nome della moglie).
Sicuramente è un gambler del mondo degli affari, e per chi conosce un po' la cultura orientale sa che quello che qui sarebbe considerato "giocare d'azzardo" è quasi la prassi. È un'economia molto più aggressiva della nostra e anche il modo di fare buiness è del tutto diverso, più spregiudicato senza dubbio.
Però noi siamo una squadra italiana, europea e (giustamente, direi), la UEFA vuole vederci chiaro. Questo per dire che è ancora presto o comunque difficile dire se siamo in mano ad uno squattrinato prestanome, oppure ad un uomo d'affari che ha provato a fare il colpo grosso, fiutando un affare che nel giro di un paio d'anni potrebbe dargli un beneficio di quasi 200 milioni (con questa ipotesi troverebbe senso il rifiuto di cedere per non meno di 750 milioni).
Quello che ormai mi pare evidente è che il Milan in sé, viene trattato come un asset da comprare, rivalutare, rivendere. Non c'è passione sportiva o interesse sociale (lo strumento elettorale di Berlusconi, per dire) per far crescere la squadra in un'ottima di lungo periodo.