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Vi cito un passaggio di quell'articolo a cui mi riferivo.
Questa è la seconda cosa che hanno introdotto, oltre alla storia del "consenso continuato":
L’altro elemento è la vittimizzazione secondaria, ovvero la violenza ulteriore a cui la donna stuprata è sottoposta nel corso del processo, quando i difensori dell’imputato, nel tentativo di guadagnare un’assoluzione o una pena meno severa, cercano di ricostruire i fatti con domande che spesso posso sembrare insinuanti o aggressive, comunque dolorose per chi deve rispondere. Non è una quisquilia. Ma la soluzione è brutale: quelle domande gli avvocati non potranno porle più. Non si chiede una continenza verbale, confini più ristretti, una tutela più presente da parte del giudice. No, vietato indugiare su qualsiasi dettaglio. In estrema sintesi: non si può parlare di quello che è successo. E come si fa a tenere un dibattimento se non si può parlare di quello che è successo?
Traduzione facile facile: saranno gli imputati a dover dimostrare la loro innocenza, anziché gli inquirenti a dover dimostrare la loro colpevolezza. È il ribaltamento dell’onere della prova o, per essere più chiari, il ribaltamento della dottrina costituzionale secondo cui siamo tutti innocenti fino a prova contraria: ce ne saranno alcuni che, fino a prova contraria, saranno considerati colpevoli.
Sono un ragazzo, ho una moto e qualcuno me la ruba. Denuncio. Non dovrò mica dimostrare il mio dissenso: è evidente visto che ho subito un furto”. Esempio perfetto: non bisogna più che gli inquirenti dimostrino se il furto c’è stato o no. Il furto c’è, il ladro pure, se è in grado di scagionarsi bene altrimenti fatti suoi.
Questa è la seconda cosa che hanno introdotto, oltre alla storia del "consenso continuato":
L’altro elemento è la vittimizzazione secondaria, ovvero la violenza ulteriore a cui la donna stuprata è sottoposta nel corso del processo, quando i difensori dell’imputato, nel tentativo di guadagnare un’assoluzione o una pena meno severa, cercano di ricostruire i fatti con domande che spesso posso sembrare insinuanti o aggressive, comunque dolorose per chi deve rispondere. Non è una quisquilia. Ma la soluzione è brutale: quelle domande gli avvocati non potranno porle più. Non si chiede una continenza verbale, confini più ristretti, una tutela più presente da parte del giudice. No, vietato indugiare su qualsiasi dettaglio. In estrema sintesi: non si può parlare di quello che è successo. E come si fa a tenere un dibattimento se non si può parlare di quello che è successo?
Traduzione facile facile: saranno gli imputati a dover dimostrare la loro innocenza, anziché gli inquirenti a dover dimostrare la loro colpevolezza. È il ribaltamento dell’onere della prova o, per essere più chiari, il ribaltamento della dottrina costituzionale secondo cui siamo tutti innocenti fino a prova contraria: ce ne saranno alcuni che, fino a prova contraria, saranno considerati colpevoli.
Sono un ragazzo, ho una moto e qualcuno me la ruba. Denuncio. Non dovrò mica dimostrare il mio dissenso: è evidente visto che ho subito un furto”. Esempio perfetto: non bisogna più che gli inquirenti dimostrino se il furto c’è stato o no. Il furto c’è, il ladro pure, se è in grado di scagionarsi bene altrimenti fatti suoi.
