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In Cina continuano gli arresti a vescovi e preti cattolici.
Nel giorni scorsi il vescovo, alcuni sacerdoti e seminaristi della regione Xinxiang portati in un luogo sicuro dove potrebbero aver subito una sorta di lavaggio del cervello tramite sessioni politiche.
Mons. Giuseppe Zhang Weizhu di 63 anni è vescovo della diocesi di Xinxiang (Henan) dal 1991.
Egli è però riconosciuto dalla Santa Sede, ma non dal governo cinese e ciò lo rende un “criminale”.
Anche i sette sacerdoti arrestati sono “criminali” perché rifiutano di firmare l’adesione alla cosiddetta “Chiesa indipendente” e la sottomissione al Partito comunista cinese, come richiesto dai Nuovi regolamenti sulle attività religiose.
Fermati anche tredici seminaristi a cui è stato proibito di studiare teologia.
Potrebbe essere una risposta alla nomina di un gesuita come vescovo di Hong Kong da parte del Papa.
L'accordo prorogato lo scorso ottobre per altri due anni tra la Santa Sede e il governo cinese non ha modificato sostanzialmente la situazione, infatti i cattolici in Cina devono continuare sottomettersi al partito unico e possono operare solo in luoghi registrati sotto il controllo statale.
Il Papa viene considerato responsabile universale, tuttavia concretamente è sempre lo stato cinese a gestire e non c'è una dipendenza dal Vaticano.
Anzi pare siano aumentate anche le persecuzioni dopo l'accordo.
Il Papa prega:
"Vi invito ad accompagnare con la preghiera i fedeli cristiani in Cina, nostri carissimi e fratelli e sorelle che tengo nel profondo del mio cuore”
Ad Hong Kong criticato l'operato papale:
"I cattolici qui hanno bisogno di fatti concreti che manifestino veramente la preoccupazione che la Chiesa ha per la loro situazione, a partire dalla condivisione reale della loro sofferenza.
Se non si prende una posizione chiara e ferma sui principi chiave della giustizia, libertà di religione e rispetto dei diritti umani, soprattutto nei casi di evidente ingiustizia e oppressione, il rischio è che i cattolici cinesi si sentono abbandonati”.
Asia News
Nel giorni scorsi il vescovo, alcuni sacerdoti e seminaristi della regione Xinxiang portati in un luogo sicuro dove potrebbero aver subito una sorta di lavaggio del cervello tramite sessioni politiche.
Mons. Giuseppe Zhang Weizhu di 63 anni è vescovo della diocesi di Xinxiang (Henan) dal 1991.
Egli è però riconosciuto dalla Santa Sede, ma non dal governo cinese e ciò lo rende un “criminale”.
Anche i sette sacerdoti arrestati sono “criminali” perché rifiutano di firmare l’adesione alla cosiddetta “Chiesa indipendente” e la sottomissione al Partito comunista cinese, come richiesto dai Nuovi regolamenti sulle attività religiose.
Fermati anche tredici seminaristi a cui è stato proibito di studiare teologia.
Potrebbe essere una risposta alla nomina di un gesuita come vescovo di Hong Kong da parte del Papa.
L'accordo prorogato lo scorso ottobre per altri due anni tra la Santa Sede e il governo cinese non ha modificato sostanzialmente la situazione, infatti i cattolici in Cina devono continuare sottomettersi al partito unico e possono operare solo in luoghi registrati sotto il controllo statale.
Il Papa viene considerato responsabile universale, tuttavia concretamente è sempre lo stato cinese a gestire e non c'è una dipendenza dal Vaticano.
Anzi pare siano aumentate anche le persecuzioni dopo l'accordo.
Il Papa prega:
"Vi invito ad accompagnare con la preghiera i fedeli cristiani in Cina, nostri carissimi e fratelli e sorelle che tengo nel profondo del mio cuore”
Ad Hong Kong criticato l'operato papale:
"I cattolici qui hanno bisogno di fatti concreti che manifestino veramente la preoccupazione che la Chiesa ha per la loro situazione, a partire dalla condivisione reale della loro sofferenza.
Se non si prende una posizione chiara e ferma sui principi chiave della giustizia, libertà di religione e rispetto dei diritti umani, soprattutto nei casi di evidente ingiustizia e oppressione, il rischio è che i cattolici cinesi si sentono abbandonati”.
Asia News